VI - Roukan

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Sono contento per quei due. Anche io non vedo l'ora di poter dare una notizia come questa al mondo intero.
Qualcuno bussa alla porta interrompendo i miei pensieri.
«Avanti.» Dico io in risposta e dalla porta spunta Evelyn con due piatti.
«Vi ho portato la cena.» La poggia sul comodino accanto a Luke. Il suo sguardo si ferma subito su di lui che volta lo sguardo impaurito.
Non capisco il perché di questo suo atteggiamento, quando l'ho incontrato non era così, era sulle sue questo si ma rispondeva a tono.
«Grazie mille Evelyn.- Continua a guardare Luke facendomi capire che vuole essere presentata, anche se non so quanto sia una buona idea, lo faccio lo stesso, perché so quanto mia sorella possa essere testarda.- Evelyn lui è Luke, Luke lei è Evelyn mia sorella.»
L'omega ha girato lo sguardo verso di lei sempre con occhi bassi.
«Piacere di conoscerti Luke. Sono felice di poterti incontrare. Sai quando mio fratello è tornato a casa con un lupacchiotto siamo rimasti tutti sbalorditi, normalmente la cerimonia sarebbe dovuta avvenire davanti a tutto il branco... »
«Basta Evelyn.- Dico imperativo interrompendo mia sorella. - Adesso che l'hai conosciuto credo che tu possa andare.»
«Ma...»
«Niente ma. Luke non è ancora pronto per farsi conoscere, ha bisogno di riprendersi e di riposare come si deve.»
«Hai ragione. Quando puoi per favore potresti raggiungermi in camera vorrei parlarti.»
«Va bene, adesso vai.»
Esce dalla camera e guardo di nuovo il mio Omega. Da quando ha mutato in umano è la prima volta che lo guardo attentamente, ha la pelle rosa chiaro e priva d'imperfezioni, i capelli bianchi come il suo manto in forma di lupo e i suoi occhi azzurro ghiaccio mi tengono incatenato a lui. Non è molto alto ma mi sono sempre piaciute le persone più basse di me. Il suo fisico è fin troppo magro e questo mi preoccupa parecchio ma scommetto che in poco tempo si rimetterà e tornerà in forze.
«Che ne dici di mangiare qualcosa? - Prendo uno dei piatti portati da mia sorella e glielo do in mano. - Oggi per cena abbiamo del buonissimo pollo con patate al forno.»
Lo guarda con la bava alla bocca e sposta continuamente lo sguardo da me al piatto, capisco subito che è una muta richiesta di permesso per mangiare. Io annuisco e lui prende il cosciotto di pollo con le mani e inizia a mangiare con gusto, in poco tempo ha svuotato il piatto davanti a se.
«Vedo che ti è piaciuto.»
«Si»
Sentire la sua voce mi riempie di gioia.
«Hai ancora fame?»
«No, sto bene così.»
Finalmente sono riuscito ad avere una specie di conversazione.
«Adesso che hai mangiato come ti senti?»
«Va meglio... - Sposta continuamente il suo sguardo come se volesse dirmi qualcosa. Si prende un po' di coraggio e parla. - Vorrei provare a mettermi in piedi.»
Gli levo il piatto dalle mani rimettendolo dov'era prima e gli porgo le mani, lui titubante si mette seduto sul letto con le gambe a penzoloni. Prende le mie mani in modo da avere un appoggio, sono tiepide e questo piccolo contatto mi trasmette serenità, come se tutto fosse al suo posto. In un momento di coraggio appoggia un piede per terra e subito dopo anche l'altro, poi mette tutto il peso del corpo su di essi e riesce a stare. Lo incoraggio a fare qualche passo e lui segue i miei movimenti. Alzo lo sguardo fino al suo volto che è rivolto verso il basso per guardare i suoi risultati e quando lo rialza guarda me e ha la gioia negli occhi. Una gioia che non si può spiegare a parole. Io al solo guardarlo non posso far altro che essere la persona più felice esistente in questo momento. Ma dopo qualche passo cede e io lo prendo prima che possa cadere al suolo.
«Va bene, credo che sia un buon risultato vista la situazione, non pensi?»
Lo guardo con un sorriso in volto.
«Io credo di si.»
Lo aiuto a rimettersi a letto.
«Che ne pensi di parlarmi un po' di te e se vuoi poi io ti parlo di me.»
Assume un'espressione malinconica e posso solo immaginare cosa ha dovuto passare in quanto Omega.
«Non fraintendere, non è che non voglio. È che... non è facile»
«Posso capire, non ti voglio forzare. Quando vorrai io ti ascolterò e se proprio non vuoi parlare con me puoi parlare con Mark, sai lui è un medico ed è anche uno psicologo e posso assicurarti che è una persona leale e onesta e sa mantenere i segreti soprattutto quelli professionali.»
«Ho capito... »
«Credo di aver notato la tua avversione per i medici.»
«Già, diciamo che non mi sono mai piaciuti.»
Sospiro «Va bene, allora che ne pensi di parlare di noi.»
«Noi?»
«Si, credo che anche tu abbia capito cosa è accaduto.»
«Parli dell'imprinting.»
«Esatto, l'ho avuto non appena i tuoi occhi ghiacciati si sono scontrati con i miei.»
Arrossisce per il complimento e credo che lo farò spesso visto quanto è dolce.
«Pensavo che fosse a senso a unico, io al contrario l'ho capito un pochino dopo.»
«Non so perché ma la cosa non mi stupisce.» Dico ridacchiando.
«Non prendermi in giro.»
Risponde infastidito girando il capo dall'altro lato con la faccia imbronciata. È un amore.
«Comunque non appena Mark dirà che puoi uscire da qui ti farò vedere la stanza che ti ho assegnato. So che abbiamo avuto l'imprinting e che siamo mate ma ci conosciamo da pochissimo e non voglio affrettare le cose. Soprattutto non voglio fare qualcosa che possa metterti a disagio o in difficoltà.»
«Gr...graz...ie, lo apprezzo.»
«Adesso vado, ho del lavoro da fare. Ti lascio riposare. Tra un po' dovrebbe arrivare Mark per vedere come stai. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere aiuto.»
Chiudo la porta alle mie spalle e vado nella stanza di mia sorella per vedere cosa vuole da me. Ma neanche il tempo di fare due passi che me la ritrovo davanti.
«Allora, di cosa volevi parlarmi?»
«Posso sapere cosa ti succede?»
«Assolutamente niente, perché me lo chiedi?»
«Ti ricordo che tutti ti hanno visto arrivare con lui e si chiedono chi sia e ti comporti anche in modo strano.»
«Appena avrà il permesso di Mark di uscire dall'infermeria lo presenterò al branco come si deve e quando sarà pronto diremo a tutti chi è in realtà.»
«E chi sarebbe in realtà?»
«Scommetto che lo capirai da sola.»
«Come vuoi.»
Si volta e se ne va lasciandomi da solo in corridoio. Sospiro.
Quella di oggi è stata una giornata pesante, meglio che vada a riposare.

Storia di un'OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora