Addio Miguel ⚠️🔞

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«Ariel, tua madre mi ha raccontato tutto, io non ero consapevole di tutto ciò... ti chiedo scusa. Io ti amo e ti ho sempre amata mia piccola Ariel. Possiamo ricominciare come padre e figlia, ma possiamo sempre amarci come due teneri amanti!»

«Miguel, per me non è semplice. Non potevo immaginare una cosa del genere, anche se alcune cose erano ben chiare. Quando ritornerò avrò preso la mia decisione, parleremo a quattr'occhi!»

Il professore Falabella non era più lo stesso, da quando la sua piccola Ariel era andata via da lui. Anche gli studenti si accorsero che si stava inceppando la precisa macchina didattica delle lezioni, tra la confusione fra slides in power-point. I suoi studenti avevano, forse intuito la ragione di un simile comportamento?

Poi, una mattina, dopo un tempo che gli era sembrato eterno, udì la voce della sua amata che lo chiamava, corse verso di lei. Vide che era diventata più bella del solito, indossava una camicia bianca abbinata ad una gonna di Jeans, con ballerine comode a tacco basso.

Poi a bassa voce gli disse: «Dobbiamo incontrarci... nel pomeriggio, verso le quindici, dopo la lezione di informatica, passo dal tuo ufficio!»

Non aggiunse altro, non lo baciò, né mostrò il minimo gesto d'affetto nei suoi confronti. Semplicemente corse via, verso l'aula. Miguel, girandosi e seguendola con lo sguardo, si accorse che non si voltò indietro, proseguì, come se colui che avesse appena incontrato fosse meno che un amico.

Quel pomeriggio Falabella finì prima la sua lezione, e alle quindici meno venti si trovava già nel suo ufficio, per aspettare la sua amata studentessa. Alle quindici in punto senza farsi notare da nessuno, Ariel bussò alla sua porta, con voce strozzata il professore le confermò di entrare.

Quando la studentessa entrò, lo vide seduto dietro la scrivania, sulla sua poltrona. Aveva un'aria stanca ed infelice, le sembrò addirittura più vecchio.

«Miguel... io... penso che sia meglio chiuderla qui!» Balbettó la rossa decisa.

Il professore si stupì di come quelle parole, nonostante fosse preparato e perfettamente consapevole, lo colpirono come l'ascia sul collo di un condannato. Gli mancò il respiro, si alzò e voltandosi di spalle verso la finestra, provò a distogliere lo sguardo dagli occhi tristi e profondi dell'allieva.

Poi le comunicò: «Vuoi veramente che finisca tutto tra di noi? Per una cosa che io non ricordo di aver fatto?! Possiamo ricominciare Ariel, il tuo vero padre è Daniel Santos è lui che ti ha cresciuta. Io ti sono solo restato accanto!»

«Non ci riesco Miguel, mi dispiace!» Gli rispose la ragazza in lacrime.

«Hai pensato subito di tradirmi con Samuel Sabbá. Come hai potuto Ariel... dopo tutto quello che c'è stato tra di noi!»

«Non volevo Miguel, mi sono subito pentita, scusami. Ma volevo dimenticare il mio passato, e poi non...» la studentessa non finì la frase, fu interrotta dal suo professore, ancora girato di spalle verso la finestra.

«Ariel, non usare mai una persona per dimenticare un'altra!» Puntualizzò l'uomo.

La ragazza dai capelli rossi, si rese conto che stava vivendo uno dei suoi soliti incubi avuti da bambina: C'era un uomo girato di spalle, verso la finestra, sembrava suo padre. Ma in realtà era Miguel Falabella, l'uomo che ha sempre amato.

Così capì che quei sogni volevano darle un messaggio, che lei non è mai riuscita a decifrare.

Dopo qualche istante, l'uomo sentì Ariel avvicinarsi, il suo profumo farsi più intenso, poi le sue mani, sulla sua schiena, portarsi in avanti, cingendo il busto. Non rispose a quell'abbraccio, continuò a tenere le mani in tasca, con i pugni stretti. Avvertì un singhiozzo, e l'abbraccio di Ariel farsi più stretto. Dovette appigliarsi a quel minimo di indifferenza che possedeva, per distogliere la mente ed il corpo dall'assillante desiderio di voltarsi, stringerla a sé ed asciugare le sue lacrime.

Dopo qualche minuto, l'uomo si voltò verso l'alunna, che lo osservava con occhi stupiti ed increduli... Miguel non era più il suo amato docente, col quale più volte aveva meravigliosamente fatto l'amore, ma era un uomo ferito ed addolorato, accecato dalla rabbia.

Il docente afferrò con ambo le mani il colletto della sua stretta camicia, aprendolo con forza, rompendo asole e bottoni, mettendo in mostra un seno pallido e turgido, fasciato da uno stretto reggiseno di pizzo. La ragazza chiuse gli occhi, spaventata e rassegnata, lasciandolo fare. Egli alzò il reggiseno, denudando i giovani seni, e si avvicinò loro, velocemente, mordendoli, succhiandoli, stringendoli fra le dita.

Il petto dell'alunna si alzava e si abbassava, seguendo i profondi e frequenti respiri, anche quando la mano del docente si portò sul collo, stringendolo, rallentando la presa soltanto quando ella tossì. Allora, con la mano libera si diresse verso la sua cintura, la sfibbiò, e con essa aprì anche i pantaloni, abbassò i boxer e tiró fuori il suo membro.
Impose alla ragazza di abbassarsi e di inginocchiarsi, fin quando il suo volto non fu prospiciente sul pube, quindi le afferrò il capo, spingendolo verso il cazzo. Ariel non reagiva e, ad occhi chiusi, lasciava che Miguel sbollentasse la sua rabbia.

Sentendosi meritevole di quel biasimevole comportamento.
Il professore spinse il suo membro sempre più in profondità, con movimenti più decisi, tanto che l'alunna reagì con un conato di vomito non appena il glande si spinse oltre l'ugola, verso la parete posteriore del palato molle. Allora alzò gli occhi, supplicandolo di fermarsi. Il docente distolse lo sguardo, dolendosi di non riuscire ancora a sostenerlo, e le afferrò i capelli, tirandola verso l'alto, obbligandola ad alzarsi.

La spinse sulla libreria, di spalle. Con una mano le afferrò i polsi, portandoli verso l'alto, così che ella potesse tenersi ad uno degli scaffali, con l'altra le sfilò la gonna e le mutandine, che caddero entrambe sulle caviglie. Dopodiché le spostò una gamba, lateralmente, facendole appoggiare il piede sull'adiacente poltrona. Poi, velocemente, puntò il glande, umido della sua saliva, sullo stretto sfintere anale e la infilzò, in un solo colpo.
Gli occhi di Ariel si fecero lucidi, una lacrima solcò il suo viso ricoperto da lentiggini, era arrossato, seminascosto dall'avambraccio alzato. Il professore cominciò una violenta penetrazione, provando con tutte le sue forze a non lasciarsi commuovere dai singhiozzi della ragazza. In quel momento non stavano facendo l'amore, ma la guerra tra i loro corpi.

Le afferrò il seno con una mano, stringendolo dolorosamente, e con la bocca si portò verso la sua schiena, mordendola senza dolcezza. Continuò a pompare lo strettissimo culetto, con affondi sempre più violenti e veloci, nonostante Ariel, con un filo di voce, lo implorasse di fermarsi.

La stringeva a sé, le tormentava i seni, arrossati, continuava a torturarle la schiena, ormai dolente e segnata dai morsi, quando finalmente in silenzio, venne, riversando fiotti caldi e copiosi nell'intestino della fanciulla. Sfilò velocemente il suo membro, ancora impiastricciato di seme e si rivestì, senza proferire parola. Ariel, singhiozzando, si spostò dalla libreria, raccogliendo i suoi vestiti e asciugando con le mani il viso ancora rigato dalle lacrime.

Nello studio aleggiava un silenzio tombale, saltuariamente rotto dal fruscio dei vestiti, e da frequenti sospiri. Poi, ad un tratto, gli sguardi dei due, si incrociarono, gli occhi identici di entrambi, lucidi ed arrossati si fissarono per qualche secondo.

"Oh Dio, cos'ho fatto?" disse Miguel con un filo di voce, avvicinandosi ad Ariel, a passi svelti, provò ad abbracciarla, ma fu lei questa volta a ritrarsi. Lo guardò, di nuovo, con gli occhi tristi. Deglutì e disse "Addio Miguel".

Un anno dopo

Ariel lasciò il Brasile, per lei fu doloroso farlo, ma voleva cambiare gli schemi della sua vita.
Continuò i suoi studi all' Università di Basilea in Svizzera. Con lei c'era anche Samuel Sabbá, che decise di seguire la ragazza dai capelli rossi. Insieme si laurearono a pieni voti, decisero entrambi di proseguire con la specialistica per diventare cancelliere, con la durata di due anni.

Miguel decise di lasciare il posto da insegnante a l'università di San Paolo, senza la sua piccola Ariel non aveva più senso continuare ad insegnare. Forse un giorno l'avrebbe rincontrata, e potevano ricominciare tutto dall'inizio, conoscendosi meglio come padre e figlia. Ma durante i suoi viaggi, Falabella la rivide ancora una volta, era stato per caso in un aeroporto mentre cambiava aereo. Lei non lo vide, stava con Samuel, aveva in braccio un bambino biondo.

La ragazza invisibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora