Capitolo 19: Che Bella Ragazza

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3 anni prima…

(ATTENZIONE, SCENA AMBIENTATA NEL PASSATO, DUNQUE CHUUYA NON CONOSCE ANCORA DAZAI, E QUEST'ULTIMO NON È PRESENTE NEL FRAMMENTO DI RICORDO.....NEL PROSSIMO CAPITOLO SI TORNERÀ NEL PRESENTE!)

Fuori faceva freddissimo, e il bianco aveva dominato la città, rendendola candida in ogni punto, a partire dai tetti delle case, per poi finire alle stradine più nascoste. Tutto, ormai, era stato avvolto e coperto dalla fredda neve della città.
Le persone andavano in giro bardate e coperte, così tanto da non riconoscersi più tra loro, e i loro cani non riuscivano nemmeno a lasciare la loro morbida cuccetta nel salone della calda casa, a causa del freddo pungente.
In una casa, in centro città, viveva una famiglia, che quella mattina si stava preparando per iniziare la nuova giornata, ogni componente in modo diverso.
Erano in 5, in totale, tra cui mamma, papa’, figlio e figlia e un altro ragazzo.

Sì, quest’ultimo non faceva parte di quella famiglia, biologicamente parlando, ma 7 anni prima era stato adottato, in seguito alla morte dei genitori causata da un incidente.
Tutti lo trattavano come un vero componente, e veniva chiamato persino fratello dai due figli degli adulti. Gli volevano bene, gli donavano amore, e cercavano di comare quel vuoto dentro di lui che tanto lo distruggeva.

Quella mattina, il ragazzo era nella sua camera da letto, e dormiva, molto stanco, sotto le caldissime e morbidissime coperte sopra al proprio letto di legno.
Ancora una volta, avrebbe rischiato di arrivare tardi a scuola.
Su, diciamocelo, chi davvero si sarebbe svegliato da un sonno così profondo, al caldo, per andare in una vera e propria bufera al di fuori, e per poi finire sulla sedia di un banco freddo e duro, a scuola, a spaccarsi il cervello con informazioni talmente inutili che sarebbe riuscito a dimenticare 5 minuti dopo? Di certo, NON LUI!

Si rannicchiò in una posizione fetale, con i capelli arancioni davanti agli occhi, respirando silenziosamente. Sotto quelle coperte, si sentiva protetto, nessuno lo avrebbe fatto arrabbiare o lo avrebbe ferito.

Lì, finalmente, il suo potere sarebbe rimasto solo un ricordo.

La sua abilità, lui, la odiava. Gli dava solo problemi su problemi, ed era quasi certo che un giorno il suo potere sarebbe diventato molto distruttivo.
Non aveva ancora imparato a controllarlo, e, seppur si limitasse a cambiare la forza di attrazione verso il centro della Terra di ciò che toccava, nei momenti di rabbia, era molto difficile che facesse tornare tutto come prima.

Più che altro, non sapeva come fare! Quel potere lo aveva da tanto, sì, ma più o meno fino a 10 anni non sapeva neppure di possederlo.
Il problema vero, era che esso era collegato al suo stato d’animo, dunque, quando l’ira divampava dentro il rosso, l’abilità andava di conseguenza, e si salvi chi può!

L’unica speranza era quella vecchia professoressa della scuola che aveva quell’irritante abilità dell’annullare i poteri, dunque ogni volta che la situazione peggiorava, chiamavano lei. Davvero scocciante, e nel momento in cui toccava il ragazzo, tutte le energie di quest’ultimo si dileguavano nel nulla, lasciandolo privo di forze.

Ad un certo punto, una voce ovattata fece il suo ingresso nel suo campo uditivo. Era una voce familiare, e sembrava essere maschile. Maschile, ed insistente.

<<Chuuya…Dai, svegliati, Chuuuyaaaaa!!!>>

Il rosso subì un scrollata che lo fece sussultare, ma era ancora avvolto dal calore, e non si sarebbe mai alzato.

<<Chuuu!!! Arriverai tardi, muoviti!>>

Ora la voce, il ragazzo, l’aveva riconosciuta: era quella di Poqi, suo fratello adottivo più grande di lui di qualche anno. Chuuya continuava a venir scollato, ma nulla da fare.

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