Capitolo 25: Iniziamo? (pt. 2)

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Giappone, Yokohama.

3 anni prima...

La luce passava distrattamente tra quelle foglie che erano le responsabili della vita stessa degli alberi che a loro volta le avevano create e fatte crescere.
Così belle, vispe, grandi e verdi nelle stagioni più calde e che pian piano andavano incontro alla loro morte nei mesi più freddi che si alternavano ogni anno.
Era un processo. Bisognava che fosse così.
Esse vivevano per qualche periodo di tempo, per poi iniziare a raggrinzirsi e a perdere colore, fino a che il picciolo non fosse completamente secco e si potessero finalmente staccare da quel piccolo ramo che fino a poco prima donava loro il nutrimento passante per le loro piccole e strette venature.

Si lasciavano andare, volteggiando liberamente nell'aria autunnale e ricadendo al suolo con rumori impercettibili, per poi rimanere immobili, finché il passaggio di qualche essere vivente capacitato di muoversi non le schiacciasse, o fin quando non fosse arrivato quel leggero venticello pungente che le avrebbe fatte danzare nuovamente in quell'aria che già preannunciava il freddo.

Per ogni foglia era così. Un semplice processo a dir poco inevitabile.
Un destino.
Esso è ciò di cui sono segnate fin dalla loro nascita: la morte.
Come ogni essere vivente, del resto. Nessuno su questa Terra è immortale e mai lo sarà, e prima si accetta il fatto che un giorno toccherà anche ad uno di noi, più in pace si vivrà con se stessi. Non aveva senso temere la morte, né tanto meno cercare di evitarla. Era impossibile, nessuno ha mai avuto e mai avrà scampo da essa.

Non era da vedere in senso negativo, però. Essa segna il passaggio dal mondo al quale appartenevamo ad uno nuovo, che in realtà per noi è ben conosciuto. Le nostre anime, prima di andare all'interno di un corpo, vivevano lì.
Un mondo diverso di cui non abbiamo memoria, e mai ne avremo, senza contare il fatto che coloro che lo raggiungono nuovamente, non possono più avere rapporti con i vivi.
Per questo esso rappresenta l'ignoto.
Qualcosa che noi non conosciamo e per cui di conseguenza abbiamo timore e paranoie.

È brutto morire? Probabilmente no, ma io non posso di certo darvene la conferma. E chi potrebbe? Questa è la rappresentazione del fatto che ognuno di noi compirà questo viaggio da solo, chi prima e chi dopo.

A quanto pare per queste foglie la loro ora sembrava già esser giunta, e alcune ancora si libravano con eleganza ed estrema leggerezza in una brezza quasi confortevole.

Molte di esse emettevano rumori secchi sotto i loro passi che riempivano il silenzio insieme agli altri rumori del parco.

Camminavano tranquillamente, quasi non stessero per fare quello che in realtà era un loro dovere.

Non c'erano persone in giro, se non qualche bimbo che ogni tanto sbucava dal nulla con la sua lunga sciarpa e si buttava in un mucchio di foglie secche precedentemente ammucchiate da addetti alla pulizia del posto; non che servisse a molto, dato che ormai ne erano cadute il doppio sulla strada pulita. In seguito, tornava dai genitori in lontananza, ridendo e lasciando che i corpi morti e leggerissimi gli si impigliassero tra i morbidi e colorati vestitini.

Ognuno dei due guardava distrattamente quella scena, concentrandosi piuttosto sui propri pensieri.

""Hai paura di morire?"" il più alto tra i due si ripeteva sempre la domanda che gli ponevano, ormai da anni.
Aveva sempre risposto di no, che non ne aveva.
Mai ne aveva avuta e non ce n'era il motivo di provarne.

La morte era solo un semplice passaggio fino ad un posto di sicuro migliore e scoperto da ogni difetto e pregiudizio umano, diverso dal mondo terrestre.

☘︎𖣔 𝑻𝒆𝒂𝒄𝒉 𝑴𝒆 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆~  𝕊𝕠𝕦𝕜𝕠𝕜𝕦 𖣔☘︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora