Capitolo XXI

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Erano passati tre giorni da quello che era accaduto quella notte, null'altro era successo e le Autorità non si erano fatte vedere. Nemmeno ai notiziari avevano parlato di quello che era successo a Baxton e John aveva deciso di smetterla di preoccuparsi della questione almeno finché qualcuno non fosse venuto a fargli domande. Così aveva ricominciato con la solita rigida routine facendo in modo di tenersi occupato il più possibile con i compiti e lo sport. Continuava ad andare a correre la mattina presto anche se a Seraphina non piaceva, la ragazza lo pressava ogni giorno ma John si limitava a dirle che non aveva niente di cui preoccuparsi, che sicuramente Spectre non era interessato a uno come lui e che se fosse successo qualcosa sarebbe fuggito come aveva fatto lei quella volta. Naturalmente le sue rassicurazioni non funzionavano. John però aveva bisogno di correre, la mattina, al risveglio dei suoi incubi, più che mai. Era diventato vitale come respirare, bere e mangiare. Avrebbe potuto prometterle che avrebbe smesso di uscire di notte e poi farlo lo stesso ma John non voleva più mentirle. Preferiva ascoltare i suoi rimbrotti a ogni ora del giorno. A parte questo tutto procedeva molto tranquillamente e i suoi voti si stavano lentamente alzando. Adesso non aveva più buche e contava di continuare così fino alla fine dell'anno. Continuava a muoversi per i corridoi evitando gli studenti – o forse erano gli studenti che evitavano lui – aveva fatto le sue scuse anche a Cecile che le aveva accolte con aria molto accigliata e perfino al tizio che una volta aveva massacrato sul tetto della scuola. Riguardo il ragazzo, John non era nemmeno sicuro che avesse capito cosa gli aveva detto perché aveva annuito pallido e poi era schizzato via come un proiettile sparato a tutta velocità. John continuava a passare molte ore in dormitorio ascoltando musica o studiando e naturalmente aiutava ancora Seraphina nella sua ricerca della "spia" di Spectre, altra cosa che John pensava non dovesse riguardarli affatto e che avrebbe portato loro solo guai sicuri. Su quel versante però non avevano avuto molta fortuna e la spia rimaneva ancora un mistero.

Il cellulare squillò e John staccò le cuffiette prima di rispondere.

«Come va figliolo?».

«Al solito. Non ho più nessuna insufficienza» Disse John. Si sentiva un po' in colpa nei suoi confronti perché lo stava tenendo all'oscuro di parecchie cose tra lo scontro con Ember e ciò che riguardava Spectre. Suo padre avrebbe voluto saperlo ma John non voleva farlo preoccupare, sapeva che si sarebbe precipitato lì con il primo volo e sarebbe andato diritto dal Preside garantendogli un'altra sospensione.

«Bravo! Sono molto fiero di te ma non studiare troppo, mi raccomando» Probabilmente suo padre era l'unico genitore al mondo che gli faceva quel genere di raccomandazioni. John si picchiettò la gomma della matita sul mento.

«Non c'è pericolo che accada. Ehi, dopodomani hai la presentazione, vero?» Ricordò.

«Sì, tu vuoi ancora venire?»

John pensò che avrebbe saltato tutte le lezioni della mattinata ma se aveva la giustificazione di suo padre non sarebbe stato un problema. E poi non era più a rischio bocciatura adesso che aveva recuperato le materie.

«Sì, vengo, poi magari ci andiamo a mangiare qualcosa fuori».

«Ottimo. Ti passo a prendere a scuola?».

«Non serve, ti raggiungerò io se mi mandi l'indirizzo del posto» Disse John sentendosi particolarmente allegro. Della presentazione non gli importava nulla, sarebbe stata come al solito lunga e noiosa ma non vedeva l'ora di vedere suo padre e passare un po' di tempo insieme lontano dalla scuola e i suoi studenti. John riportò l'indirizzo su un post-it che appiccicò sul muro sopra la scrivania.

«Ci sarà anche il tuo editore?» Chiese poi.

«Sì, ovvio, lui e uno dei suoi assistenti. Perché?» Perché John sperava di poter passare del tempo insieme da soli, senza terzi e quarti incomodi che gli rovinavano le cose.

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