❀ Manitoba

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27 Maggio 2021
Sam Pov

Fin da piccola ho sempre creduto che esistessero due categorie di persone. Quelle che preferiscono il nero al bianco e il cinema ai pub, o quelle che preferiscono i cani ai gatti e il mare alla montagna.

Non ho mai creduto alle sottocategorie perché tutto si rifaceva a questa universale verità.Si sa, i bambini non si possono contraddire perché si rischierebbe di ferirli.

Un giorno, però, qualcuno mi disse di preferire i criceti e il mare in inverno e tutto quello in cui avevo sempre creduto venne mandato in fumo.

Non si dimenticò di dirmi che l'unico vero modo per conoscere realmente una persona fosse quello di spiare cosa mettesse nel proprio carrello.

Da allora, ogni volta che facevo la spesa non potevo fare a meno di immaginare quelle persone nelle loro case. Per esempio, chi comprava l'insalata probabilmente viveva una vita frenetica, ma non voleva rinunciare a una vita sana.

Notai che le persone anziane preferivano la carne ai cibi in scatola perché di tempo ne avevano da vendere; e poi c'ero io con una baguette integrale, una confezione di tonno in scatola e un barattolo di marmellata al limone.

Non avevo idea di cosa gli altri pensassero di me, ma me lo chiedevo sempre.

Quel giorno, oltre all'ordinaria trinità, avevo bisogno dello zucchero e della farina perché volevo preparare una torta. Quindi mi addentrai tra le corsie del supermercato della zona con le cuffie nelle orecchie nella speranza che potessero tenermi a debita distanza dal resto del mondo.

I miei occhi osservarono ogni etichetta di farina, senza riuscire a trovare quella di cui avevo bisogno.
Sbuffai rendendomi conto che i supermercati più piccoli non tenessero tutti i tipi di farina.

D'un tratto alzai gli occhi al cielo e lassù, sullo scaffale più alto, trovai quello che stavo cercando: la farina manitoba.

Chiusi gli occhi per un istante meditando sulle opzioni che avevo a disposizione. Avrei potuto chiedere a qualcuno di darmi una mano, ma quello avrebbe implicato comunicare in un giorno in cui i pensieri erano troppo insidiosi.

La seconda era la più allettante quando sentii qualcosa picchiettarmi la spalla. Trasalii togliendo una cuffia dopo essermi voltata.

"Posso?"

Il ragazzo dai capelli neri indicò con un cenno del capo lo scaffale dietro di me, mentre teneva la mano nascosta nella manica della felpa.

Mi scostai facendo un piccolo sorriso di cortesia. Non riuscii a non sbirciare il suo carrello mentre era voltato a guardare lo scaffale dove mi trovavo io poco prima.

Caffè in polvere, tè inglese, cannella, pane in cassetta e una tavoletta di cioccolata fondente. Per la prima volta non seppi come definire la persona che si trovava di fronte a me.

Magari era uno studente, forse era pigro oppure cercava un modo per mantenere alta la concentrazione.

Forse amava semplicemente bere il caffè la mattina e il tè alle cinque di pomeriggio e accompagnava il tutto con un quadratino di cioccolata fondente perché, in mancanza di altro, poteva essere un appiglio gradevolmente dolce.

Doveva essersi voltato perché quando alzai lo sguardo lo trovai a fissarmi con le braccia incrociate al petto. I capelli erano neri ebano privi di qualsiasi riflesso, e gli occhi, del medesimo colore, erano a mandorla e brillavano sotto la luce artificiale.

"Hai trovato qualcosa di interessante?" Chiese con una punta di sarcasmo.

"Come dice?" Aggrottai la fronte scostando lo sguardo dal suo quando iniziai a camminare per allontanarmi. Nessun tipo di interazione, quello era il programma della giornata.

"L'odore del caffè mi aiuta a svegliarmi ma è troppo amaro per me, preferisco bere il tè." Mi fermai e mi voltai velocemente come se mi sentissi colpevole.

"Cosa stai insinuando?" In tutta risposta alzò le mani affusolate nascoste fino a quel momento dalla felpa troppo più grande di lui.

"Niente, ma sono felice che ci stiamo dando del tu" Fece un sorrisetto prima di avvicinarsi cautamente.

"Sono Jun, comunque." Allungò la mano nella mia direzione ma rimase sospesa a mezz'aria. Non riuscii a dire niente, colpita dall'audacia del ragazzo che avevo davanti. 

"Si stringe e si scuote dopo aver detto il nome." Rise guardandosi la mano che finì dietro la sua nuca. "Me l'ha detto un mio amico, ma preferisco gli inchini.

Comunque-" Si voltò verso lo scaffale, alzò un braccio e senza il minimo sforzo, raggiunse un pacco di farina manitoba. Lo guardai prima di afferrarlo, poi feci un sorriso incerto per ringraziare lo sconosciuto.

"Immagino questo fosse il motivo per cui sei stata a fissare lo scaffale per cinque minuti di fila."

"Sei stato cinque minuti dietro di me." Dissi annuendo priva di espressione. "Avresti potuto chiedermi di spostarmi."

"No. Beh, sì. Stavo cercando di essere educato."

Disse avvicinandosi al suo carrello. "E a proposito di educazione, tu sai il mio nome ma io non so il tuo." I suoi occhi mi sorrisero privi di malizia mentre arricciava le labbra.

Se non avessi detto il mio nome sarebbe rimasto uno sconosciuto al di fuori del muro che mi ero costruita attorno. Sarebbe stato solo un anonimo gentile, qualcuno che non avrei più rivisto.

Senza un nome, le cose restano come sono: prive di importanza.

"Grazie per la farina." Scossi la testa e mi voltai per allontanarmi. Continuai a camminare senza voltarmi verso la cassa, lasciandolo tra le corsie di un supermercato che avrei cominciato a frequentare senza cuffie, e con un sorriso sulle labbra che non avevo da un po'.

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