Capitolo 9.

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25 settembre


«Pronto?»

«Liam, ho bisogno di un favore.»

Louis si era vestito in fretta e furia e aveva lasciato l'appartamento. Si sentiva umiliato, imbarazzato, sporco. E molto, molto incazzato.

Era furioso.

Aveva abbassato le sue difese, aveva permesso ad Harry di guardare quel lato di sé che aveva represso per tanto tempo, si era mostrato nudo e vulnerabile.

Ed era stato cacciato di casa come la peggiore delle puttane.

«Lou, che succede? Stai bene?» chiese Liam, una nota di preoccupazione nella voce.

«Si, io... Non lo so. Questa cosa deve rimanere tra me e te, almeno per ora, e non devi fare domande.»

«Louis, sai che devo fare rapporto a Niall se riguarda il caso.»

«No Liam, se vuoi aiutarmi deve rimanere tra me e te.» Louis prese un respiro profondo, maledicendosi per dover usare quel colpo basso. «Me lo devi.»

Sentì Liam trattenere il respiro dall'altra parte del telefono, qualche secondo di troppo di silenzio.

«Va bene, dimmi pure.»

Louis non aveva neanche la voglia di esultare.

«Ho bisogno che mi mandi tutto quello che trovi su un certo Harry Edwards.»

«So già che me ne pentirò, ma va bene. Solo Louis, stai attento, per favore.»

Liam non poté vederlo, ma il maggiore alzò gli occhi al cielo e trattenne un sospiro esasperato. Non aveva proprio voglia delle solite ramanzine di Liam, quindi cambiò discorso.

«Novità sull'ultima vittima?»

«Oh ehm, si. Dall'interrogatorio dei genitori è emerso che anche loro hanno avuto problemi con il figlio legati alla sua omosessualità. A quanto pare sono dei pazzi fanatici religiosi e volevano rinchiuderlo in un riformatorio con i preti o qualcosa di simile. Assurdo. Ti ho mandato il referto dell'autopsia, e Niall è riuscito a procurarsi il mandato dal tribunale per la lista dei dipendenti del centro d'ascolto. Ho già selezionato i possibili candidati in base a età, aspetto fisico e vita privata, e i residenti ad Atlantic City sono ventisette.»

«Cazzo, così tanti?» si lamentò Louis sbuffando. «D'accordo, mandami la lista con le foto dei dipendenti.»

Staccò il telefono dall'orecchio quando sentì uno squillo in sottofondo.

«Liam mi sta chiamando Niall, ci teniamo aggiornati» e chiuse la chiamata senza aspettare risposta.

«Pronto?»

«Louis, Cristo santo! Lo sai che devi fare rapporto» esclamò dall'altra parte del telefono.

«Scusa Ni, hai ragione. È che qua i giorni sono tutti uguali e sto impazzendo.»

Louis si sentiva terribilmente in colpa. Avrebbe voluto parlare con Niall, dirgli come si sentiva, raccontargli che avesse fatto l'errore più grande che si potesse fare nel loro lavoro: farsi coinvolgere sentimentalmente.
E lo aveva fatto senza aver ottenuto nulla, si era esposto e aveva rischiato tutto per poi essere rifiutato con l'ennesima bugia perché si, Harry aveva mentito.

«Va tutto bene Lou?»

Niall lo conosceva talmente bene da capire che ci fosse qualcosa che non andasse, ma Louis non poteva assolutamente dirglielo.
Forse perché non aveva voglia di sentirsi più in colpa di quanto già non si sentisse, o forse perché nella sua testa pensava che raccontare ad alta voce i dubbi che aveva nei confronti di Harry li avrebbe resi più concreti e razionali, e una parte di lui non voleva che i suoi sospetti fossero reali.

Criminal minds [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora