❀ Guarire

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8 Aprile 2032

"Io non ci voglio credere che hai pensato anche per un momento di preferire Light a L." Francesca mi colpì con il cuscino dopo averle confessato quello che lei definiva  un affronto. Scoppiai a ridere senza sosta, colpendola a mia volta.
"L'idea che ha all'inizio ha senso, ma poi riesce a rovinare tutto." Rivelai con un sorriso. L'idea di voler liberare il mondo da tutti i criminali aveva un non so che di allettante e utopico, ma il fatto che una persona soltanto avesse il potere di decidere il destino di un'altra grazie ad un quaderno maledetto non mi rendeva tranquilla. D'altra parte, il potere ne ha sempre richiamato altro e poi altro ancora senza render nessuno felice.

"Ti stai estraniando. Un'altra volta." Francesca si sedette a gambe incrociate di fronte a me. "A cosa pensi?" Le sorrisi sinceramente scuotendo la testa. "A niente. Solo a quanta inventiva ci possa essere dietro alle menti dei giapponesi, tutto qui." Mi strinsi tra le spalle. "Voglio dire guarda questi cartoni"

Mi rimproverai mentalmente per aver pensato a Jun. Lui avrebbe assottigliato lo sguardo e avrebbe stillato una lista sul perché non potessi chiamare Death Note un cartone animato. Io avrei ascoltato ogni singola parola perché così ero fatta e alla fine lui si sarebbe interrotto per accarezzarmi le labbra.

"E' l'unico anime che tu abbia mai visto, Sam."
"In realtà ne ho visti un altro paio. E qualche Jdrama, se conta." Alzai il dito indice prima di scoppiare a ridere.
"Giusto." Mi sorrise consapevole di dove volessi andare a parare.

Francesca era stata così gentile da trasferirsi con me in modo da smezzare le spese tra affitto e bollette. Era stata l'unico punto da dove avevo voluto iniziare e l'unica che non mi avrebbe giudicata per quanto successo l'anno precedente. Erano pochi quelli disposti a non giudicare le donne sposate che decidevano di riprendersi la propria indipendenza perché legate da un legame che era sempre un po' troppo.

Lei non mi faceva mai sentire sbagliata. Ero esattamente dove dovevo essere. Sapeva quanto fosse significato per me Jun e sapeva quanto mi fossi sentita in colpa a chiedere il divorzio a Edoardo ed iniziare una nuova vita lasciandomi alle spalle una vita stretta e infelice che mi seguiva da tempo come un'ombra.

Non parlavamo mai di Jun, anche se moriva dalla voglia di chiedermi di più. Ogni tanto ci provava ed io la guardavo di sbieco o da sopra gli occhiali come a rimproverarla e lei alzava le mani in segno di resa mimando di cucirsi la bocca. La verità è che non c'era molto da dire.

Dopo quella sera non sentii più niente: nessun messaggio, nessuna chiamata. Qualcosa, però, mi diceva di doverne essere grata. D'altra parte, stava facendo esattamente quello che avrei dovuto fare io. Stava, in qualche modo, rendendo la pillola più facile da digerire. Ed io sapevo quanto gli costasse. Un tempo, avevo fatto lo stesso.

Così in quei mesi, mentre aspettavo un suo messaggio, iniziai ad andare in palestra, poi al cinema, tornai al sushi solo per chiedere la salsa teriyaki ricordandone il sapore senza piangere e iniziai ad indossare gonne un po' più strette cercando di apprezzare le mie curve. Nessun messaggio arrivò ma io continuai a vivere, aspettandolo tra una pausa e l'altra.

La prima volta in cui non aspettai un suo messaggio fu il primo giorno in cui tornai al mare dopo anni in cui me ne ero tenuta alla larga per la salsedine che rovina i capelli e gli occhi indiscreti delle persone sul mio corpo mai perfetto. Mai come si aspettavano.

Certo, ci ero tornata in Inverno, ma era un passo avanti. E così passarono i minuti, le ore, i giorni. Lui non si fece sentire ed io non feci che ringraziarlo.

"Cosa ti va di mangiare stasera?" Chiese Francesca dalla cucina dopo aver messo in pausa l'ennesima puntata di Death Note. "Dovremmo andare a fare la spesa,Sam."
"Ci accontenteremo di Just Eat stasera, C. Non mi va di andare al supermercato." Dissi intonando un lamento susseguito da un roteare degli occhi.
"E va bene." Urlò dalla cucina.

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