XVIII - Luke

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«Hai ascoltato il mio consiglio.»
«Ancora tu? Chi sei?»
Di nuovo la voce del sogno. Era un po' che non si faceva sentire.
«Forse un giorno te lo dirò, ma non é ancora il momento.»
Che nervi!
«Almeno dimmi cosa vuoi da me.»
«Questo non posso dirti nemmeno questo. Però se mi darai ascolto andrà tutto per il verso giusto.»
«E se non volessi?»
Mi stava facendo salire il nervoso. Che mi dica cosa vuole così che possa lasciarmi in pace.
«Sarebbe meglio non scoprirlo. Comunque sono qui per dirti che Jasper ti cerca. Ha scoperto dove ti trovi e che porti in grembo suo figlio.»
«No...non può...»
Stringo le braccia sulla pancia.
«Ha già avvisato il branco dove ti stai rifugiando.»
Non posso crederci. Non voglio tornare da lui. É anche vero che non posso permettere una guerra tra branchi per un motivo così futile. Con Roukan, Mark e William sto bene e si meritano un futuro felice soprattutto ora che Mark aspetta un cucciolo. Prima però devo scoprire se sta dicendo la verità e per farlo devo parlare con Roukan.
La prima cosa che noto quando mi sveglio é che sono in infermeria, di nuovo.
«Buona sera. Hai dormito per un paio d'ore, ma ne avevi bisogno.»
«Mark?»
Cerco il mio amico. Mi fa strano chiamarlo così ma ormai noi due siamo amici. Ma di lui non c'é traccia. Mi hanno lasciato solo con lui.
«É con il suo compagno. Siamo solo io e te. - Questa cosa non mi piace per niente. - Comunque tu e il cucciolo state bene anche se avete rischiato. Per fortuna ha retto il tuo stress ma per il futuro evita, non fa bene a nessuno dei due. Hai rischiato di perderlo.»
Perderlo? No, io... non posso perderlo. Non anche lui.
«Non posso... io...»
Ho le mani strette al mio grembo.
«Ehi, tranquillo, state bene... entrambi. Non c é bisogno di agitarsi.» Dice avvicinandosi a me per poi accarezzarmi i capelli. Questo é un gesto che mi ha sempre rilassato, che mi ha sempre fatto sentire al sicuro e protetto. Mio padre lo faceva sempre quando ero triste o impaurito. Grazie a questo suo gesto sono riuscito a calmarmi, mi chiedo come abbia saputo che le carezze sulla testa mi fanno questo effetto.
«Ti va di fare un giro? Mi piacerebbe visitare la villa ma da solo ho paura di perdermi di quanto è grande.»
La sua voce è gentile, però non mi convince. È da quando è arrivato che ho una strana sensazione, come se nascondesse qualcosa. Sospiro sconfitto. Non voglio stare solo e non voglio rimanere qui dentro un minuto di più. Però per quanto Asher non mi ispiri fiducia devo uscire di qui per cercare Roukan così da potergli parlare.
«Ok, se vuoi posso farti vedere il giardino.»
Mi alzo dal letto per andare verso la porta.
«Sono curioso di vederlo.» Afferma estasiato.
«Però voglio che tu sappia che non mi piaci per niente. Ho anche l'impressione che tu nasconda qualcosa.» La mia voce è minacciosa e seria. Abbasso la maniglia per uscire.
«Come hai fatto a capirlo? - Capire cosa? L'unica cosa che ho capito è che è un bugiardo. - Sai non mi aspettavo che avessi un così buon fiuto per le menzogne... Pensa che neanche il tuo Alpha ha capito che stavo recitando.»
«Tu...»
«Io cosa? »
«Tu dovresti essere amico di Mark...»
«È vero, su questo hai ragione. Lo siamo stati durante il college. Ma le cose cambiano. - Non ci credo... lui... alla fine sapevo che questa felicità non poteva durare. È sempre stato così. - Adesso le scelte sono due: uno, vieni con me senza fare storie o due, vieni con me con la forza. Decidi tu.»
«Se vengo con te prometti di non far del male a nessuno.»
«Mi dispiace ma è una cosa che non dipende da me.»
«Immaginavo.»
«Allora cosa scegli? - Il suo tono di voce è cattivo. Per quanto non mi stesse simpatico non avrei mai detto che fosse dalla parte di Jasper e soprattutto non l'avevo mai visto al suo fianco. Quindi non potevo riconoscerlo. - Visto che ci metti così tanto, decido io per te. Si torna a casa.»
No, no, non voglio. Apro la porta e provo a scappare mi blocca prendendomi per il polso e gemo per il dolore che mi procura la sua stretta ferrea.
«Io... Io non voglio.»
«Non fare i capricci, al branco sono tutti preoccupati.»
Continuo ad agitarmi e provo a urlare per attirare l'attenzione, ma le mie corde vocali non producono un singolo suono per la paura.
«Non devi agitarti, non puoi perdere anche questo piccolino. Jasper non ne sarebbe felice.»
«Come...?»
«Come lo so? Semplice Jasper mi ha detto tutto. E poi anche se probabilmente hai dei ricordi vaghi sono stato io e seguirti come medico.»
«No, me lo ricorderei.»
«Invece no, perché non ho mai agito in modo diretto, io davo le diagnosi e le cure, poi erano altri a somministrare e fare, a meno che non eri privo di coscienza solo in quel coso agivo io. Quando sei svenuto ti ho fatto tutte le visite di controllo. Per fortuna il piccolino ha retto bene al tuo stress, è forte, probabilmente è un'Alpha. - Stringe ancora di più la presa sul polso. Le lacrime iniziano ad uscire inevitabilmente. Mentre lui mi guarda impassibile, come se godesse del mio dolore. - Non fare così. - Mi avvicina a se e mi abbraccia forte. - Andrà bene. Ora torniamo.»
«Per favore, lasciami stare qui.» Lo prego, non voglio tornare lì, non lo sopporterei.
Le lacrime incontrollate rigano il mio volto. Mi guarda dritto negli occhi e io guardo i suoi dello stesso colore del cielo in tempesta.
«No. Jasper rivuole te e il suo cucciolo, dopotutto sarà l'erede del branco. Adesso fa la nanna. - Prende una siringa dalla tasca. A quanto pare aveva già tutto pronto per qualunque evenienza. - Se ti fa stare meglio saperlo ti ho iniettato un sonnifero ma stai tranquillo non farà male al piccoletto.»
Le sue parole sono sempre più lontane, faccio fatica a tenere gli occhi aperti e le ultime parole che pronuncio prima di sprofondare nel buio dei sogni è una preghiera alla Dea Luna.

Storia di un'OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora