Capitolo XI

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Isen russava come una locomotiva a vapore. Blyke aveva provato di tutto: a coprirlo con la coperta, con il cuscino, a rivoltarlo a faccia in giù, lo aveva perfino svegliato un paio di volte tempestandolo di urla furibonde. Come se non bastasse il russare parlava pure nel sonno. Blyke doveva tenere a freno gli istinti omicidi perché gli stava facendo passare la notte insonne e non era nemmeno la prima volta!

«Bella, bella Violet...» Biascicò Isen nel sonno con un sorriso idiota sul volto. Blyke strinse i denti e si coprì il volto con il cuscino premendoselo sulle orecchie.

«Fermi tutti! Quell'articolo è mio!» Gridò Isen agitando il braccio per aria prima che gli ricadesse a peso morto sul materasso. Spazientito Blyke gli lanciò contro il cuscino:

«La vuoi piantare cazzo? Non riesco a dormire se fai tutto questo casino!» Neanche a dirlo Isen non sentì assolutamente nulla. Blyke si riprese il cuscino e si ridistese sul materasso. Oltre alla confusione lo infastidiva anche il dover domire per terra. Naturalmente era grato all'amico per avergli dato un posto dove stare ma non gli andava proprio giù il fatto di essere stato estromesso dalla propria stanza in quel modo. Non era giusto!

Quando infine riuscì ad addormentarsi erano già le 4.00 del mattino. La sveglia suonò alle 7.00 esatte ma Blyke non la sentì e Isen fu costretto a scrollarlo forte perché si alzasse.

«Diamine amico, hai una faccia» Disse il ragazzo dai capelli arancioni guardandolo. Blyke gli lanciò un'occhiataccia.

«È tutta colpa tua e dei tuoi concerti».

«Concerti? Sei stato tu a svegliarmi due volte nel bel mezzo della notte. Se non riesci a dormire non devi mica tenere sveglio pure me» Fece Isen che comunque aveva il volto perfettamente riposato. Blyke si stropicciò gli occhi. Gli bruciavano da quanto sonno aveva.

«Russi e parli nel sonno» Borbottò con uno sbadiglio.

«Almeno io non sbavo. Puoi sempre andare nella stanza qua a fianco, sono sicuro che il mio coinquilino ti cederebbe perfino il suo letto».

«No grazie. Il tuo coinquilino puzza» Disse Blyke tetramente.

«Dovresti sentire com'è il bagno dopo che ci è andato».

Blyke lo fissò arcigno. Lo sapeva bene com'era il bagno, viveva lì con lui da più di un mese ormai! Una delle prime cose che aveva imparato era proprio quella di utilizzare il bagno prima che ci entrasse l'altro ragazzo, altrimenti doveva aspettare almeno un'ora perché l'odore se ne andasse. Lentamente cominciò a vestirsi. Isen fischiettò allegro mentre indossava la divisa scolastica di fronte allo specchio. Era di buon umore da quando aveva ottenuto un appuntamento con Violet Greengarden. Blyke aveva accettato di accompagnarlo solo perché Remi lo aveva fatto sentire in colpa.

«Torno nella mia stanza» Disse. Era a giorni che gli ronzava in testa quell'idea. Era stanco di dormire per terra, voleva un letto vero, rivoleva l'intera sua camera da letto con tutte le sue cose.

«Non sarà per via del bagno. Tanto quello si alza sempre dopo di noi» Disse Isen.

«No, non è per quello. Non voglio più farmi condizionare la vita da John» Disse Blyke scuro in volto. Si allacciò le scarpe stringendo il nodo talmente forte che sentì un leggero rumore di strappo. Isen si voltò.

«Stai scherzando, vero?» Chiese serio. Blyke era altrettano serio.

«No».

«Sei impazzito? Insomma, capisco che questa situazione ti infastidisca ma non puoi tornare là. Te ne sei andato tu, ricordi?» Isen sembrava quello pazzo per come agitava le braccia attorno a sé. Blyke sospirò.

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