Capitolo 18: Quell'aiuto

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I raggi del sole illuminavano ormai tutta la città, accendendola e riempiendola di colori.

Già, il giorno prima, infatti, era stato Carnevale, e ormai tutte le strade e le vie erano piene di coriandoli e stelle filanti che evidenziavano il fatto che il giorno prima ci fosse stata una grandissima folla che festeggiava l’evento.

Bambini, ragazzi, adulti e anziani. Tutti riuniti per divertirsi insieme e per regalarsi una giornata di colori.
Quella mattina, tutti esausti, si svegliavano tardi e ricominciavano piano piano la loro semplice e monotona vita grigia, priva di colori, ma, fino al loro risveglio, tutto rimaneva immobile, e la quiete (disturbata solo dagli uccellini) regnava in santa pace.

Che giornata, che era stata. Per quasi tutti era stata memorabile, ricchissima di gioia e letizia, per altri era stata…speciale.

Sì, speciale, ma in un altro senso.
Per due ragazzi in particolare, era stato un inferno. Quella giornata sarebbe stata ricordata solo come un brutto incubo che aveva lasciato sulle loro pelli le cicatrici della battaglia combattuta durante il pomeriggio.

Ne erano usciti vittoriosi, con la ritirata del nemico, ma al tempo stesso incapaci di muoversi e stanchissimi.

Erano finiti a combattere in un vicolo nascosto alle persone, dunque nessuno aveva visto o sentito nulla, a causa anche dei festeggiamenti poco più in là che nel mentre andavano avanti imperterriti.
Loro erano rimasti lì, contro il muro, esausti, addormentati in una notte stranamente più fredda del solito, con le loro cicatrici portanti sangue ormai coagulato. Loro erano sopravvissuti, al Carnevale.

Altro che festeggiamenti inutili e senza motivazione precisa…

Il rosso era finito coll’addormentarsi sulla spalla del moro, e, durante la notte, tale posizione non cambiò.
Dazai aveva sentito, la sera prima, il ragazzo più basso che si appoggiava a lui, e non lo aveva respinto.
Che motivo avrebbe avuto?
Inoltre, anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito, visto che non aveva energie.

La sua ferita sulla spalla era ancora aperta, ma le bende avevano fermato il flusso del sangue, non facendo morire Dazai di emorragia (come sicuramente quest’ultimo avrebbe voluto..).
Il suo viso era ancora rigato di sangue, con un graffio con ormai una piccola crosticina che era prova del fatto che un’arma lo avesse colpito, seppur di striscio…la sua camicia era sporca di sangue, e la giacca che portava all’inizio del giorno prima era ora avvolta attorno al ragazzo dai capelli rossi affianco a lui, il quale non se la passava tanto meglio.
Ormai, la sua ferita alla gamba si era quasi chiusa, ma gli faceva ancora male, e, visto che la sera prima si era privato delle bende che portava attorno ad essa per donarle alla ferita più importante dell’amico, era riuscito a vedere che il punto critico sulla gamba era anche sfumato di un viola intenso. In quel momento era rabbrividito.

Chuuya aveva inoltre molti ciuffi spettinati in fronte, che gli coprivano l’occhio sinistro.
Lo stesso valeva per il moro, che già di suo non era pettinato, ma in quel momento era decisamente peggio.

Un raggio di luce andò ad illuminargli la palpebra, e, quest’ultima, di malavoglia, si aprì stancamente.
Ci mise un attimo per mettere a fuoco ciò che era presente attorno a lui, e sentiva una pressione sulla spalla destra non indifferente.
Girò leggermente la testa e vide una capigliatura arancione di un ragazzo rannicchiato contro di lui. Lo riconobbe all’istante, ovviamente
...ecco il nanetto....

Posò una mano sulla sua testolina, e gli scompigliò con poca delicatezza i capelli, nell’intento di svegliarlo.
Il rosso alzò subito la testa, facendo incontrare i suoi occhi azzurrissimi con quelli scuri del moro.
Si fissarono un istante, e Dazai gli sorrise amichevolmente. Lui non ricambiò affatto, soprattutto nel momento in cui vide in che posa ridicola erano.

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