❀ Lascia andare

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8 Dicembre 2031


Quando aprii gli occhi quella mattina non vidi il sole nonostante avessi lasciato gli avvolgibili semi aperti. Mi stropicciai gli occhi prima di sgranchirmi e tirarmi su, seduta su quel letto tanto comodo quanto estraneo, ma pur sempre rassicurante.

Amavo esser scaldata dai raggi dal sole prima di svegliarmi perchè mi faceva credere che questi volessero infondermi un po' del calore e delle energie che non provavo ormai da tempo, ma l'assenza del sole, quella mattina, non fece altro che ricordarmi quanto mi mancasse e quanto mi fosse necessario.

Ero abituata a punto tale da averlo dato per scontato, come tutte le cose a cui ero avvezzata. Scossi la testa cercando di non pensarci prima di alzarmi ad aprire la finestra per osservare il cielo plumbeo. La brezza mattutina di inizio Dicembre portò con se l'odore di legna che ardeva, arance sbucciate e l'inconfondibile odore di zucchero filato che proveniva dalla felpa che avevo indosso.

Jun.

Sentii i brividi corrermi lungo la schiena prima di correre verso il bagno interno alla camera da letto per togliermi di dosso la felpa che avevo infilato la sera prima.
La tolsi rimproverandomi di aver trovato conforto in un odore che non avrei dovuto più riconoscere come mio.

Nostro.

Mi gettai sotto la doccia lasciando che l'acqua tiepida lavasse via ogni traccia del suo profumo conservato in una scatola che sarebbe dovuta rimanere chiusa.
Lasciai che tutti i pensieri della sera prima venissero lavati via con lui.

Sospirai prima di chiudere gli occhi, lasciando che il getto d'acqua colpisse anche i miei capelli. Ad un tratto pure il bagnoschiuma sembrava prendersi gioco di me. Niente riusciva a coprire l'odore che avevo addosso. Era forte a tal punto da confonderlo con il mio senso di colpa, con la voglia che questo si fondesse con la mia pelle sperando che rimanesse dentro di me per sempre. Iniziai a sfregare la spugna contro di me e, senza accorgermene, sentii la pelle indolenzirsi. Forse così l'odore se ne sarebbe andato e l'amore per Edoardo avrebbe fatto ritorno. Forse avrei potuto dimenticare quella notte passata ad immaginarmi tra le braccia di un altro. Abbassai gli occhi trovando la pelle arrossata prima di chiudere l'acqua.

Afferrai l'asciugamano e me lo avvolsi intorno al corpo dopo essermi asciugata il viso. Mi posizionai di fronte allo specchio e permisi alle ultime gocce di acqua di sciacquare via ogni tormento. Ciò che non riuscì a fare l'acqua, lo fece il trucco: il correttore sotto agli occhi nascose la stanchezza che provavo da giorni.

La stanchezza che provavo da tempo.

Conoscevo bene Jun, o almeno, credevo di conoscerlo. Il Jun che conoscevo io non si sarebbe mai fatto ingannare da un po' di trucco, si sarebbe accorto che qualcosa non andava e sarebbe andato in fondo al problema convinto che parlarne e stare sdraiati a letto a mangiare ramen avrebbe risolto tutto. Il Jun che conoscevo non avrebbe mai lasciato perdere i miei occhi stanchi.

Ripensandoci, probabilmente non era così.

Una sagoma oscura si insediò dentro di me quasi come a destarmi da quei ricordi felici; La forma indefinita mi guardò con pietà ricordandomi il giorno in cui Jun smise di credere in ciò che potevamo essere. Il giorno in cui mi pregava di lasciarlo, lo stesso in cui egoisticamente mi ero appesa ad una speranza che solo io vedevo.
Giurai di aver sentito la sagoma parlare con tono vuoto e sibilante ed io rabbrividii rimanendo inerme di fronte allo specchio.

"Forse non l'hai mai conosciuto, dopotutto."

Non permisi alle lacrime di rovinare la messa in scena di un volto felice, quando presi il coraggio di uscire dalla camera degli ospiti per tornare in quella che avevo condiviso per anni con Edoardo. L'uomo che avrei voluto amare.
Avrei dovuto.

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