❀ Crisantemi e teriyaki

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18 Giugno 2021

Dopo quel caffè fu sempre più difficile per me concentrarmi su qualsiasi cosa che non fosse lui. Aprivo un libro, sfogliavo alcune pagine ma poi prendevo il telefono per controllare se ci fossero nuovi messaggi. Anche uno, anche piccolo, ma suo.

Perfino le canzoni che ascoltavo avevano iniziato a parlarmi di lui e le coppie di numeri uguali che apparivano sul mio telefono non rendevano la situazione più semplice. Jun era lì, nascosto in ogni angolo della mia mente che si divertiva a solleticarmi i pensieri.

Quella mattina decisi di iniziare al meglio la giornata cercando di risistemare l'armadio per il cambio di stagione che avevo a lungo evitato. Procrastinare era una delle cose in cui ero più brava, sin da bambina.

Nascondevo a me stessa che il motivo per cui non volessi mettere via i maglioni ero proprio io. Pensavo che rimandando tutto al domani non avrei dovuto fare i conti con le braccia che avrei lapidato ogni volta che passavo di fronte ad uno specchio o alle mani che non avrei potuto più nascondere dentro le maniche di una felpa sempre più grande di me. L'estate metteva in mostra ed io volevo rimanere il più nascosta possibile.

L'afa di quel giorno però fu il motivo principale per cui decisi di mettere mano sugli scatoloni. Non potevo più tirarmi indietro.

Passai circa due ore a sistemare i maglioni più pesanti dentro le scatole lasciando quelli più leggeri fuori. Magari avrei sudato un po', ma niente di troppo insopportabile. Quelli e le camicette mi avrebbero tenuta al sicuro durante l'estate e, in men che non si dica, Settembre avrebbe bussato di nuovo alla mia porta come un vecchio amico.
Inutile dire che lo avrei accolto a braccia aperte.

Mi fermai solo un attimo per asciugarmi il sudore dalla fronte quando vidi lo schermo del telefono illuminarsi con la coda dell'occhio. Mi ci avventai come se dipendesse tutto da quello e il cuore iniziò a battere forte dentro la cassa toracica rimbalzando fino in gola.

Hai piani per questo pomeriggio?

Jun.
Sbuffai fuori dell'aria per calmarmi prima di rispondergli.

Devo sbrigare delle faccende in centro.

Era vero. Quando sentivo di dovermi riconnettere con il mondo passavo dal fioraio a prendere il fiore che sembrava più appassito. Mi aiutava sapere di potermene prendere cura, come se dipendesse solo da me. Come se ci fosse qualcosa di più effimero di me. Mi aiutava a tenermi sotto controllo quando le cose diventavano un po' troppo difficili da gestire.

Se non si tratta di vestiti, ci sto.

Sorrisi pizzicando l'unghia del pollice con i denti prima di rispondere.

Niente vestiti. Devo comprare dei fiori.

Mi piacciono i fiori. Casa tua?

Direttamente al negozio davanti la libreria in via Quercia.

Non rispose immediatamente, ma non appena posai il telefono sulla scrivania lo schermo si illuminò di nuovo mostrando il suo nome. Un pollice all'insù.
Indugiai un attimo, avrei voluto rispondere ma non avrebbe avuto senso. Prima o poi non avrebbe più risposto e le cose sarebbero diventate strane. Bloccai il telefono prima di gettarlo sul letto. Feci un respiro profondo guardandomi allo specchio e fui felice di aver lasciato uno di quei maglioni fuori dallo scatolone.

Nonostante ci avessi provato, non riuscii ad arrivare in ritardo. Camminai facendo il giro largo che avrebbe portato in via Quercia ed arrivai comunque in anticipo. Mi fermai di fronte alla libreria. Decisi di entrare per perdere ancora un po' di tempo e, senza accorgermene mi ritrovai davanti al grande scaffale che trattava temi di filosofia.

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