12 Ottobre
Si svegliò di soprassalto, completamente sudato, nella testa ancora le immagini dell'incubo che lo aveva tormentato in quelle poche ore di sonno.
Per questo non parlava mai di sua sorella, perché ogni volta andava a finire sempre nello stesso modo.Aveva dormito solo due ore, era sfinito, la testa gli scoppiava.
L'idea di dover raccontare tutto a Niall gli fece venire la nausea, il pensiero di dover ripetere ciò che l'SI gli aveva detto, il patto che gli aveva proposto e la sua incapacità di tenergli testa, perché tanto già sapeva che non si sarebbe di certo fermato dopo una conversazione telefonica con lui, quindi si era arreso prima ancora di provarci.
Quel caso lo stava umiliando, lo stava facendo sentire incapace e impotente, perché più andava avanti e più persone morivano.Si accorse che stesse piangendo solo quando poggiò il telefono contro l'orecchio e sentì lo schermo scivoloso a causa delle lacrime.
«Pronto?» rispose la voce roca dell'altro capo del telefono.
«Harry... Scusa i-io... Ti ho svegliato?» mormorò soffocando un singhiozzo.
«Lou, che succede?» chiese in tono apprensivo.
«Niente, io... Ecco, ti-ti avevo detto che-che ti avrei chiamato e-»
«Dove sei?» lo interruppe.
«A casa» sussurrò con la voce rauca a causa dei singhiozzi che stava provando a trattenere.
«Arrivo, resta li.»
«Harry non occ-» parlò a vuoto, perché l'altro aveva già chiuso la chiamata.
Si lasciò cadere sul letto, il viso premuto contro il cuscino e il peso di tutte quelle settimane che improvvisamente lo schiacciò.
Il serial killer, l'incapacità di trovarlo, tutte quelle vittime e pochi indizi.
Le conversazioni con Liam e Zayn, per quanto fossero state positive, avevano aggiunto emozioni che non riusciva più a trattenere.
E Harry, tutto quello che era successo, i segreti, le bugie, il continuo respingersi e poi ritrovarsi.Tutto era salito a galla e lo aveva travolto come un uragano, lui che era sempre abituato a rinchiudere le emozioni in un cassetto, ad arginarle come una diga, anche se sapeva che prima o poi, anche le dighe, possono creparsi.
Si trascinò letteralmente fuori dal letto quando bussarono e, senza nemmeno preoccuparsi del proprio aspetto in quel momento, aprì la porta e non riuscì a trattenere di nuovo le lacrime alla vista dell'espressione preoccupata del riccio davanti a lui.
«Oh Louis» sussurrò Harry facendo un passo avanti e abbracciandolo, indietreggiando per entrare nell'appartamento del maggiore senza sciogliere la presa, chiudendo la porta con un calcio.
Louis singhiozzava, forse come non aveva mai fatto. Non ricordava di aver pianto in quel modo neanche al funerale della sorella.
Erano state settimane così intense, e solo in quel momento si rese conto che anche sentimenti vecchi che aveva represso stavano tornando a galla.
Non aveva pianto dopo la rottura con Liam, neanche una volta. Come suo solito, aveva chiuso tutta la sofferenza e la delusione in quel cassetto, insieme a tutte le emozioni negative che quel lavoro gli procurava.Amava il suo lavoro, ma lo odiava anche, inevitabilmente.
«Shh» gli sussurrava di tanto in tanto all'orecchio, cercando di tranquillizzarlo.
Si era seduto sul divano e lo aveva fatto sedere sopra le sue gambe, così da poterlo stringere contro il suo petto.
Louis percepiva il tocco delicato del riccio sulla schiena, sentiva i baci leggeri che gli lasciava tra i capelli, mentre lui continuava a singhiozzare nell'incavo del suo collo, inspirando il profumo del minore tra un singhiozzo e l'altro.
STAI LEGGENDO
Criminal minds [L.S.]
Mystery / ThrillerLouis/Harry, accenni Louis/Liam, Liam/Zayn FBI!Louis, Mystery!Harry Dalla storia: «Quindi fammi capire, sto andando li per indagare o per fare da esca?» «Senti Louis, sei uno tra i migliori profiler, sai cercare e trovare indizi dove gli altri fall...