Capitolo XV

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Aveva appena ricevuto una richiesta per un altra guerra per il territorio. Solo la scorsa settimana Remi e Cecile avevano sconfitto la scuola rivale, John non trovava normale che si accumulassero così tanti scontri in così poco tempo. Normalmente potevano passare anche mesi tra una disputa e un'altra. Poco male, lui comunque non doveva fare niente se non presenziare allo scontro. Se le altre scuole speravano di vedere il nuovo Re di Wellston in azione potevano anche attendere invano. E Remi era abbastanza forte da vincere gli scontri e mantenere il primato della scuola. John chiuse l'email. Era comunque una seccatura anche solo dover prendere il treno e andare fino laggiù per fare presenza.

«Hai trovato qualcosa?» Gli chiese Seraphina dal suo letto vedendo che aveva smesso di lavorare. Quando John si era offerto di aiutarla a esaminare tutte le schede degli studenti non si aspettava che lo avrebbe costretto a lavorare per ore di fila senza una pausa.

«No» Avevano deciso di cominciare con i membri del Rifugio e segnare i nomi di coloro che possedevano abilità particolarmente utili per una spia. Poi Seraphina avrebbe indagato facendo ai ragazzi qualche domanda per sondare il terreno.

«Oh, guarda qua!» Esclamò lei d'un tratto. John, lieto di poter spostare gli occhi dallo schermo del computer si voltò sulla sedia. «Questo ragazzo possiede un'abilità di lettura di pensiero, è un 2.1 perciò non è molto elevata ma se tu la copiassi potresti scoprire se qualcuno nasconde qualcosa. Io rapirò gli studenti e tu li interrogherai!» John capì che era stanca anche lei. Aveva decisamente bisogno di prendersi una pausa.

«Sera, ti ricordi che non posso copiare le abilità mentali?» Le disse. Seraphina chiuse gli occhi poggiando la testa contro la parete dietro la testata del letto.

«È vero. Cavolo, non so più nemmeno quello che dico».

«Prendiamoci una pausa, sei piuttosto tesa».

«Non posso. Almeno finché non scopriremo qualcosa. No, non se ne parla».

John le si avvicinò e delicatamente le chiuse il portatile. Seraphina lo guardò storto.

«Sei uno scansafatiche».

«Parli di rapire e interrogare gli studenti, sono solo preoccupato per te. Una pausa ti ristorerà, vai a farti un giro. Continuerò io per oggi».

«Pensavo che volessi una pausa anche tu» L'avrebbe fatta non appena fosse uscita dalla sua stanza, certo.

«Posso continuare ma tu ci sei su da troppo tempo. Vai al Rifugio o fatti un giro in cortile».

«No ma se vai a prendermi una brioches al bar poi potrei ripensare alla questione della pausa» Disse Seraphina con un sorriso furbo. John si accigliò. Stava solo cercando di approfittarsi di lui. Acconsentì solo con la promessa che dopo si sarebbe veramente presa una pausa per il resto della giornata. Prima di uscire prese, come al solito, le cuffie. Controllò l'orologio sul telefono. A quell'ora il bar della scuola era sicuramente affollato. Una smorfia gli piegò le labbra. Doveva solo prendere una cazzo di brioches e tornarsene al dormitorio, non era così difficile. O forse sì. Solo attraversare i corridoi affollati di studenti gli fece venire voglia di tornare indietro. Una volta passare in questo modo in mezzo alle persone significava essere preso di mira da qualche stupido bullo, essere pestato e deriso e poi finire in infermeria con un braccio o qualche costola rotti. Era meglio quella volta però. Adesso, come venne notato, gli studenti tacquero, evitarono di incrociare il suo sguardo, si appiattirono lungo le pareti camminando a testa bassa, pregando di non suscitare la sua ira. John lo odiò. Era esattamente come a New Bostin, era esattamente quello che aveva cercato disperatamente di evitare. Da fuori però John non sembrava angosciato. La sua espressione fredda e impenetrabile nascondeva l'angoscia che provava nel profondo. Svoltò l'angolo e il sovraffollamento diminuì fino a che il corridoio non fu totalmente vuoto. Era la strada più lunga per raggiungere il bar quella ma la migliore per evitare di incrociare troppe persone. La voce di Wennato lo accompagnò sulle note di una canzone che parlava di guerra.

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