Ad un passo da te

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Per Ariel arrivò il giorno tanto atteso, il suo primo giorno di università.
Era emozionata e impaurita allo stesso tempo, non sapeva a cosa andava incontro e soprattutto si chiedeva se avrebbe avuto degli amici.

La Universidade de São Paulo per Ariel era un posto magnifico, lei non era mai uscita di casa, l'unico posto che aveva frequentato era il ristorante di suo fratello. L'università era distribuita su 11 campus, comprendeva anche quattro ospedali e gestiva quattro musei, tra cui il Museo di Arte Contemporanea. La USP con circa 75000 studenti iscritti, era una delle più grandi università dell'America Latina. Ed era la stessa università frequentata da Daniel Santos.

L’aula di scienze giuridiche si trovava  al primo piano dell'edificio. La prima sensazione evocata da Ariel, appena entrata, fu quella di ritrovarsi in un ampio spazio completamente immerso da una luce chiara e diffusa, ottenuta sia grazie all’illuminazione sia all’ampia vetrata satinata che caratterizzava un’intera parete laterale.

All’inizio dell’aula era ubicata una lunga cattedra destinata ai professori dietro la quale c'era la lavagna, gli interruttori elettrici e i due pannelli per la videoproiezione. Le postazioni dedicate agli studenti si sviluppavano dal basso verso l’alto, garantendo un’ottima visuale anche a coloro che sedevano in fondo all’aula.

Le postazioni erano formate da lunghe panche fisse della stessa lunghezza, poste alla medesima distanza in modo da garantire un ordine generale. Le sedute erano pieghevoli così come i tavolini su cui poggiare i libri di testo, e su cui scrivere. Sotto i tavolini erano disposte le prese della corrente, con cui poter ricaricare il computer.

In aula c'era un mormorio di voci da parte di tutti gli studenti presenti, erano circa trenta ragazzi. Ariel se né stava per conto suo nell'ultima fila, quando ad un tratto arrivò il professore di diritto, calò il silenzio.

Si presentò alla classe, il suo nome era Miguel Falabella. Ariel appena sentì il suo nome ebbe una strana sensazione, si perse nel suo sguardo magnetico. Sentì le solite farfalle nello stomaco, ed erano più vive che mai.

Una ragazza seduta vicino a lei le sussurrò: «Non lo guardare troppo, perché lui non andrebbe mai a letto con una lentigginosa come te! E poi potrebbe essere tuo padre!»

«Credo che non andrebbe a letto nemmeno con una smorfiosa come te! E poi... potrebbe essere anche tuo padre!»

«A me non importa è un bell'uomo, io me lo farei!» Puntualizzò la ragazza.

Era un uomo che non passava certo inosservato, dalla prepotente e inconfondibile mascolinità. Erano canuti i suoi capelli, come i baffi e il pizzetto che né delineavano i lineamenti del volto e dagli inconfondibili tratti somatici nordici. Gli occhi richiamano sia il blu oceanico, sia le distese erbose mediterranee. Il tutto racchiuso da un dolce sorriso sornione, che né accentuava gli zigomi e il chiarore della pelle lattea. Il suo fisico atletico faceva invidia a qualsiasi ventenne.

Dopo un po' Falabella cominciò con l'appello, appena arrivò al cognome Santos, sentì il suo cuore battere a tremila. Erano anni che la stava aspettando, finalmente era ad un passo da lui.

«Signorina Santos, si faccia avanti venga in prima fila, qui c'è un posto vuoto» le mormorò.

Così la ragazza con timidezza si andò a sedere davanti, vicino alla cattedra.

Con il passare dei giorni tra Ariel e il professore si creò un gioco di sguardi, anche i compagni di corso se né accorsero, e ci furono battute sul medesimo argomento. Lui spiegava e guardava quasi sempre solo lei, la fissava a lungo negli occhi, spesso le sorrideva.

Un po' era il suo modo di fare, lui tendeva sempre a spiegare guardando le solite persone in prima fila. Ma la cosa andò oltre, prima di iniziare a spiegare, capitava che spesso i due si guardavano molto intensamente, anche quando lui era seduto alla cattedra.

Altre volte Ariel, alzava lo sguardo e lo sorprendeva che la stava scrutando, al che lui le sorrideva.
E anche al termine di ogni lezione appena la ragazza si alzava, lui, la squadrava e lo faceva sempre e solo con lei.

Anche quando si incontravano nel cortile dell'università, lui le sorrideva e la salutava, e se passava in compagnia di altri professori alzava lo sguardo e la fissava.

Non c'era una volta, che Miguel non le lanciava un'occhiata. Ma il problema era il suo sguardo indecifrabile, era profondo e intenso e sempre fisso negli occhi di Ariel, e lei né restava sempre magnetizzata e continuava a fissarlo.

Un giorno però, il professore la mise a disagio, la interrogò a sorpresa e non fece nulla per aiutarla. Si sentì in imbarazzo, i suoi compagni non facevano altro che ridere di lei.

«Signorina Santos, mi dica che cosa accadde dopo l'abolizione della monarchia?» Le domandò il docente.

Ariel pensò subito che voleva metterla alla prova, per valutare la sua preparazione nel corso del tempo.

Così la ragazza cominciò a parlare, sperando che il suo professore fosse orgoglioso di lei.

«Allora, dopo l’abolizione della monarchia, la Prima Costituzione della Repubblica... avvenuta nel 1891, stabilì un sistema di governo presidenziale, con tre poteri indipendenti e cioè Esecutivo, Legislativo e Giudiziario» concluse entusiasta.

«È questa le sembra una risposta azzeccata signorina Santos?» la rimproverò il professore.

Ariel rimase scioccata, la stava rimproverando per uno sbaglio da lei non commesso.

«A me sembra giusto professore! È ciò che sta spiegando lei ultimamente» si difese la ragazza. Ma all'improvviso lo sguardo di Miguel nei suoi confronti cambiò, non era più magnetico ma trasgressivo.

«Se al mio esame tenta di rispondermi in questo modo, sarò ben contento di doverla bocciare all'istante! Insomma non mi ha neppure detto il significato dei tre poteri!?»

«Quelli purtroppo non gli ricordo professore» gli rammaricò.

«Allora poteva anche evitare di rispondere, avrebbe fatto più bella figura... non le pare?» le sbraitò agitato.

Dopo quelle sue parole non disse più nulla, il suo comportamento la spiazzò, si sentì il mondo crollare addosso.

A fine lezione il professore Falabella, sistemò la sua borsa e uscì dall'aula prima di tutti gli studenti, senza salutare. Si sentì come un magone nello stomaco, aveva rimproverato la sua piccola Ariel e non sapeva nemmeno lui il perché. Si chiedeva se mai lei un giorno l'avrebbe riconosciuto, non era più una bambina ma una giovane donna. Sentiva che quell'amore paterno si stava trasformando in qualcosa di più.

Ariel fu l'ultima ad uscire, si sentì sempre più distrutta, ancora non riusciva a capire il comportamento del professore Falabella. Tutti quelli  sguardi tra loro due non significavano nulla, stava cominciando ad odiarlo, anche se lo amava da impazzire.

La ragazza invisibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora