Beth gli rivolgeva sempre grandi sorrisi, e Dan era ormai certo di essersi innamorato della giovane ragazza dai capelli biondi e dalla pelle color miele. Ne era certo perché pensava a lei tutti i giorni, e non faceva altro. Non aveva intenzione di parlarne con i genitori, di sicuro lo avrebbero fatto sentire in colpa perché stava proseguendo con la sua vita.
Ne parlò al telefono con Jordan per ore, non sentendo affatto il tono furioso dell'amico, che aveva altre cose da fare che stare al telefono con lui e parlare di Beth. L'amore gli faceva sentire solo quello che voleva udire.
Un pomeriggio di dicembre, Dan si ritrovò di fronte un negozio con le decorazioni natalizie, mano nella mano con Beth. Osservò quei pini sempreverde, le luci colorate, gli addobbi, e si rese conto per la prima volta che quello sarebbe stata la prima festa importante senza Danielle.
«Cos'hai, tesoro?» gli domandò Beth, avvertendo la sua rigidità.
«Non ho niente...» rispose lui a denti stretti, riprendendo a camminare, indebolito dai pensieri che gli tornavano alla mente.
Pensò quanto fosse strano accorgersi del Natale dalla vetrina di un comunissimo negozio. Di solito, si svegliava al mattino con tutte le decorazioni appese per la casa, i suoi pigiami scuri sostituiti da quelli rossi simili al vestito di Babbo Natale, e per tutto il mese di dicembre trovava sempre un biscotto a forma di albero nel suo pranzo di scuola.
Quell'anno non si era accorto del Natale, e sapeva perché. Era sempre stata Danielle a fare tutte quelle cose meravigliose. La loro madre era impegnata con i bambini dell'asilo e le riunioni con i genitori, e il padre lo vedevano raramente quando c'erano delle cause che richiedevano la sua più piena attenzione.
Furioso con il mondo, Dan lasciò la mano di Beth e cominciò a camminare più veloce. Salì su un tram, lasciando lei a rincorrerlo, e a gridargli dietro. Ignorò le occhiate degli altri passeggeri e si chiese perché non fosse morto lui. Forse era meglio sopportare la propria morte che quella della sorella.
Dan scese quattro fermate dopo, da solo, e andò a rifugiarsi nei giardini abbandonati, di cui lui e la sorella avevano fatto la propria base militare assieme a Sylvia Chambers per quasi sei anni, prima che Sylvia cascasse malamente dalla scala dello scivolo rompendosi una caviglia. Da allora, non vi erano mai più tornati, anche perché le loro vite erano cambiate, ma Dan sapeva che Danielle andava lì quando si sentiva sola, isolata dal mondo, come spesso le capitava, senza avere mai il coraggio di parlarne con nessuno, persino con il proprio gemello. Dan lo sapeva perché succedeva anche a lui.
Dan scavalcò i cancelli che tenevano chiuso l'asilo e andò a sedersi sull'unica panchina sopravvissuta ai vandali. Osservò i giochi, che per anni lo avevano reso felice con le due donne che più amava in assoluto. Guardò lo scivolo, osservò divertito il gradino di legno mancante delle scale, quello che Danielle aveva staccato per salvare un uccellino incastrato.
Cominciò a piangere, fregandosene di tutte le persone che potevano apparire in quel momento. Non riusciva a capire perché la Morte avesse preso lei, così bella, così pura, così semplice. Lui, a differenza di lei, non si sentiva così. Si considerava la parte cattiva della sorella, e anche lui, come la madre, sebbene lei non glielo avesse mai detto chiaramente, pensava che se fosse morto alla nascita, Danielle adolescente non sarebbe stata investita.
Una tragedia del genere non può capitare due volte nella stessa famiglia, no?
Quando aveva scoperto che alla nascita stava rischiando di morire soffocato, Dan non era mai parso stupito. Sapeva che poteva capitare ai bambini, soprattutto ai gemelli, e aveva sempre sospettato che quel segno alla sua nascita, cioè la sua quasi morte, avesse spinto il destino a fargli capitare cose felici fino all'otto agosto del 2010. Aveva sempre sperato che lui e Danielle avrebbero condiviso anche la data di morte.
Dan sentì un suono di passi alle sue spalle, ma non si voltò a guardare. Sentì un gemito femminile mentre scavalcava il cancello e non guardò fino a quando non sentì una mano che sfiorava la sua.
«Perché sei scappato così?» domandò piano Beth, osservandolo attentamente.
Dan non riuscì a rispondere. Lei lo abbracciò e lo lasciò singhiozzare fino a quando non si sentì meglio. Il rosso si asciugò le lacrime senza guardarla, poi si alzò e si avvicinò allo scivolo. Vide l'iniziale sua e della sorella intagliata malamente da una Sylvia di otto anni con le chiavi di casa. Beth lo seguì e gli fece scivolare la mano nella sua.
«Oh, Dan...» sussurrò Beth, baciandolo delicatamente sul collo. «Credo che dovresti...»
«Dacci un taglio.» mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli. Era da settimane che lei gli diceva di andare da uno psicologo, di andare a farsi aiutare. Lui non voleva andare, si considerava normale. Piangeva di rado e solamente quando il ricordo della sorella gli tornava alla mente con ferocia.
Beth non disse altro. Guardò Dan, pronta a riabbracciarlo quando lo avrebbe rivisto giù. Il ragazzo osservò l'intagliatura nel legno e sospirò.
«Venivo sempre qui con mia sorella.» le disse Dan, senza guardarla. «Io e Dani... eravamo sempre qui a giocare. Lei faceva il soldato buono e io quello cattivo... vinceva sempre lei, con le pistole ad acqua. Questo era il suo posto preferito, il suo rifugio, la nostra base segreta.»
Dan guardò Beth con un sorriso spento. «Penso sempre che dovrei essere io quello morto.»
«Smettila, non dirlo.» disse la bionda, inorridita. «Non dirlo più, Daniel, sul serio.»
«Dovevo morire io quel pomeriggio di agosto...»
Beth gli tirò uno schiaffo. Lui si appoggiò contro il legno sospirando, guardandola. «A volte me la ricordi.» sorrise Dan, passandosi una mano sulla guancia. «Soprattutto quando mi schiaffeggi in faccia.»
Lei lo abbracciò, affondandogli la testa nel petto, baciandogli la maglietta. Lui la strinse a sé, baciandola forte sulle labbra, poi lui si arrampicò nella casetta e si sedette. Beth lo seguì, per non perderlo d'occhio. Dan si guardò attorno desolato, ritornando al tempo dei suoi sette anni, quando lui e la sorella avevano messo piede in quel parco giochi per la prima volta.
Beth, osservando i suoi occhi, si rese conto che Dan aveva bisogno di aiuto. Doveva parlare con qualcuno del suo dolore, qualcuno che poteva dargli una mano. Lei non si tirava mai indietro, gli parlava volentieri e spesso, ma lui non osava mai tirar fuori l'argomento più importante.
«Danny, per favore, mi puoi ascoltare?» mormorò Beth, implorante.
Il rosso si voltò a guardarla e la baciò di nuovo. Poi, spinto dal dolore e dalla voglia di un po' di conforto, la fece coricare lì sul legno della casetta e cominciò a spogliarla lentamente. Lei non lo fermò, sperando che il sesso potesse aiutarlo.
Quando lui ebbe finito, lei gli sedette in braccio baciandolo, e lo osservò mentre si accendeva una sigaretta e la guardava.
«Come ti è sembrato?» le chiese, nervoso. Era riuscito appena a sfiorare i cinque minuti. Jordan gli faceva descrizioni ben dettagliate della sua durata.
«Meglio di quanto mi aspettassi.» rispose lei, sorridente, rivestendosi e passandogli i vestiti.
«Scusami, Beth... forse volevi un letto per la nostra prima volta insieme?»
«Oh, Dan, non importa, davvero. Sono felice di averlo fatto con te. È stato molto meglio della mia prima volta, e allora ero in un letto.»
Dan rise e, guardandola, pensò di amarla davvero.
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Tre x Lei
RomanceQuesta è la storia di Dan, Alan e Chris. Tutti e tre hanno alle spalle una vita lunga e difficile, ognuno di loro nasconde dei segreti. Non si conoscono, si incontrano per la prima volta in un bar dopo una partita di basket tra le loro scuole. Non h...