"Elisabeth svegliati." Disse una voce famigliare.
Alzai lo sguardo e vidi Wrath seduto sul mio letto, accanto a me.
"Cosa vuoi?" Gli chiesi bruscamente.
"È ora. Devi chiamare tuo padre e dirgli di venire qui." Disse Wrath in tono serio.
"Scordatelo, non lo farò mai." Dissi mettendomi a sedere. Guardai il cuscino dietro di me e notai una macchia scura, avevo pianto tutta la notte.
"Se non glielo dirai tu glielo dirò io e li farò preoccupare molto."
Lo guardai serrando gli occhi. Non potevo credere che mi stava veramente minacciando.
"Ok." Dissi velocemente e a bassa voce, ma lui mi sentì comunque e accennò a un piccolo sorriso. Si alzò e andò via.
Mi alzai dal letto e andai a fare colazione. In cucina trovai Fabian alle prese con il tostapane.
"Sti dannati aggeggi! Li fanno sempre più complicati." Disse smanettando il tostapane. Mi guardò come per chiedermi aiuto ma io lo ignorai. Presi una mela la mangiai velocemente e tornai in camera mia.
Lessi per qualche ora, poi qualcuno mi chiamò.
"Elisabeth!" Disse una voce roca e profonda. Quando uscii dalla mia camera per vedere chi era rimasi piuttosto sorpresa, il re mi stava chiamando per nome, quella era la prima volta che accadeva.
"Segui Wrath, è il momento di chiamare Paul." Disse per poi andarsene. Wrath mi raggiunse sulle scale e mi accompagnò in camera sua.
"Userai il mio telefono." Disse tanto per dire, che per cominciare a fare una vera conversazione. Lo guardai mentre apriva la porta della sua camera e mi faceva segno di entrare. Camminavo lentamente e con le braccia incrociate sul petto. Sapevo già cosa avrei detto a papà, non mi importavano le conseguenze, mi importava solo che lui stesse al sicuro.
"Ti ricordi il numero a memoria?" Mi chiese Wrath avvicinandosi a una scrivania con sopra uno di quei telefoni antichi.
"No." Mentii.
"Bene, per fortuna che esistono gli elenchi telefonici." Disse facendomi un ampio sorriso.
Sussurrai un "dannazione" ma lui non mi sentii.
Fece il numero e mentre aspettava che qualcuno rispondesse mi guardava con aria severa.
"Prova a fare qualche cazzata e giuro che te ne pentirai." Disse dopo un po'.
"Tranquillo." Dissi con un tono un po' troppo agitato. Mio padre non rispondeva, per me era un sollievo enorme.
"Senti... Quando parlerò con mio papà puoi gentilmente uscire dalla camera?" Chiesi cercando di fare un sorriso angelico.
"Uhm... Ok." Disse con un po' di insicurezza. Stava richiamando mio padre per la quinta o sesta volta e finalmente rispose.
"Pronto, sono il signor Paul Huston, chi parla?" Sentii dire dall'altra parte del telefono mentre Wrath mi passava la cornetta.
"Sono io, papà." Dissi con un po' di tristezza nella voce. Wrath intanto si era seduto sul letto e mi guardava. Gli feci cenno con la mano di uscire, lui alzò gli occhi al cielo e uscì richiudendosi la porta alle spalle.
"O mio dio Elisabeth! Dove sei!? Ti abbiamo cercata per delle settimane! Siamo tutti molto preoccupati!" Disse mio papà quasi urlando. Era felice, pensai.
"Papà per favore non venire dove sono io, non credere a nessuno che ti chiama e ti dice che sa dove sono. Ti preg..." Non riuscii a finire la frase perchè Wrath mi aveva preso la cornetta dalle mani e mi aveva spinta sul letto. Chiuse la telefonata con mio papà e si avvicinò a me con aria arrabbiata.
"Che diavolo stavi facendo!?" Mi chiese lui appoggiando le mani ai lati della mia testa. Era sopra di me, le mie gambe penzolavano giù dal letto e la sua possente figura torreggiava sopra di me.
"Lo stavo avvertendo, vi ho detto che non collaborerò mai con voi!" Dissi guardando con disprezzo Wrath. Era davvero arrabbiato, bastava semplicemente guardarlo negli occhi per capire la sua ira. Mi prese per il braccio e mi strattonò.
"Ora tu vieni con me." Disse mentre mi dimenavo per liberarmi dalla sua presa. Riuscii a liberarmi ma non feci in tempo a fare un passo che mi aveva già afferrata per i fianchi e tirata sulle sue spalle come se fossi un sacco di patate.
"Mettimi giù!" Urlai mentre gli prendevo a pugni la schiena, ma era inutile, era molto più forte di me. Mi trascinò giù per le scale, andò in una parte della casa che non avevo mai visto. Era molto strana, c'era un lungo corridoio senza porte, era molto buio e le poche luci che lo illuminavano erano delle piccole lanterne, come se quella parte della casa si fisse bloccata nel 1800. In fondo al corridoio c'era una porta in legno, ed era lì che si stava dirigendo Wrath a grandi passi.
"Mettimi giù!" Urlai mentre mi dimenavo.
Stranamente lui mi mise giù e mi afferrò per un braccio. La sua stretta mi sembrava una morsa, credevo che a momenti il braccio si sarebbe tagliato in due da quanto era forte la sua presa. Mi trascinò verso la porta e bussò delicatamente.
"Padre...?" Disse mentre apriva la porta.
"Che succede Wrath?" Chiese il Re alzando un sopracciglio. Notai la sua espressione quando mi vide, era un misto tra curiosità e delusione, forse sapeva quello che avevo combinato.
"La nostra piccola prigioniera ha deciso di rovinarci il piano." Disse Wrath spingendomi verso la scrivania del Re.
Quella stanza era esattamente come il corridoio, sembrava venire dal 1800. Era fatta interamente di legno, non c'erano fotografie ma dipinti. Un camino non molto grande era situato a destra della scrivania del Re. Non c'erano finestre e l'aria era molto viziata e pesante, quasi non riuscivo a respirare.
"Lo so, ho ascoltato la telefonata." Disse lui, annoiato.
"Cosa!?" Dissi io in tono arrabbiato.
"Hai sentito bene, ho ascoltato la telefonata." Disse il Re. Wrath lo stava guardando sorpreso, sicuramente non si aspettava che lo sapesse già.
"Che cosa hai intenzione di fare padre?" Chiese Wrath.
"Ho già mandato qualcuno a fare delle ricerche sulla tua famiglia, Elisabeth, visto il tuo mancato rispetto per le nostre decisioni abbiamo deciso di non prelevare solo tuo padre, ma bensì, tutta la famiglia." Disse appoggiando sulla scrivania la penna con cui fino ad un attimo fa stava giocherellando.
"Non potete farlo!" Urlai.
"Certo che possiamo, tu non hai rispettato la nostra richiesta, perchè noi dobbiamo rispettare la tua?" Disse in tono superiore.
"Stronzo." Sussurrai cercando di non farmi sentire, ma a quanto pare Wrath mi sentì e anche il Re.
"È ora che torniate nella vostra stanza." Disse il Re in tono brusco.
Wrath mi afferrò per il braccio e mi trascinò fuori dallo studio del Re.
"Che ti è saltato in mente piccola sgualdrinella?!" Mi chiese lui avvicinando la sua bocca al mio orecchio. Ne rimasi disgustata, come poteva dirmi quelle cose dopo che gli avevo donato la mia verginità?! Come si permetteva di chiamarmi sgualdrinella!?
"Sgualdrinella!? Voi volete uccidere la mia famiglia e non vi aspettate che mi ribelli?! Siete tutti così stupidi!" Sbraitai. Wrath sorrise, fu un sorriso freddo, distaccato, non lo avevo mai visto sorridere così. Mi vennero i brividi. Ma non disse niente. Si limitò a stringermi ancora più forte il braccio e a trascinarmi di forza nella mia camera. Ero davvero esausta. Non potevo credere a quello che stava succedendo, la mia vita era stata completamente sconvolta. Volevo piangere, ma non ci riuscivo. Avevo pianto talmente tanto che le mie lacrime si erano completamente esaurite. Così rimasi tutta la notte sdraiata sul letto con la gola in fiamme e gli occhi asciutti.
STAI LEGGENDO
Rapita dalla mia vita.
RomanceCosa succede se un cattivo ragazzo e un bravo ragazzo rapiscono una ragazza e si innamorano di lei? Chi riuscirà a conquistarla?