VII -Luke

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Finalmente solo. Quando ero nel mio vecchio branco stare solo era la normalità e quando non ero solo ero in compagnia di persone che mi usavano in ogni modo possibile, il solo pensiero mi rabbrividisce. Anche se negli ultimi tempi l'Alpha mi teneva per se.
Inizio a tremare e ripenso a tutto quello che ho dovuto passare dagli abusi alla schiavitù in generale, quando i miei genitori erano ancora vivi andava tutto bene, loro mi proteggevano nonostante tutto, ma dopo la loro morte tutto è andato a rotoli. Le lacrime iniziano a scorrere incontrollate sul mio viso. 
«e...ke...Luke»
Una voce distoglie la mia attenzione dai miei pensieri ma solo per un secondo, sono talmente perso da tutto quello che ho in testa che non riesco a calmarmi. Mi volto di nuovo verso la voce e mi rendo conto che adesso qualcuno mi sta scuotendo con forza e in qualche modo riesco a tornare alla realtà.
«Luke, mi senti? - Sento in modo confuso.- Devi calmarti. Respira con calma, fai respiri profondi, come me. - Sento che sta facendo dei grandi respiri e io tremante con il volto ricolmo di lacrime lo imito.- Bravo così.»
Continuiamo per un bel po' finché sento che la situazione è migliorata, ho smesso di piangere e tremare, e solo adesso capisco che ho tenuto gli occhi chiusi. Li apro così da capire chi è che mi sta aiutando e capisco subito dai suoi inconfondibili occhi verdi e capelli lunghi che si tratta di Mark. 
«G...Gra...Grazie.» Dico balbettando 
«Va meglio? - Annuisco titubante. - Ne sono felice. Adesso se posso chiedere, cosa ti ha portato a questo?»
Distolgo lo sguardo che era puntato sui suoi occhi. Non voglio parlare a nessuno del mio passato, non voglio che gli altri pensino che sono una puttana o altro.
«Ho capito,- Sospira.- non vuoi per parlarne, tranquillo abbiamo tutto il tempo, quando vorrai sarò disposto ad ascoltare.»
Lui non sa che questa non è la prima volta che succede, però è la prima volta che riesco a risolvere prima che arrivi il peggio. Continuo a spostare lo sguardo dalle mie mani ai suoi occhi.
«Sai almeno cos'haiavuto?»
In realtà me lo sono sempre chiesto ma non ho mai avuto l'occasione di scoprirlo e non avendo mai avuto nessuno vicino con problematiche simili e non essendo mai uscito dalle terre del branco non l'ho mai scoperto. C'è da dire che non potevo di fare niente senza il permesso dell'Alpha.
«No»
«Vuoi saperlo? - Annuisco convinto. - Quello che hai avuto viene chiamato attacco di panico e ogni persona lo manifesta in modo diverso, alcuni lo hanno in modo più violento e altri in modo più leggero ma non è mai da prendere sotto gamba, perché può portare a cose ben più gravi. - Continuo a guardarlo con occhi curiosi. - Vuoi sapere si cura? - Annuisco di nuovo. - Ci sono tanti step da superare e uno di questi è accettare se stessi e affrontare il proprio passato. - Come si suol dire facile a dirsi difficile a farsi. Sospiro. - Capisco che non è facile aprirsi soprattutto con chi conosci appena, ma credo che ti farebbe bene alleggerirti le spalle.»
«No. - Rispondo imperativo, spaventandolo. - Appena si scoprisse che... - Le lacrime minacciano nuovamente di uscire ma non riesco a fare niente per impedirlo. - Non sopporterei di essere trattato in quel modo di nuovo.»
«Di questo non devi preoccuparti, Roukan non permetterebbe mai una cosa del genere soprattutto a te, qualunque fosse il trattamento che ti riservavano.»
Chissà cosa avrebbe pensato Roukan del suo passato e del fatto che io non sono più...
Stanco dei miei pensieri mi alzo dal letto reggendomi a mala pena in piedi, attirando ancora di più l'attenzione del dottorino. Incomincio a togliermi tutte le cosa che ho addosso: flebo ecc... Ma Mark mi ferma, provo a lottare ma non riesco per via della mia debolezza. 
«Ehi, che fai?»
«Non posso restare, devo andarmene.»
«Prima calmati e poi ne parliamo.»
«No, io non posso restare qui»
«Se posso chiedere, dove vorresti andare?»
«Io, non lo so.»
Distolgo la mia attenzione da lui. In questo momento vorrei solo scappare da tutto e tutti.
Mi dirigo verso la porta ma il dottorino mi blocca la strada.
«Non sei nelle condizioni di fare niente - So bene che ha ragione, ma come ho già detto non posso restare. Non voglio che lui mi rifiuti non lo sopporterei e prevenire è meglio che curare. - Vieni, seguimi.»
Prende la mia mano trascinandomi fuori dalla stanza, attraversiamo tutto il corridoio dritto per dritto fino ad arrivare in uno splendido giardino pieno di fiori dai colori vivaci e qualche albero qua e là. Ad attirare la mia più totale attenzione è una maestosa quercia e senza pensarci più di tanto mi ci avvicino per poi sedermi con la schiena poggiata sul suo tronco. 
«Questo è il posto che più adoro di tutta la villa, quando ho bisogno di stare solo e in pace è qui che mi rifugio.»
«Non hai tutti i torti è un luogo che trasmette serenità e ormai erano anni che non ne avevo.»
Mi guarda con occhi dolci e con passi lenti si avvicina e si siede al mio fianco. 
«Sai quando avevo sette anni mio padre lasciò mia madre e il branco perché non accettava di avere un figlio maschio omega, non è stato facile, per anni mi sono dato la colpa di tutto ma mia madre è sempre stata orgogliosa di me e dopo essere diventato medico è arrivato William nella mia vita e tutto è migliorato alla stragrande. Pensa che ancora non gli ho detto che diventerà nonna e già immagino la sua reazione.»
Dice l'ultima frase ridacchiando. Anche lui ha passato momenti difficili e li ha superati al meglio delle sue possibilità ma io non sono come lui. 
«Mi dispiace per tuo padre.»
«Non farlo, non è colpa tua.»
«Lo so, ma non è nemmeno tua, nessuno scegliere se nascere Alpha, Omega o quel che è.»
«Hai ragione, e lo stesso discorso vale anche per te.»
Mi incupisco, ormai non riesco a farne a meno. Nella mia vita dopo la morte dei miei genitori niente è andato per il verso giusto, forse l'aver incontrato Roukan è un segno del destino che mi sta dicendo che finalmente posso godermi un minimo di serenità, ma le mie paure continuano a tormentarmi in qualunque momento. 
«I miei genitori mi amavano con tutto il cuore e andava tutto bene. Combatterono durante la guerra per i confini e rimasi solo per giorni, se non di più... a darmi la notizia fu il nuovo Alpha, mi diede quella notizia con la cattiveria negli occhi. Il nuovo capobranco è il figlio di quello precedente e posso dire con sicurezza che non gli piaceva nessuno, in particolare la mia famiglia e di conseguenza nemmeno io. Quindi in questo caso il mio problema non è stata la mancanza di affetto da parte dei genitori ma tutto quello che successe dopo la loro morte e non è una cosa che racconterò così facilmente come ho fatto con questa storia.»
«Tempo al tempo, anche se sono contento che tu mi abbia già detto così tanto. Questo è un primo passo. - Le parole sono uscite da sole, è stato tutto automatico. Sono stremato, è stata fin troppo difficile questa giornata e chissà che ore sono. - È arrivato il momento di rientrare sono le 21.00 passate.»
Annuisco stanco, vedo Mark alzarsi e porgermi la mano per aiutarmi ad alzarmi ma nel frattempo i miei occhi si sono già chiusi.

Storia di un'OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora