||la causa||

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Vedevo sempre più spesso Anna stare con quel nuovo gruppetto. La cosa non m'irratava,io e lei non siamo mai state legate per qualcosa,lei non ha mai dato niente a me ed io mai niente a lei,come ho già detto,stavo con lei solo per non sembrare la solita asociale durante quelle sei inutilissime ore.
Probabilmente lei la pensava in modo diverso,ma per me era così.
Non ho una grande esperienza,ma per quanto ne so e ho avuto modo di constatare,non bisogna fidarsi di nessuno.
Mai essere sinceri. Si sa,tutti se ne vanno,tutti tradiscono e se tu gliene dai la possibilità,dopo non devi lamentarti. Bisogna essere previdenti,per questo non mi attacco sentimentalmente a nessuno,so già cosa succede,vanno a sputtanarmi altrove,quindi,meglio evitare.
Passai avanti ed entrai in classe. È questo che voleva? Allora gliel'avrei dato.
Passai le lezioni e disegnarmi cacchiate sulle mani evitandola.
Oh cavolo,oggi saremmo andati in tribunale.
Volevo non tornarci più dopo l'ultima volta,ma arriva sempre quello che ti deve rovinare la vita.
Spero con tutta me stessa che l'amico di Zayn riesca ad aiutarci. Non posso andarmene,non posso lasciare tutti quanti,ormai sono loro la mia famiglia,anagraficamente e sentimentalmente. Solo di loro posso fidarmi,non posso e non devo perderli.
Papà mi ha promesso che non mi avrebbero mai portato via da lui,ma lui non può tutto...purtroppo.

***

La campanella dell'ultima ora era suonata e ora ero in macchina con papà mentre ci dirigevamo a casa.
Parcheggiò la macchina ed entrammo.
Presi Lilo in braccio e stetti seduta sul divano finchè papà non mi richiamò.
Si era cambiato. Aveva sostituito la maglietta bianca con una camicia nera come i jeans.
In casa dominava uno strano silenzio,probabilmente erano tutti preoccupati per come sarebbe andata a finire questa storia. Oggi,avrebbero deciso se sarei rimasta qui o andata in orfanotrofio.
Ho sentito parlare molto male di quegli assurdi posti.
Erano sporchi,avevano il bagno in comune,si mangiava malissimo e si viveva malissimo.
Pregavo Dio affinchè mi lasciasse con mio padre,per tutto il tragitto.
Prima di scendere dall'auto mi strinse forte a se,come se fosse l'ultima sua occasione per farlo,come se non cel'avessimo mai fatta.
L'aria all'interno del tetro edificio si faceva sempre più pesante e l'ipotesi di perdere la causa si faceva sempre più concreta.
Non parlavo,non riuscivo,se solo avessi detto una parola sarei scoppiata in lacrime e non volevo.
La tensione era troppa,l'aria ormai insopportabile che ci circondava si era fatta umida,afosa.
Aspettammo l'apertura dell'aula e ci imbucammo dentro,verso le prime file,dove trovammo Zayn ed il suo amico.
Continuavo a stare zitta,mi facevano domande ma non rispondevo,non ce la facevo.
Papà chiese qualcosa al brunetto in piedi accanto a Zayn e si passarono delle carte. Si guardarono e il tizio sembrava rassicurante,ma non abbastanza.
Iniziavo a non sentire più niente e mi fischiavano le orecchie. Le figure ai miei occhi si facevano sempre più appannate e le persone difronte a me iniziarono a sdoppiarsi.
Una fitta allucinante alle tempie e poi,niente,il vuoto più totale.
Le orecchie  non sentivano più,gli occhi vedevano,solo un enorme pannello nero mi copriva la vista e nessuna parte del corpo rispondeva più ai miei comandi.
Pensai per un momento di essere morta,ma esclusi l'ipotesi quando avvertii il tonfo che fece il mio corpo sbattendo sul pavimento dell'aula.
Ero a terra. Senza sentire niente ne nessuno. Completamente incosciente.

***

Riaprii lentamente gli occhi e le figure inizialmente appannate si miseto a fuoco appena tentai di sgranare gli occhi.
Una donna con vestita di grigio mi passò una mano davanti al volto per vedere se me ne accorgevo.
Una suora probabilmente.
Aspetta un secondo...le suore...un lettino in ferro...
Balzai in piedi e mi guardai attorno. L'orfanotrofio. Avevano perso la causa.
Il cuore smise di battere per qualche secondo. Aprivo la bocca per respirare,ma era come se avessi scordato come si faceva. All'interno non entrava niente.
Gridai più forte che potei e una marea di lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi rossi.
Ora ero imprigionata qui. Niente più ragazzi,musica,zia,Hellen,Lilo....persino Anna e le altre mi mancavano.
L'aria continuava a non entrare e gli occhi appannati dalle incessanti lacrime bruciavano come il fuoco.
Il nodo in gola mi impediva di respirare,non avevo forze,ero distrutta.
《Signorina,venga subito qui.》 Ordinò quella vecchia baldracca. 《TI ODIO,BASTA,LASCIAMI IN PACE. BRUTTA TROIA,ORA CHE MI AVETE PORTATO VIA DALLA MIA FAMIGLIA SIETE PIÙ CONTENTI?!》 Strepitai e la voce mi si spezzò sulle ultime parole.
La suora era ormai rossa dalla rabbia. Non se ne andava,allora decisi di farlo io.
Non sapevo dove andare,dov'ero e dov'ero diretta,ma ugualmente aprii la porta in legno scuro e corsi via,più forte che potevo,mentre le urla della donna continuavano a rincorrermi.
M'infilai nella prima stanzetta isolata che trovai e ne chiusi la porta a chiave.
Le lacrime continuavano a scendere imperterrite e tiravo sù con il naso mentre osservavo l'abitacolo.
Sarà stato uno sgabuzzino. Scope e prodotti per pulire ovunque.
Mi accasciai a terra e mi lasciai andare.
Non poteva essere vero. Desideravo soltando che papà venisse qui ad urlarmi nelle orecchie facendomi accorgere che stavo facendo solo un orribile sogno e che tra poco sarebbe suonata la campanella della prima ora a scuola.
Stringevo fra le mani le chiavi della porta,forse anche troppo forte e alcune goccioline di sangue iniziavano a zampillare dalla pelle.
Instintivamente,poggiai la parte seghettata della chiave sul polso sinistro e spinsi.
Ripetei l'azione più volte,in varie parti del'avambraccio,senza neanche rendermi conto di quello che stavo facendo.
La gola era fredda,perennemente intrappolata in quel nodo infernale. Gli occhi bruciavano sempre più ed il dolore del braccio non lo sentivo nemmeno. Era come se lo stessero facendo ad un'altra persona.
Per la seconda volta in una giornata,non sentivo il mio corpo e non mi sentivo padrona di me stessa.
Mi facevano tutti schifo e affogavo la mia rabbia e la tristezza sul mio braccio,ormai completamente insanguinato.
I tagli iniziavo a brucicchiare,ma niente in confronto a quello che avevo in gola,al petto e agli occhi.
Mi salì su qualcosa,come se stessi per vomitare. Ebbi almeno la prontezza di tirare la testa indietro cercando di rimandare giù tutto,ma non riuscivo.
Nausea,respiro affannato,occhi appannati e gambe inesistenti.
Mi sentivo morire. Io non potevo resistere.
La lucidità mentale era andata a stra farsi benedire,mentre la mano destra si muoveva in forma autonoma sul mio braccio sinistro,da cui sgorgavano flotti di sangue inimmaginabili.
Mi sentivo malissimo.
Se fossi stata una che s'impressionava alla vista del sangue,lì dentro sarei morta.

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