Ready to Run

282 22 6
                                    

Era passata più di una settimana dal mio ritorno in patria con Ben che si era ambientato completamente e aveva stretto un accordo con mia madre: una specie di scambio culturale, infatti lei gli insegnava le basi dell'italiano mentre lui dal canto suo essendo un ottimo cuoco le svelava tutti i trucchetti della cucina americana.

Io avevo recuperato un po' del tempo perso con la mia migliore amica, con la quale stavo ragionando su cosa avrei dovuto fare ora che avevo perso la mia opportunità.

«Secondo me dovresti prenderti un anno sabbatico, dedicati a te stessa per un po' di tempo, è dalla terza superiore che studi senza sosta...»

Non la lasciai nemmeno concludere.

«Già è dalla terza superiore che mi dedico alla fotografia e guarda a cosa a portato, solo una grande delusione e di conseguenza tanto tempo perso!»

Tutte le lacrime che avevo trattenuto in quei giorni iniziarono a scorrere sul mio viso ma questa volta per tutto lo stress che avevo accumulato, mi ero tenuta tutto dentro e non avevo ancora detto ai miei il perché del mio improvviso ritorno.

«Non è stato tempo perso, su tesoro riuscirai a trovare un'altra occasione ne sono certa!»

Risi a sentire quel soprannome. «Solo Ben mi chiama così, magari lasciamo a lui questo soprannome eh Sop?»

I suoi occhi si trasformarono subito in due cuoricini.

«Allora c'è del tenero! Raccontami tutto, subito!» Disse iniziando a battere le mani.

Eccone un'altra che non aveva ancora capito, insomma non era evidente?

«Non ti esaltare siamo solo amici!» Lei rise.

«Vuoi dirmi che non ci sei andata a letto nemmeno una volta? Andiamo ma lo hai visto è di una bellezza sena uguali, e i suoi pettorali dio non oso immaginarli!»

«Attenta amica sei fidanzata, e poi no non ci sono andata a letto.»

«Non ci credo sei davvero cambiata, la vecchia te non si sarebbe lasciata sfuggire un occasione del genere!»

Stavolta risi io ricordando il mio primo incontro con Ben.

«Già infatti, ma non è questo il punto, diciamo che è imbarazzante. L'ho conosciuto nel locale dove lavora e quando l'ho visto ci ho provato e...»

«Ti ha rifiutato! E come è che siete migliori amici ora?» Mi interruppe scioccata.

«Beh se mi lasciassi finire, ecco si lui è gay per questo mi ha rifiutato. Quando me lo ha detto volevo solo sprofondare ma poi abbiamo iniziato a parlare ed eccoci qui!»

Parlammo tutto il pomeriggio di qualsiasi cosa ci passasse per la testa, con lei era così passammo dalle cose più stupide e divertenti a quelle più intime e delicate.

«Allora dopo Gabriele non hai avuto più nessuna storia seria?» Mi chiese lei esitando un po'.

Gabriele era stato l'unico a farmi credere veramente nell'amore e l'unico a distruggere tutto quello che avevamo creato, insieme alla visione dell'amore, così quando era finita mi ripromisi di non cascarci più e da quel momento avevo avuto solo storielle occasionali, o per meglio dire solo sesso.

«Storie serie no, lo sai, ma da quando sono arrivata a New York non ho avuto più storie e basta.»

«No scusami credo di non aver capito, da quanto è che non fai sesso con qualcuno Karen?»

«Da quando sono partita, hai capito piuttosto bene! Sono cambiata te lo ho detto e poi non avevo nemmeno il tempo per pensare a queste cose.»

«Beh forse è per questo che sei così stressata, dovresti rimediare.»
Concluse ammiccando.

Da quel pomeriggio ne erano passati altri due e finalmente era la Vigilia di Natale.

Avevamo passato tutta la mattina a cucinare i tipici piatti da servire a cena e ora alle otto e trenta di sera tutti i miei parenti erano già al piano di sotto intenti a conversare mentre in sottofondo scorrevano le canzoni natalizie.

Quando feci il mio ingresso nel salotto addobbato di tutto punto con la mia macchina fotografica pronta a immortalare il momento dello spacchettamento dei regali, allo scoccare della mezzanotte, il telefono di Ben prese a squillare.

Non appena rispose la sua faccia si tramutò in qualcosa di mai visto, era sorpreso e scioccato allo stesso tempo, poi si avvicino a me e mi mise in mano il telefono.

«Karen, Karen mio dio sei lì?» Era Ariette il mio capo con uno tono di voce un po' troppo esaltato.

«Ariette?» Chiesi per conferma.

«Si proprio io Karen, in quanto tempo potresti essere qua? C'è un famoso cantante che sta per rilasciare il suo nuovo album ma il fotografo che avevano ingaggiato per le foto da mettere in copertina si è dimostrato un incompetente e ha perso tutti gli scatti, vogliono che sia a tu a rifarli!»

Non riuscii a cogliere tutto di quella frase.

«Vogliono? Chi?» Non stavo capendo molto, se avevano già scelto a chi dare il posto perché non mandare lei o lui mi chiesi mentalmente.

«L'Enterprise vuole te, ci dovevano davvero pensare stavolta, quel posto è tuo Karen, lavorerai per la fotografia della più grande compagnia americana!»

Lei era entusiasta forse più di me e subito riprese a parlare.

«Allora? In quanto puoi essere qui? Quegli scatti servono il prima possibile e il cantante si è dimostrato disponibile anche per farli domani stesso.»

Rimasi un po' interdetta ma poi mi ripresi, stavolta non potevo lasciarmi sfuggire l'opportunità.

Chisse ne frega se era Natale o se avrei dovuto salire sul primo aereo, sarei arrivata lì e avrei fatto quegli scatti: ero pronta a correre!

«Si dammi il tempo di trovare un volo, sarò li domani! Mandami indirizzo e attrezzatura da portare. Grazie Ariette.»

«Non ti preoccupare nessun volo o attrezzatura, pensa solo ad arrivare all'aeroporto, ci sarà un jet dell'Enterprise a recuperarti e l'attrezzatura sarà già tutta sul set, io ti aspetto all'atterraggio!»

Chiusa la conversazione gettai un urlo di gioia che fece sobbalzare tutti, poi mi fiondai su Ben che prontamente mi prese in braccio e fregandomene dei miei parenti intorno a noi iniziai a lascargli tanti baci sulle guance.

«Mi hanno presa, il posto è mio!» Continuavo a ripetere facendo ridere tutti per quella mia reazione.

Ero sul jet da quasi quattro ore, avevo spiegato la situazione e Ben mi aveva catapultato sulla pista di decollo.

Lui era rimasto lì, d'altronde sarei tornata a finire le mie vacanze non appena possibile.

Dopo altre infinite ore atterrai finalmente a New York e venni portata dal mio capo in un enorme studio fotografico, dove avevo svolto uno dei miei primi progetti da stagista tempo prima.

C'era un viavai di persone che stavano sistemando luci, teli e macchine fotografiche.

Appena mi videro tutti tirarono un sospiro di sollievo e circa sei persone mi corsero incontro iniziando ad assillarmi di domande, fin quando non furono interrotti da una voce roca e profonda.

«Avanti ragazzi lasciamola respirare, è appena arrivata dall'Italia, se non sbaglio, solo per noi e per rimediare all'errore dell'altro fotografo.»

Fui molto grata a chiunque avesse parlato, poi tutti si allontanarono da me tornando a fare ciò che li teneva occupati prima del mio arrivo e un ragazzo alto con i capelli corvini alzati in una cresta che delimitavano il suo volto dai lineamenti particolari e occhi color caramello.

Un accenno di barba contornava le sue labbra carnose piegate in sorriso, quando spostai lo sguardo sul suo corpo notai che la pelle ambrata era ricoperta di un'infinità di tatuaggi bellissimi.

La mia ispezione venne interrotta da un suo colpo di tosse che richiamava la mia attenzione, subito rialzai lo sguardo.

«Mi scuso per l'accoglienza e per averla fatta correre qui il giorno di Natale ma vede il mio album è in uscita e non avremmo potuto ritardare ancora.»

Da quelle parole capii che quello davanti a me doveva essere il cantante.

«Sono Zayn, Zayn Malik!»

All for you  ||Z.M|| (Wattys 2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora