•Ho Bigfoot come bodyguard•

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Apro gli occhi a fatica, avvertendo un inaspettato e insolito senso di stordimento. Metà della mia faccia è spiaccicata contro qualcosa di estremamente morbido e... bagnato. Qualcosa che dopo qualche istante identifico come un cuscino. Un cuscino rosso sangue un tantino umido, come se ci avessi sbavato sopra.
Mi esibisco in una smorfia di disgusto, mentre lascio scorrere lentamente il mio sguardo confuso verso l'ambiente circostante, proprio come un animale che scannerizza un nuovo habitat. Peccato che io sia destinata alla delusione, dato che vedo tutto sfocato. Non c'è da stupirsi, senza gli occhiali faccio concorrenza ad una talpa. Ho la bocca secca come quella di un vampiro rimasto a corto di sangue troppo a lungo, sul punto di essiccarsi, e la gola che mi prude come se qualcuno me la stesse solleticando con una piuma.

Le palpebre pesano un quintale e, come se non bastasse, sono quasi certa di avere subìto una mutazione. Ho il corpo pesante come se appartenesse a quello di uno spaventoso troll, e anche la testa non è da meno. Non mi stupirei di vedere i miei capelli rossi trasformati in viscidi serpenti come quelli di Medusa. Chissà se anche la sua testa peserebbe così tanto, se solo esistesse. Il mio pensiero è così stupido, che se non mi sentissi ancora più morta che viva, forse, mi deriderei da sola. Poi mi viene in mente che se fossi davvero Medusa avrei già potuto pietrificare quello stronzo di...

Mitchell.

Non appena il suo nome malvagio risuona nei meandri della mia mente malandata e confusa, un pericoloso campanello d'allarme mi porta a dischiudere le labbra e spalancare un po' di più le palpebre in un immediato e irrefrenabile stato di allarme, per quanto questo mi riesca difficile. La ragione si fa lentamente spazio tra la marea di ricordi confusi che mi si affacciano davanti all'anticamera del cervello. All'improvviso guardinga, divento pienamente consapevole di quello che è successo... Quando? Qualche ora fa? Un giorno fa? Due? Non ne ho idea, perché sono rimasta semi cosciente per un mucchio di tempo. Ho ricordi annebbiati più o meno dal momento in cui sono entrata in infermeria in poi, eppure quello che è avvenuto prima... Lo ricordo fin troppo bene. Purtroppo. Con una chiarezza limpida come acqua.

Con il cuore in gola, mi costringo a rimettere insieme i pezzi, gli occhi piantati sul soffitto che non vedo nitidamente. Una fitta pungente alla tempia mi fa imprecare, quindi mi trascino una mano sulla fronte cominciando a massaggiarla lentamente. Ho il braccio indolenzito, ma niente in confronto a questa mattina, o almeno credo i miei ricordi appartengano a non più di qualche ora fa. Il che significa che con un po' di fortuna sto guarendo.

Con un po' di fortuna e sfortuna, mi corregge una vocina fastidiosa dentro di me, mentre porta alla luce ricordi che avrei preferito di gran lunga rimuovere o seppellire come un cadavere.

Vincent ha colpito Mitchell. Anzi no, stava per colpire me, quando quest'ultimo è intervenuto, mi ha spinto via e si è preso un cazzotto in pieno viso al posto mio.

Il mio cuore accelera incontrollabile, cominciando a dare i numeri. Mi sale la bile in gola.

Tutta la scuola ha assistito alla scena, Lucinda compresa, il che significa che sono in un mare di guai. O meglio, in un universo di guai! Come spiegherò tutto quanto? Ho trovato una scusa credibile con Vincent, ma con Lucinda sarà tutto un altro paio di maniche. E, forse, in fin dei conti, nemmeno lui crede fino in fondo alla mia bufala. Come biasimarlo, dopo che Mitchell mi ha tormentata per anni? C'è da dire che il momento carico di tensione nel quale entrambi ci trovavamo non favoriva di certo una conversazione lucida tra di noi. Non avevo nemmeno avuto l'occasione per spiegarmi meglio, per rendere la mia scusa più credibile. Vincent non è di certo uno sciocco, quindi ormai deve avere avuto il tempo di metabolizzare l'accaduto, e insieme a questo anche la mia spiegazione. Potrebbe chiedersi come mai, all'improvviso, Mitchell mi abbia difesa e da quanto tempo le nostre madri siano amiche; potrebbe domandarsi se una conoscenza, seppur stretta, tra le due possa rivelarsi una ragione sufficiente perché uno come Jamie Mitchell, che non ha mai difeso così prontamente anima viva in vita sua, all'improvviso sia stato disposto a farlo proprio nei miei confronti, una ragazza che ha sempre detestato e umiliato. Eppure, nonostante la situazione estremamente difficoltosa, io sono Ashley, e Ashley trova sempre una soluzione. Potrei... Sì, potrei senz'altro fare leva sulla violenza fisica. Se il mio amico insisterà, gli dirò che neanch'io posso sapere con certezza cosa gli sia passato per la testa, ma che mi sono fatta un'idea di tutta la faccenda e che sono arrivata alla conclusione che Mitchell si sia subito un pugno in pieno volto al posto mio per il semplice fatto che nessun ragazzo, nemmeno il più pessimo e egoista, potrebbe permettere che qualcuno colpisca una ragazza. Poi potrei aggiungere che, magari, invece, l'ha fatto senza pensarci, che il suo è stato un semplice gesto dettato dall'istinto, appunto, che l'avrebbe fatto per qualunque ragazza gli si sarebbe potuta presentare di fronte. Sì, esatto! Sarà proprio su queste spiegazioni che mi aggrapperò disperatamente. E in particolare sull'ultima per giustificare il gesto di Mitchell con Lucinda. Spero solo che funzioni.

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