❀ Sumimasen

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22 Dicembre 2021

Jun POV


Mi trovavo in piedi di fronte alla finestra della mia camera quando il sole iniziò a calare nonostante fossero poco più che le quattro e mezza. La luce arancione penetrava attraverso le tende candide dando alla stanza un atmosfera di pace e calma ad un ambiente privo di entrambe.

Le lenzuola erano in disordine da giorni, ma non m'importava. Mi alzavo dal letto dopo l'ora di pranzo e ci ritornavo poco dopo cena, addormentandomi quasi subito, nonostante mi sforzassi di leggere l'ultimo numero del mio manga preferito.

Le ultime luci della giornata si posarono sull'altra parte della stanza mettendo in mostra il vecchio comodino con sopra l'abat-jour e alcuni fogli stropicciati e pieni d'inchiostro. Posai lo sguardo sulle mie mani e, nonostante la doccia, mi accorsi che l'inchiostro della stilografica non si tolse dalle dita.

Spostai lo sguardo su quella che una volta era stata la mia libreria e non rimasi sorpreso quando non vi trovai alcun libro: li avevo sistemati in piccole colonne sopra il pavimento, cercando di dividerli dai manga e quello fu l'unica cosa che riuscii a fare quel giorno. Le energie sembravano essersi liberate di me quando mi trascinai seduto ai piedi del letto dando un'ultima occhiata alla patetica imitazione di un posto sicuro.

Gettai le braccia su quelle lenzuola incrociandole sotto la mia testa, chiusi gli occhi e sperai che il profumo del suo shampoo lasciasse presto la mia stanza. Affondai la testa nel cuscino, stringendo con le mani il piumone per cercare di non urlare quanto mi mancasse. Le nocche mi divennero bianche.

Erano passati due mesi e, nonostante ci provassi, non riuscivo mai ad arrivare a fine giornata senza aver sbirciato la sua chat per sperare che quell'online si tramutasse in un sta scrivendo. E poi ancora aprivo instagram e lasciavo che le mani mi scorressero sullo schermo quasi maniacalmente solo per accertarmi che non avesse postato niente che potesse in qualche modo rimandare alla relazione avuta con me. Solo perchè non sarei stato in grado di non risponderle, solo perchè non ero coraggioso abbastanza per lasciare andare.

Scossi la testa tra me e me, continuando a torturarmi mentre guardavo la sua vita da dietro le quinte. Decisi di far scorrere l'inidice soltanto un'ultima volta verso il basso per ricaricare la pagina quando finalmente la sua immagine del profilo apparve accanto alla mia circondata da un piccolo e colorato cerchio: una nuova storia.

Sentii il cuore in gola e un formicolio lungo la schiena. Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma non mi importava. Il dolore non faceva che crearne altro, l'ansia di non sapere avrebbe soltanto peggiorato questo loop, o forse stavo solo cercando di trovare delle giustificazioni ad un comportamento che non ne meritava alcuna.

Mi sistemai seduto muovendomi e rimuovendomi sul posto portando l'avambraccio sul ginocchio. Guardai l'immagine del profilo di Sam ancora e ancora e, sfiorai quel cerchio.

Nel giro di pochi istanti la storia si aprì.

Feci un mezzo sorriso quando la vidi tenere saldo tra le dita una tazza di quello che immaginai essere caffè mentre sullo sfondo lo schermo della televisione mostrava il titolo giapponese di un'anime. La cosa divertente è che probabilmente lei non sapeva nemmeno che quello fosse il titolo e, immaginarla mettere in pausa solo per fare una foto mi fece riflettere su quanto le cose non cambiassero nonostante il passare del tempo. Mi morsi una guancia dall'interno ed arricciai il naso facendo una smorfia cercando di non pensare che quello che stava guardando era l'anime di cui avevamo parlato l'estate passata.

Voglio mangiare il tuo pancreas era da sempre stato il mio preferito sia per i colori dei disegni sia per il messaggio alla fine della storia. Era stato il primo film che mi avesse fatto piangere davvero. Allontanai quei pensieri quando sentii un rumore provenire dall'ingresso.

Era il cigolio della porta che si apriva e chiudeva. Lanciai il telefono sulle lenzuola e, d'istinto, presi un libro dalla pila sconnessa intorno a me. Lo aprii senza badare quale fosse il titolo, o di cosa parlasse.

"Jun-Kun." Sentii i passi sempre più vicini. "Oh, sei qui."

Mi sentivo orribile ad avere inscenato quel teatrino di fronte al mio migliore amico, ma proprio non potevo sopportare quello sguardo pieno di commiserazione fisso su di me con le labbra che si sforzavano di sorridermi restando però chiuse.

Finsi di distogliere lo sguardo dal libro, lo guardai e feci del mio meglio per sorridere. Non mi resi conto quanto il mio tentativo fosse debole fin quando vidi quella solita linea sottile sulle sue labbra. E allora, smisi di fingere. Rilassai le spalle e chiusi il libro rimanendo a gambre incrociate sul pavimento.

"Non sapevo che saresti venuto."
"Avresti sicuramente qualche scusa, se te lo avessi detto." Un sorriso apparve sulle sue labbra ed io, in cambio, increspai le mie soffiando un po' d'aria dal naso.

"Gokigen Ikaga?" Come stai.
"Takumi." Alzai lo sguardo su di lui. Le sopracciglia erano aggrottate, le labbra semi aperte mentre mi guardavo intorno. "Okagesamade. Ora se vuoi scusarmi, ho delle cose da rimettere apposto." Mi alzai in piedi fissando la finestra dando le spalle al mio amico.
"Se vuoi mentire a me va bene, ma almeno sii sincero con te stesso."
"Cosa vuoi che faccia? Eh?" Mi voltai a guardarlo e il tono di voce con cui mi ero rivolto gli aveva fatto fare un mezzo passo all'indietro, ma non per questo aveva smesso di guardarmi. Tenne la testa alta e si portò entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.

"L'hai lasciata andare perchè non credevi di essere la persona giusta per lei?" Fece un passo avanti, puntandomi l'indice contro. "Beh, migliora."
"Baka-ga." Mi portai le mani sui fianchi e lo guardai di sbieco.

"No! Adesso tu mi stai a sentire!" Non avrei mai immaginato di sentirlo urlare, tanto che mi fermai sul posto e lo guardai provando ad ascoltarlo. "Così non aiuti nessuno, anzi non fai che peggiorare le cose." Un attimo di pausa per scrutare il mio volto. "L'hai lasciata andare e sei stato coraggioso nel farlo, ma continuare a controllarle la vita senza poterne prendere parte ti consumerà." Abbassò il tono di voce insieme al suo sguardo. "E finirai per perderti per sempre."

Il labbro iniziò a tremarmi ed io vi affondai i denti per fermarlo, senza successo. Aveva ragione, anche se mi costò tanto ammetterlo.

"Hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano." Lo sentii avvicinare e, con la coda dell'occhio, lo vidi tendere il braccio nella mia direzione. "Permettimi di darti una mano."

Lo guardai con la mascella serrata prima di prendere la sua mano e stringerla. Non disse niente, ma mi tirò a se stringendomi nell'abbraccio fraterno di cui non pensavo di aver bisogno.

"Arigato" Sussurrai tra le lacrime.
"Anatawa watashino shinyu desu"

Sei il mio migliore amico.



Quella sera mi buttai sul letto poggiando la testa al cuscino con le braccia sopra lo stomaco. Fissai il soffitto per alcuni momenti ripensando alle parole del mio amico, alla mia tacita richiesta d'aiuto e alla storia di Sam. Sorrisi giusto un attimo prima di scacciare quel pensiero.

Takumi aveva ragione, ma in fondo l'avevo sempre saputo.

L'unico modo per diventare una persona migliore era lavorare su me stesso e l'avrei fatto. Balzai seduto sul letto per avvicinarmi verso il comodino e prendere il telefono. Lo sbloccai, ma stavolta non entrai su Instagram.

Aprii le chat scorrendo tra le archiviate e non appena vidi la sua immagine del profilo provai a non rileggere le conversazioni.

Ancora un altro po' di coraggio.

L'indice scorse lungo lo schermo fino agli ultimi dettagli di contatto.

Ancora un altro po'.

Bloccai il suo numero prima di iniziare a scrivere un messaggio di cui mi sarei sicuramente pentito.

Resisti ancora un po', Jun.

Poi, come colto all'improvviso da un'idea, mi alzai per prendere la mia penna stilografica e il taccuino di cuoio logoro dentro al cassetto del comò. Mi sedetti alla scrivania e, con la schiena ricurva e la luce soffusa, iniziai a scrivere.

Un giorno, grazie a questo coraggio, sarò in grado di tornare.
E' una promessa.

Ma questo giorno non è oggi.

Sumimasen, Sam-san.

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