❀ Foglie

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13 Settembre 2021

Jun pov

La calda estate di quell'anno giunse ad un termine accogliendo la stagione che, più di tutte, mi rendeva più malinconico e pensieroso del solito. Le giornate avevano preso ad accorciarsi e le foglie sugli alberi ingiallirono e, cadendo,  rendevano l'atmosfera così... precaria.

Mi sforzavo di non pensare, di credere che tutto andasse bene, ma più lo facevo più sentivo l'angoscia insidiarsi dentro di me. Forse era per quello che non sopportavo l'autunno.

Le foglie sugli alberi che sembravano guardarmi dall'alto con aria di superiorità, altro non erano che la metafora della mia vita. Un giorno pieno di energie, in grado di spalancare ogni porta e di abbattere ogni muro;  il giorno successivo incatenato ai miei stessi pensieri dentro alla gabbia che la mia mente costruiva giorno dopo giorno, bisognoso di qualcuno che spostasse quei mattoni per me. Un giorno in cima al ramo più alto, un giorno dimenticato e spazzato via.

"E poi vorrei anche.." Samantha aveva assottigliato lo sguardo, le sopracciglia aggrottate quando le vidi comparire sul volto la preoccupazione che era diventata sempre più presente nei suoi occhi quando mi guardava. "Stai bene? Sembri preoccupato."

Sentii un forte senso di colpa, ma finsi un sorriso. Non avrei sopportato quello sguardo su di me ancora un minuto. Allargai gli occhi e con la voce più finta che riuscissi a fare cercai di tranquillizzarla. Sembrò funzionare, ma la pesantezza che avevo sul petto non accennò ad andarsene.

"Vorrei salire sulla ruota panoramica, ti va?" Gli occhi le tornarono a brillare e per un attimo sembrava avessero illuminato anche un accenno di sorriso che si nascondeva dietro la mia espressione seria. La guardai, poi guardai la ruota dal basso verso l'alto ed annuii debolmente. Lei fece un piccolo salto sul posto e si voltò per andare a prendere i biglietti. Mi fece cenno di seguirla dentro ad una delle vetture ed io la seguii con un mezzo sorriso sulle labbra. Non ebbi il coraggio di dirle che in quel momento mi sentivo come una stupida foglia caduta e presto dimenticata che cercava inutilmente di riattaccarsi al suo ramo.

Mentre la ruota panoramica iniziò a girare portando le vetture sempre più in alto, io stavo silenziosamente lottando con i miei pensieri che minacciavano di rovinare il momento magico che stavo vivendo.

Samantha stava guardando fuori dal finestrino tenendoci una mano sopra quasi potesse toccare ciò che era fuori. Aveva l'espressione di una bambina: un misto tra serenità e meraviglia ed io non potei far altro che continuare a guardarla con un sorriso sulle labbra.

Una volta arrivati al punto più alto, la ruota si fermò lasciando sospese le vetture a mezz'aria e, con esse, anche noi. Continuava a guardare fuori dal finestrino mentre io la accarezzavo con lo sguardo, a distanza.

Sapevo che si sarebbe consumata a cercare di rimettere insieme i pezzi perché Sam era fatta così. Era sempre pronta ad aiutare gli altri, anche coloro che non lo meritavano affatto. La vidi sfiorare il vetro di nuovo prima di stringersi nella giacca di Jeans. Cercò di stringersi il più possibile ed io, colto da un'improvvisa voglia di averla vicino, la presi per mano dimenticandomi della promessa di tenerla lontana.

Spostò gli occhi dal vetro e li portò sulle nostre mani intrecciate, aveva un sorriso stampato sul volto e le sopracciglia leggermente innalzate mi fecero capire quanto non si aspettasse quel gesto.

"Ho freddo."
Sapevo perfettamente cosa stava facendo. Quel contatto non sarebbe stato sufficiente, la mia mano non era sufficiente, ma alzarmi per stringerla avrebbe calpestato del tutto la promessa quindi feci quello che mi riusciva meglio in quel periodo.

"Avresti dovuto mettere una giacca più pesante."
L'ampio sorriso che aveva sulle labbra venne sostituito da un mezzo ghigno imbarazzato e l'angoscia mi colpì come un pugno in pieno stomaco.

Più lei tentava di spostare le macerie, più io innalzavo nuovi muri.  E più mi sentivo in colpa e non all'altezza, più lei si mostrava comprensiva a punto tale da farmi credere un mostro. Non la sopportavo a volte, odiavo la sua bontà e la sua presenza. O forse odiavo me stesso, ma dare la colpa a lei era più semplice. Dare la colpa ai suoi pregi per difendere i miei difetti, questo era quello in cui ero bravo.

La guardai di nuovo con le labbra socchiuse. Deglutii e decisi di alzarmi dalla mia seduta per mettermi in ginocchio davanti a lei.

"Jun che cosa stai-" Scosse la testa guardandosi intorno. Io le portai due dita sotto al mento spingendola a guardarmi.

"Stammi a sentire." Aveva gli occhi puntati nei miei quando poggiai la fronte sulla sua tenendole una mano dietro la nuca. Lei non rispose, ma aspettò che finissi di parlare. "Non permettere mai a nessuno di parlarti in questo modo. Nemmeno a me." Cercai di controllare il tono della mia voce, ma nonostante questo, gli occhi iniziarono a tremarmi. Mi alzai e lentamente mi sedetti accanto a lei, alzando il braccio per permetterle di accoccolarsi a me. Strinsi il braccio intorno al suo corpo e per un momento ebbi la sensazione di essere in grado di proteggerla, riuscendo a tenere fuori tutti i pensieri che non riguardassero lei.

"Posso farti una domanda?" Le poggiai il mento sulla testa prima di mugugnare in risposta.
"Come mai mi hai rivolto la parola quella volta in classe?"
"Che vuoi dire?"
"Non ti fidi di nessuno."

Quella domanda era quella che temevo di più perché io stesso non ero in grado di dare una risposta. L'unica cosa che sapevo per certo era che avevo bisogno del libro e che nessuno si era mai degnato di rispondermi in facoltà, tanto meno farmi un favore. Sam riuscì ad andare oltre e questo mi fece venire voglia di avvicinarmi sempre di più, di provare a mostrarle la mia parte migliore e c'ero quasi riuscito.

Se solo non ci avessi tenuto tanto.

"Non mi fido di tutti." Dissi stringendole la mano un po' più forte prima di sentire di nuovo il suono della sua voce accompagnata dai suoi occhi marroni fissi nei miei.

"Ne vale la pena?"
"Non sarei qui se non ne valesse la pena, Sam."

La guardai negli occhi e tutto tacque.
Non ero abbastanza per lei, mi sentivo inferiore e per questo incapace di offrirle la felicità che meritava, ma in quel momento non permisi a niente di tutto questo di intralciare ciò che potevamo ancora essere noi. Accorciai la distanza tra noi e le fissai le labbra prima di avventarmi su esse più bisognoso più che mai.

La mia mano si insidiò tra i suoi capelli stringendoli dolcemente facendole fare un piccolo gemito strozzato nella mia bocca. Sorrisi, ma continuai a baciarla fin quando lei si allontanò poggiando la sua fronte alla mia per sussurrare. "Credo che la corsa sia finita."

Mi guardai intorno e mi resi conto che la ruota panoramica aveva terminato il suo giro ed era tornata giù. Feci un solo cenno di assenso per farla uscire quando le afferrai il braccio per farla voltare. Finì contro il mio petto e lei rimase immobile.

"Jun." Sussurrò il mio nome come se fosse una supplica quando le presi il viso con entrambe le mani soffiandole sulle labbra.

"Urusai." Sussurrai rauco prima di leccarmi le labbra per fare un mezzo sorriso e baciarla di nuovo.

Dimenticai tutta l'angoscia non appena le nostre labbra si sfiorarono e mi ricordai di godere di quell'istante di effimera felicità, nonostante le foglie che cadevano.

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