❀ Tempo

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4 Maggio 2022

Jun POV

Jikan.

Ho sempre trovato lo scorrere del tempo qualcosa di incredibilmente poetico. Qualcosa di impercettibimente letale a cui nessuno poteva sottrarsi, nemmeno volendo.

Da bambino mi ero spesso trovato nello studio di mio padre a sfiorare le pagine di quei vecchi libri logori di cui non ricordavo mai il nome, soltanto perchè il tempo che impiegava a leggerli sembrava essere più importante di quello passato insieme a me.

Ero soltanto un bambino che sperava di trovare un po' di attenzioni quando iniziai ad affascinarmi veramente a quei testi che parlavano del tempo come un qualcosa di misterioso, come una forza invisibile in grado di evocare sensazioni diverse a seconda dell'attimo.

Passato, presente e futuro.

Passato e futuro erano concetti troppo sopravvalutati e la paura dell'ignoto, così come il rimorso, si erano insidiati dentro di me tanto da non riuscire più a distinguerli.

In quei mesi mi ero ritrovato spesso a credere che il presente fosse quello più spaventoso. Il presente altro non era che un'anticipazione del domani, la differenza stava in come si sceglieva di agire: l'idea del futuro ti permette sempre di migliorarti, di creare un'occasione ottimale, ma il presente no. Il presente non accetta errori o ricalcoli. Il presente se ne sta lì a fissarti, aspettando che tu facia un passo falso per rinfacciartelo tutta la vita.

Per fortuna, a dispetto di quanto pensassi, quello stesso presente si lasciò indietro un discreto numero di giorni.

Vidi i rami seccarsi e l'erba ricoprirsi di brina mentre lottavo contro la malsana idea di riscriverle. Riuscii a resistere e a pensarci sempre meno quando gli alberi iniziarono la loro fioritura. E così le giornate si allungarono così come il tempo che spendevo fuori.

Scoprii ben presto che camminare mi aiutava a riflettere e mi permetteva di allontanare i brutti pensieri che abitavano la mia mente, di tanto in tanto.

Ascoltare musica, ancora di più.

Quindi quando tutto diventava troppo difficile ed io troppo vulnerabile, afferravo le cuffie e mi abbandonavo al suono della musica. Rigorosamente senza parole affinchè potessi fare i conti con i miei tormenti, senza temerli più. Mi scoprii un grande fan di colonne sonore.

E così tutte le sere tornavo a casa e, accompagnato dalle melodie di un vecchio piano che mi risuonava nei timpani, scrivevo per romanticizzare i miei errori, le mie paure e miei rimpianti. Scrivevo fino a sentire il polso farmi male, finchè le parole riuscissero a sovrastare il brusio dei miei affanni.

Poi, prima di andare a letto, permettevo all'acqua della doccia di lavare via tutto quello a cui non avrei voluto dar peso il giorno successivo.


Mi svegliai presto quella mattina. Lanciai una rapida occhiata al calendario e venni colpito dalla realizzazione che il mese di Aprile era praticamente finito. Quattro Maggio.

Quel giorno per i giapponesi era noto per il Midori no hi, la tradizionale festa del verde: una giornata per commemorare e ringraziare la natura. E mai, come in quell'anno, mi sentii così vicino a quella tradizione.

Dopotutto il 2022 era stato l'anno della mia rinascita. L'anno in cui avevo rinunciato ai rimorsi per ricostruire la nuova versione di me stesso passo dopo passo, anche grazie a lunghe passeggiate nel bosco poco distante da dove abitassi.

Qui in Italia il quattro Maggio non era niente di speciale. Se lo avessi chiesto ad un italiano, probabilmente questo si sarebbe stretto nelle spalle e si sarebbe lasciato scappare un 'boh' dalle labbra.

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