Capitolo 28.

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25 Ottobre


«Da quanto non mangi?»

«Uhm, non saprei... Forse da ieri mattina.»

«Lou cazzo, mi sento così in colpa. Non avrei mai voluto farti soffrire in questo modo» sospirò Harry ancora divorato dal senso di colpa.

Gli aveva raccontato tutto, di suo padre e delle sue paure, della conversazione avuta con Niall e suo padre, che era l'unico motivo che non gli aveva mai permesso di andare avanti.

«Hey, no. Non ha più importanza adesso, okay? L'importante è che tu abbia risolto il problema con tuo padre e che ora sia qui. Dimentica il resto» lo rassicurò Louis intrecciando le gambe con le sue e tirandoselo addosso a cavalcioni su di lui.

«Tieni a bada gli ormoni, alza il tuo meraviglioso culo e andiamo a mangiare qualcosa» lo ammonì Harry, scacciando via le mani dell'altro che stringevano con forza i suoi glutei.

«Quanto sei noioso» borbottò il maggiore sbuffando.

Harry era intento a cucinare chissà quale assurdità nella cucina del maggiore. Louis lo aveva costretto a mettersi una sua felpa perché lo aveva definito osceno e irresistibile totalmente nudo.

Harry era rimasto estasiato dal suo appartamento e lo aveva costretto a mostrargli ogni angolo, ogni singola foto e aveva perso un tempo assurdamente ridicolo a leggere ogni titolo di ogni singolo libro meticolosamente allineato nella libreria.

«Ma sei venuto qui senza niente?» chiese Louis mandando giù un boccone. Aveva discusso con Harry sul fatto che non avesse verdure a casa sua e lo aveva costretto a non andare a comprarle, convincendolo a cucinare la pasta e qualche fettina di carne.

«No, ho lasciato la valigia in albergo prima di venire qui.»

«Perché hai prenotato un albergo?» chiese Louis confuso.

«Beh, non sapevo se mi avresti perdonato e non lo avrei mai dato per scontato» ribatté scrollando le spalle. Louis si alzò e si sistemò in piedi tra le sue gambe, passandogli le mani tra i capelli spettinati.

«Non avrei mai potuto restare arrabbiato. So che non sei qui solo per me ma anche per il lavoro, però avresti potuto chiedere a Niall di essere assegnato in un'altra sede qualsiasi, e invece hai deciso di venire qui. E ti amo, non immagini neanche quanto io sia fiero di te per aver affrontato tutto.»

«Lou... Sei stato tu a darmi la forza per farlo. Se non ti avessi conosciuto probabilmente non avrei avuto quella spinta necessaria di cui avevo bisogno per accettare e affrontare la situazione con mio padre.»

Harry si sporse per baciarlo, cingendogli i fianchi con le braccia.

«Mm piccolo, ecco... Beh si, non devi accettare per forza adesso, sai. Se volessi un posto tutto per te lo capirei, ma non devi andare per forza in albergo... o in un'altra casa, ecco. Puoi restare qui...» balbettò Louis imbarazzato, distogliendo lo sguardo, «beh, per tutto il tempo che vorrai. Puoi, uhm, puoi vivere qui, se vuoi.»

Harry gli rivolse un'espressione stupita, gli occhi sgranati e le labbra socchiuse. «Tu... tu mi stai chiedendo di venire a vivere con te?»

Louis scrollò le spalle. «Beh si, se vuoi. Mi piacerebbe molto e comunque abbiamo già convissuto. Non sarebbe, uhm, strano.»

Harry lo fissò per qualche secondo, prima di sorridere così tanto da sentire dolore alle guance e avventarsi sulle labbra del maggiore. «Però divideremo le spese, e non accetto un no come risposta.»

Louis sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Va bene, ci sto.»

«Hey! Sai che giorno è oggi?» chiese Harry colto da un'improvvisa illuminazione.

Criminal minds [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora