•Nella tana del figlio del diavolo•

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Questa giornata è iniziata splendidamente. Mi sono svegliata e già questo non è scontato, poi ho fatto una colazione degna di essere vissuta, ho fatto i miei bisogni in bagno e...
Forse sto entrando un po' troppo nei particolari.
Il punto è che sono entrata a scuola stranamente di buon umore. La sera prima ho telefonato alle mie amiche, intavolando una videochiamata di gruppo nella quale ho spiegato loro tutto quanto. A cominciare da mia madre che è entrata in camera mia di soppiatto, alla sua proposta di aiutare Mitchell. Anche loro, proprio come me, hanno trovato geniale la possibilità di fargli questa proposta. Non che avrei dato loro la possibilità di dissentire.
Ad ogni modo, io definirei la mia proposta come uno scambio equo.

Anche se il fatto di doverlo sopportare non rende niente di tutto ciò equo. Come sempre sarebbe lui a trarne vantaggio.

Oh, ma io non gli renderò il lavoro semplice.

Dunque, mi sono fatta coraggio e sono arrivata a scuola in anticipo per recarmi in segreteria e cambiare corso extra scolastico.
Mi viene male al cuore al pensiero che sto per rinunciare a scrittura creativa per fiondarmi alle dolorose ore di educazione fisica. Ma non ci sono altre alternative se vogliamo che il piano funzioni senza intoppi.
Io mi devo trasformare in una sportiva e lui in uno bravo scrittore. Ho la risata incastrata in gola a quella prospettiva. Me lo sono appena immaginata con gli occhiali e l'aria da intellettuale, mentre mi corregge qualche virgola.

Penso ci siano più probabilità che io cominci ad apprezzare le flessioni, sudare come se fossi una doccia umana e farmi urlare contro dal professor Barton.

Traggo un profondo sospiro una volta di fronte alla segreteria, cercando di farmi coraggio, mentre osservo in tacito silenzio l'interno della stanza nella quale sto per entrare. Storco il naso e picchietto nervosamente le dita contro la bretella del mio zaino, indugiando sulla soglia.

Pensa al risultato. Pensa alla soddisfazione che proverai non appena tutto questo sarà finito. Ruoto le spalle, prima avanti e poi indietro come incoraggiamento.

Muovo un passo avanti, determinata, ma poi mi blocco all'ultimo secondo.

Idea stupida. Idea molto stupida.

Allarme schizofrenia.

Forse mi sono fatta condizionare un po' troppo dai miei sentimenti di avversione nei confronti di quel babbano senza palle o dalle mie amiche sadiche. Deglutisco a vuoto per un lungo momento.

Sono ancora in tempo per cambiare il corso di questa storia assurda e bloccare tutto seduta stante.

Dovrei farlo?

Sono così sicura di volere mettere in pericolo la mia vita? Potrei dare una ragione in più a Mr Insensibile di torturarmi per il resto dei miei giorni.

Lo sta già facendo, mi ricorda però una vocina perfida nascosta da qualche parte sotto i miei capelli rossi. E proprio quando questa affermazione fa breccia nella mia mente, mi ricordo della cicatrice scalfita sulla mia fronte che soltanto in apparenza potrebbe sembrare simile a quella di Harry Potter. La stessa che copro da anni con la mia frangetta.
E, inutile dirlo, da piccola il primo a prendermi in giro e a dare inizio alle battute sul fatto che io fossi la sorella perduta di Harry Potter che non era stata accettata a Hogwarts era stato proprio il signorino Mitchell in questione. Il tutto seguito dal mio trauma per la cicatrice, che continuo a coprire per evitare domande o ulteriori battute idiote.

All'epoca dovevo essere molto stupida, visto che lo avevo persino coperto, dicendo a mia madre che un cane mi aveva morso sulla fronte.
Come lei ci abbia creduto, però resta tuttora un grande mistero anche per me. Forse il fatto che fossi una bambina dalla fervida immaginazione aveva aiutato.

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