Capitolo 16

92 7 0
                                    

Dan tornò a casa alle undici passate. Dopo aver lanciato un cenno al ragazzo moro, era salito in macchina e aveva vagato per le strade di città fino a quando si era deciso di rientrare. Aveva cercato di pensare a qualcosa, ma il suo cervello era troppo sconvolto dai fatti della serata per riflettere in modo coerente. La sua ragazza gli aveva mentito, su questo non c'erano dubbi.

C'erano dubbi su tutto il resto, però. Il nome, i trucchi che si serviva per non farsi scoprire... E, soprattutto, quanta volontà d'animo utilizzava per fare quello che faceva? Come poteva una persona normale fare una cosa del genere?

«Ma cosa ha fatto esattamente?» si disse a voce alta mentre entrava in casa.

«Scusa?» domandò il padre, scalzo, a qualche metro da lui, appena uscito dal bagno.

«Come?» fece Dan, osservando il padre.

Lui lo scrutò attentamente, notando che il figlio sembrava aver perso qualcosa. "La luce negli occhi" pensò, dopo qualche altro secondo. "Come quando ha visto Danielle... cosa ti è successo, figliolo?" Non lo disse a voce alta, e scrollò le spalle.

Dan lo superò, lanciando un'occhiata veloce alla cucina, dove vide tre tazze di caffè sul tavolo. Con chi avevano cenato? Vide la madre voltargli le spalle di scatto ed entrò in camera sua, chiudendo la porta a chiave, togliendosi i vestiti di dosso e sedendosi nel letto. Ma era troppo nervoso per restare fermo.

Cominciò a camminare su e giù per la stanza, tirando calci al letto quando gli passava accanto. L, coricata sulla sedia, lo osservò camminare senza emettere alcun suono. Aveva captato che c'era qualcosa che non andava ed era meglio non avvicinarsi al padrone. Di solito, Dan entrava e la riempiva di coccole finché non si decideva a studiare o a leggere.

«Siamo un branco di coglioni...» disse, a bassa voce, fermandosi e guardando il suo riflesso nello specchio dell'armadio, incrociando i suoi occhi verdi stanchi. «La lascio, non me ne frega un cazzo, la lascio e la mando a quel paese...»

Si sedette sul letto mordendosi la mano, impedendosi di urlare. Poco dopo la morte della sorella, si era messo a urlare nella sua camera, e i suoi vicini - gente per bene che comprendeva il dolore vivido della famiglia Morrison - li aveva denunciati per rumori molesti. Dan aveva pagato la multa vendendo alcuni dei suoi videogiochi preferiti, e si era deciso a non strillare più, perché sapeva che la volta successiva avrebbe dovuto vendere le mutande o il proprio corpo.

Osservò il mucchietto di vestiti sparsi per terra, e si alzò in piedi per calciarli. La prima cosa che colpì furono il cellulare nella tasca dei jeans e le chiavi della macchina. Li ignorò, continuando a sfogare in silenzio la sua rabbia, e alla fine si convinse di aver fatto abbastanza. Si risedette, afferrò i vestiti e li lanciò sulla sedia, dove L scese miagolando forte.

Ripescò il cellulare dalla tasca e controllò che non si fosse rotto, poi lo abbandonò sul comodino senza più farsi ingannare da quel volto sorridente e abbronzato. Le chiavi della macchina le posò con cura sul comodino, poi trovò un pezzo di carta spiegazzato e lo aprì, senza pensarci.

Chris Simons, telefono 104.944024513, via Silvestrini n.445

All'improvviso ricordò quando il giocatore di basket della Green Park gli aveva teso quel bigliettino. Per prendersi la responsabilità delle spese dentistiche di Jordan Black. Guardò il numero e l'indirizzo, e decise di andarlo a trovare, presto, per parlare.

Avevano tante cose di cui discutere. Si domandò come sarebbe riuscito a entrare in contatto con l'altro ragazzo, ma la soluzione arrivò presto.

Prese il cellulare, che impiegò più tempo del solito ad accedere alla rubrica. Scaraventò il telefono sul muro, poi andò al computer e lo accese, aspettando. Cinque minuti dopo vagava su Facebook, cercando una sua vecchia amica tra i trecentosessantadue che aveva, senza trovarla. Era da quasi nove mesi che non entrava più sul Social Network, e non si stupì di avere ottanta messaggi, cento richieste di amicizia e qualche centinaia di notifiche.

Tre x LeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora