Correre era diventato una specie di salvavita. Allontanarsi da scuola per un'ora o più rappresentava una boccata d'aria fresca irrinunciabile durante la giornata tant'è che aveva iniziato a farlo più volte al giorno. Spesso due volte, anche tre. Quanto più correva tanto più sentiva il bisogno di farlo. Aveva bisogno di essere stanco fisicamente per riuscire a dormire la notte e anche così era difficile. La suoneria del cellulare interruppe la musica. John si fermò e staccò le cuffiette dal telefono. Sullo schermo luminoso il nome "papà" esigeva che rispondesse.
«Ehi, dimmi» Suo padre lo chiamava quasi ogni giorno. John non sapeva se fosse preoccupato che combinasse altri guai o semplicemente voleva sapere come andassero le cose per lui. Ad ogni modo non gli dispiaceva scambiare quattro chiacchiere.
«Ciao, hai il fiatone o sbaglio?».
«Stavo facendo una corsa» Spiegò John riprendendo a camminare.
«Possibile che corri sempre quando ti chiamo? Non starai esagerando con gli allenamenti spero...».
«Figurati, mi tengo solo in forma» Disse John pensando che era stato proprio lui a iniziarlo all'attività fisica. Suo padre gli aveva raccontato che da giovane correva quanto lui.
«Bene. Come vanno le cose? Pensavo di venirti a trovare il prossimo mese».
«Pa', va tutto bene, non serve che fai tutta quella strada per niente» Disse John. Sì, era davvero preoccupato che potesse prendere di nuovo a pugni la gente.Un po' come tutti del resto. John aveva la sensazione che chiunque non si aspettasse altro da lui. Naturalmente avevano i loro buoni motivi per questo.
«Dovrò venire comunque per l'uscita del mio nuovo libro. Il mio editore ha deciso di fare una presentazione in una città lì vicino. Wellston è di passaggio» Spiegò William.
«Oh, capisco. Se non ho lezione potrei venire anche io».
«Ma tu odi venire alle mie presentazioni. Dici sempre che ti annoi perché non hai niente da fare».
«Non è vero. E poi pensavo che volessi vedermi» Erano davvero noiose quel tipo di presentazioni, finiva sempre che John doveva aspettare seduto in disparte a trattenere gli sbadigli mentre suo padre firmava le copie del suo libro. Una vera noia. Al momento però ogni occasione era buona per allontanarsi da Wellston.
«Puoi chiedere anche a Seraphina se le fa piacere» Disse suo padre.
«Sì, lo farò» Rispose John anche se non era affatto sicuro che lo avrebbe fatto. Era ancora troppo strano comportarsi come se non fosse accaduto niente, anche se l'amica faceva del suo meglio per non ricordargli tutte le cazzate che aveva fatto. Chiacchierò con suo padre fino a che non arrivò ai cancelli della scuola, dopodiché si salutarono e John proseguì verso il dormitorio per farsi una doccia. Non aveva ancora visto Seraphina quel giorno. Il giorno prima era andata da sua sorella e gli aveva scritto quando era tornata a scuola alle 20.00 di sera. La conversazione era andata più o meno così:
"Ehi, sono tornata".
"Ok. È andato tutto bene?".
"Sì. Sei libero adesso?".
"Devo finire dei compiti. Meglio domani".
"Va bene".
In un tempo passato si sarebbe precipitato da lei per sapere tutto quello che era successo. Si sentiva in colpa nell'evitarla in quel modo e ogni giorno si riprometteva che si sarebbe comportato meglio ma finiva per dire e fare sempre le stesse cose. Era proprio un codardo. Fece una doccia veloce e si rivestì. Quando uscì dal bagno notò la ricerca su Mandrew Amarvell sulla scrivania. L'aveva finita qualche giorno prima ma doveva ancora restituire i libri.
STAI LEGGENDO
Unordinary - Le 7 leggende
FanfictionJohn torna a scuola dopo la sua sospensione, adesso tutti conoscono la sua vera identità e non c'è più modo di fingere di essere uno storpio indifeso. Lui è il più forte, il più brutale, il mostro che ha distrutto la gerarchia di Wellston e fatto a...