Capitolo 22

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Non stavano risolvendo niente, lì. Facevano solo qualche chiacchierata. Chris se ne rese conto quando piombarono nel silenzio più assoluto. Aveva tante cose da dirgli, voleva che tutti e tre si decidessero di farla pagare a Dana, di costringerla a farle provare la vergogna che provavano loro tre, scoprendo ciò che sapevano. Non dovevano lasciarla almeno fino a quando non avessero avuto la loro vendetta.

Pensò al padre. Magari era quello che lui stava facendo. Stava cercando di vendicarsi degli ultimi dieci anni di tradimenti della moglie. Forse cercava di riprendersi da una vita passata a voler bene una bambina di cui si notava benissimo la poca somiglianza con lui...

Voleva la vendetta, tutto qui. Che male c'era? Lei e Sharon si erano prese gioco di lui per mesi, e ora voleva fargliela pagare, almeno all'ultima. Per Sharon era troppo tardi, ormai, e quando l'aveva lasciata era stato troppo stupido e troppo ragazzino da pensare ad altro che non fossero i suoi sentimenti abbattuti. Suo padre lo aveva aiutato come poteva, ma Chris non era riuscito a superare Sharon fino a quando non era arrivata Missy, che per lui rappresentava una nuova speranza d'amore, in quanto più grande, più adulta. Ma non era cambiato niente.

E tra i due ragazzi presenti nella stanza, lui era quello che meno doveva soffrire: quando Missy era giunta da lui, lei si frequentava già con Dan e Alan. Fosse stato presente un quarto ragazzo, probabilmente avrebbe potuto registrare come suoi quei sentimenti che lentamente gli stavano crescendo nel corpo.

Mentre Alan si alzava in piedi e cominciava a guardarsi un po' in giro, annoiato, Chris si decise a parlare.

«Dobbiamo fargliela pagare.»

«Come?» chiese Dan, che non stava pensando ad altro che a quello. Una tiepida vendetta.

«Non so come...» Chris guardò Alan, che stava ammirando dei dipinti di paesaggi di mare sulle pareti. «Deve pagarla. Chi c'è lo dice che noi tre siamo gli unici, poi?»

«Non per difenderla o altro...» mormorò Alan, voltandosi a guardarlo. «Ma vi rendete conto che... Dana deve avere qualche serio problema, vero? Non so come fosse con voi, ma con me si comportava sempre in un certo modo... quando le ho detto che preferivo che si legasse i capelli, non è mancato un giorno in cui non li avesse legati. Però, credo, in risposta a ciò, lei amasse il basket come una vera sportiva... Non so a quante partite abbia mai partecipato, ma giovedì scorso, ad esempio, è tornata a casa con i colori della mia scuola addosso... e lei non frequenta la mia scuola.»

Dan non seppe cosa replicare.

«Una volta che avremo risolto questa faccenda...» Alan abbassò lo sguardo su un cassetto chiuso. «Credo che dovremo mandarla da un buon psichiatra. Sempre che non si scopi anche quello...»

Alan si inchinò e tirò il cassetto. Chris lo tenne d'occhio, bevendo. Dan prese il suo pacchetto di sigarette e se lo rigirò nella mano, pensando a Beth. Con lui si comportava in modo fantastico. Ripensò a tutte quelle volte che avevano fatto l'amore. Guardò Alan e Chris e gli venne il voltastomaco al pensiero che gli era appena entrato in testa: fare l'amore con lei, baciarla, accarezzarla, era come stare con quei due ragazzi. Di sicuro, le cose che lei gli faceva per farsi perdonare, non erano una sua esclusiva...

«Uao!»

Alan si tirò su rigirandosi in mano una canna. Chris la osservò confuso, domandosi da quanto tempo si trovasse lì. Forse dal compleanno di Todd, quando lui, Alicia e altri amici erano andati lì a festeggiare. C'era stata così tanta roba che non aveva avuto il tempo di controllare, dopo, se fosse avanzato qualcosa.

«È tua?» domandò Alan girandosi verso Chris.

«Forse...» Chris sorrise. «Al compleanno del mio amico c'era un casino che non puoi nemmeno immaginare.»

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