L'affetto desiderato

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Gli anni tormentati della scuola primaria, finalmente per Ariel finirono. Ormai non era più una bambina, ma una adolescente, piena di problemi che sembrava non volessero finire. Suo fratello Gonzalo voleva che non continuasse più gli studi, una volta finito i nove anni della scuola primaria. Doveva prendersi cura di sua madre, perché era caduta di nuovo in depressione. Lui era il direttore di un ristorante, e questo lo teneva molto occupato. Sua sorella invece, le diceva che doveva continuare a studiare, per realizzare i suoi sogni. Brenda presto sarebbe ritornata in Svizzera, perché aveva deciso di intraprendere l'università Cattolica, prendendo come indirizzo di studio la facoltà di Medicina.

Ariel così opponendosi a suo fratello, cominciò a frequentare la scuola secondaria superiore, ma trovò difficoltà ad integrarsi con le ragazze della sua età. Tutte si vantavano di essere belle, di andare in giro con i vestiti firmati, parlavano dei ragazzi e volevano perdere la loro verginità. Mentre Ariel era quella esclusa, si sentiva diversa e le dicevano che era strana per come si vestiva.
Non veniva notata dai ragazzi, nessuno la invitava ad uscire, e se lo facevano era solo per prenderla in giro.

Ma a complicarle la vita c'era di nuovo Samuel, che capitò di nuovo nella sua stessa classe. Un giorno si presentò a scuola con il labbro spaccato, disse ai suoi compagni e agli insegnanti che era caduto dalla bicicletta. Dopo quella sua confessione tutta la classe, compresi i suoi amici si misero a ridere.

«Sei uno stupido, hai quindici anni e cadi ancora dalla bicicletta. Che sfigato!» gli disse il suo amico Andrè, continuando a ridacchiare.

Subito dopo intervenne la professoressa di matematica, e rimproverò tutta la classe, così tutti smisero di ridere. Durante la lezione, l'amico di Sam, continuò a prenderlo in giro facendogli i versi con le labbra.
Il ragazzino per la prima volta capì, come si sentiva Ariel e la guardò con aria dispiaciuta, lei era l'unica che non aveva riso di lui.

Andrè continuava a prendere in giro Sam, gli mandava dei bigliettini con scritto: "Sei uno sfigato, vai a baciare Ariel con quella bocca sfregiata" e continuava a fargli i versi.

Samuel preso dalla rabbia, si alzò di scatto dal suo posto, andò verso l'amico e gli sferrò un pugno sulla bocca. «Adesso siamo pari coglione!» Gli urlò.

La professoressa si precipitò di corsa dai due ragazzi, per impedire che si azzuffassero.
Sam era preso fortemente dalla rabbia, dopo qualche secondo svenne e tutta la classe si spaventò, ma nessuno fece nulla.
Ariel si alzò dal suo banco e andò ad aiutare il suo compagno, aiutando l'insegnante a portarlo in infermeria, Andrè le seguì.

La ragazza decise di rimanere accanto a Samuel, durante la sua degenza in infermeria. Era sicura che il suo compagno di classe, aveva detto una bugia, molto probabilmente era stato picchiato da qualcuno della sua famiglia. Lei riusciva a capire certe situazioni, perché da piccola veniva abusata da suo fratello.

Quando Sam si svegliò e vide Ariel accanto a lui, rimase meravigliato e contento allo stesso tempo, ma non voleva farglielo capire.

«Sorcio cosa ci fai qui?» le domandò agitato.

«Scusami, ma non volevo lasciarti solo» gli rispose Ariel.

«Non ho bisogno di te, VATTENE SORCIO!» le urlò il ragazzino con occhi lucidi.

Ariel si rese conto che stava male, nei suoi occhi vedeva solo sofferenza, non aveva più quello sguardo da bullo, c'era terrore nei suoi occhi cerulei.

«Scusami, me ne vado. Ma volevo chiederti un favore, lasciami in pace e
smettila di prendermi in giro! Se hai problemi famigliari, non è colpa mia, anche io li ho... ma di certo non vado a molestare gli altri!» gli sbraitò la ragazzina.

La ragazza invisibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora