Fine Line

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Eravamo appena atterrati a Londra. Con noi c'era anche Eleanor che sarebbe rimasta li con Karen per un po'. 

Freddie accanto a me saltellava felice cantando una canzoncina probabilmente sentita in qualche cartone animato mentre stringeva la mia mano. 

«Dove ha detto che ci aspetta?» Chiese la ragazza accanto a me anche lei impaziente di rivedere la sua amica. 

«Dovrebbe essere già qui fuori dall'aeroporto.» E infatti attraversata la grande sala d'arrivo e le porte principali accanto a una macchina posteggiata in doppia fila c'era Karen con una sigaretta in mano e dei grandi occhiali da sole sul naso. 

Sembrava persa nei suoi pensieri, fisicamente li ma da un'altra parte con la testa. 

Non appena mio figlio la vide si mise a correre verso di lei che accorgendosi del nostro arrivo butto la cicca e indossò un caloroso sorriso. 

Vedere la mia migliore amica che abbracciava mio figlio di nuovo mi riempì di gioia il cuore. Rimasero stretti l'uno all'altro per alcuni minuti mentre il bambino le lasciava piccoli baci sulle guance. 

Quando ci degnarono di uno sguardo Freddie decise di farsi mettere giù ma non fui abbastanza veloce che Eleanor si era già fiondata su di lei dicendole quanto le fosse mancata e di come avrebbero avuto modo di recuperare tutte quelle settimane o per meglio dire quell'intero mese che ormai era trascorso dalla sua partenza. 

Dato che le due donne non avevano tempo per me decisi di mandare un messaggio a Harry per avvisare che eravamo arrivati sani e salvi. 

«Allora Lou!» Sobbalzai per lo spavento quando sentii quella voce arrivare da dietro e mi voltai abbracciando finalmente Karen.

«Dio scricciolo mi sei mancata così tanto, come stai? E questi capelli?» Effettivamente non avevo ancora notato che la sua chioma bruna non c'era più, ora un color caramello sostituiva il marrone scurissimo di prima. 

Lei sorrise imbarazzata arrotolando una ciocca su un dito. 

«Un piccolo cambiamento, volevo farlo da un po'.» Sorrisi anche io, era bello vederla serena, non felice certo, ma meglio di niente. 

«Come stai?» Le rifeci quella domanda non riuscendo più a tenermela dentro, sospirò quasi affranta e alzò le spalle.

«Sto. Ne bene ne male.» La strinsi di nuovo a me per confortarla.

«Stanotte poi parliamo, ora pensiamo a goderci la giornata che il signorino qui non vedeva l'ora di stare con te.»

Non ci volle dire dove abitava in quel momento, per quei due giorni sarebbe stata in hotel con noi e poi quando sarebbero rimaste lei ed Eleanor avrebbero trovato una sistemazione. 

L'unica cosa che sapevamo era che stava dalla sua migliore amica, informazione inutile dato che Londra era enorme. 

La giornata era trascorsa tranquilla, ogni tanto mi accorgevo che mentre mio figlio parlava lei iniziava a fissare il vuoto per sfuggire a qualche ricordo di New York ma non dissi nulla almeno non subito. 

La sera arrivò in fretta e dopo un giro sul London Eye e un panino mangiato al volo rientrammo in albergo con Freddie già addormentato tra le mie braccia. 

Anche Eleanor parecchio stanca decise di andare a dormire subito con il bambino e in pochi secondi rimanemmo io e lei da soli, uno davanti all'altro in silenzio. 

Sapeva che era arrivato il momento di parlare e non mi sembrava la persona più felice del mondo per questo. 

«Allora.» Iniziai.

All for you  ||Z.M|| (Wattys 2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora