Capitolo 21

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Il silenzio che seguì le parole di Chris li fece vergognare ancora di più. Per tutti quei mesi, avevano creduto di essere gli unici per lei, di essere gli unici ad amarla... e credevano - poveri illusi! - che lei provasse lo stesso.

Senza rendersene conto, cominciarono, a turno, a raccontare di alcuni appuntamenti in cui lei era arrivata in ritardo, quando aveva la luna storta per qualche motivo di cui nessuno era a conoscenza, e ne discussero per quasi un'ora.

«Alla partita di ieri.» mormorò Alan, dopo un po', mentre le tessere del puzzle cominciavano ad incastrarsi alla perfezione. «Mi ha detto che aiutava a studiare una sua amica, e poi veniva...»

«A me ha detto che doveva stare a casa dalla sorella malata.» disse Chris, fumando una sigaretta.

«Mi ha detto che doveva lavorare.» borbottò Dan, anche lui fumando. «Probabilmente non è nemmeno vero, che lavora.»

«Lei mi diceva che andava in una scuola nel centro città.» disse Alan, osservando il fumo che saliva sul soffitto.

«Lavora e studia, per me. Cos'altro potrebbe fare tutto il giorno?» domandò Chris, forse più a sé stesso che agli altri due.

Avevano tante cose da raccontarsi, ma non riuscivano a farlo. Erano pur sempre tre estranei, e non conoscevano nulla degli altri. Ad un certo punto, Dan schiacciò con rabbia la sua sigaretta nel posacenere e ne accese un'altra, mentre un pensiero si insinuava nella sua testa con forza bruta.

«Nel pomeriggio la chiamo e la lascio.» si decise a dire, il cuore a mille, il pensiero rivolto a tutti quei pomeriggi in cui lui l'aveva amata a lungo.

«Non puoi farlo.» rispose immediatamente Chris, spegnendo la sua. «Non puoi lasciarla. Non possiamo lasciarla.»

«Perché no?» fece Dan, tremando appena. «Perché non la posso lasciare? In fin dei conti, lei mi sta tradendo da più tempo di voi... e io non voglio continuare a stare con lei sapendo quello che so.»

«È questo il punto, Dan.» disse calmo il biondo, osservando il volto agitato del rosso. «Tu non dovresti sapere queste cose. E nemmeno io, e neanche Alan. Noi non dovremo sapere niente di questa storia.»

«E vuoi ignorarla e andare avanti?» chiese Alan, guardandolo. «Io... io non credo che riuscirei a continuare a stare con lei sapendo che... non è mia. Non riuscirei più a baciarla. Non riuscirei più a far l'amore con lei.»

«Ma lo dobbiamo fare.» Chris si alzò in piedi, arrivò al frigo e lo aprì, prendendo una birra. La aprì senza sforzo, ne bevve una sorsata e la passò agli altri due, che storsero il naso. «Oh, andiamo. Bevete. Mi pare che bere dalla stessa bottiglia sia l'ultimo dei nostri pensieri.»

Alan arrossì e bevve un sorso, sentendolo all'inizio bruciare nello stomaco. La birra non gli era mai piaciuta. Prese un pezzo di panino avanzato e lo mangiò, mentre Dan borbottava: «Questa cosa della birra potevi risparmiartela.»

«Scusa, non ho potuto farne a meno.» Chris si mise a ridere e si sedette. Osservò le facce scure degli altri due. «Ragazzi, dobbiamo ridere di tutta questa faccenda...»

«Se ti piace essere preso per il culo, allora puoi ridere.» scattò Dan, aggressivo.

«Se non ridiamo, cosa potremo fare? Piangere e ucciderci? Ragazzi, siamo giovani, c'è altra carne la fuori, dobbiamo lasciar perdere questa storia...» Chris diceva questo solo per allontanare il dolore che lo aveva punto in petto durante la notte. Di nuovo aveva donato il suo cuore ad una ragazza, e di nuovo era stato fregato. Se non fossero stati presenti quei due ragazzi, probabilmente Chris sarebbe scoppiato a piangere.

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