Ho aspettato che fossero usciti tutti prima di rientrare nello spogliatoio per prendere quello che rimaneva del mio zaino. Sono rimasta a lungo a vagare all'aperto, a piangere, sperando che nessuno si accorgesse di me o che Georgia non venisse a cercarmi. Non mi piace ricevere la compassione degli altri o mostrarmi debole di fronte a qualcuno. Non sono una che piange spesso, ma tutto quello che voglio in momenti come questo è starmene da sola, in disparte da tutti e da tutto per sfogarmi, rimettere insieme i pezzi delle azioni che mi hanno portata fino a questo punto di esasperazione, rabbia e umiliazione e darmi un bel calcio nelle chiappe per andare oltre.
Cosa ho concluso?
Che il tutto è cominciato per colpa del figlio illegittimo del diavolo, la versione peggiore di Mr Hyde o della versione stronza del Cappellaio Matto. Chiamatelo come volete. Ma ancora prima di questo, tutto ha avuto inizio dalla proposta che ho accettato. Una stupida proposta insensata. Oltre ad avercela a morte con il soggetto da laboratorio in questione, sono furiosa anche con me stessa. Non avrei dovuto incoraggiare Lucy ed Amy in questo piano folle. E poi, ad ogni modo, dopo quello che mi ha fatto non riuscirei proprio a fare nemmeno un unico e misero tentativo.
Ha gettato nel gabinetto i miei orecchini preferiti, l'oggetto a cui io tenessi di più al mondo e so che se solo dicessi a papà che adesso sono andati perduti come Atlantide mi rivolgerebbe la sua occhiata da "Sei proprio una delusione, Ashley Cooper", seguito dalla sua scrollata di testa. E mia madre? Mia madre sarebbe distrutta al pensiero che l'adorabile e innocente quanto uno spacciatore di crack Jamie Mitchell che lei adora tanto, il figlio della sua migliore amica, sia un abominio del genere, e preferisco che quella delusa tra le due, se proprio deve essercene una, sia io.
Una volta tornata a casa, ho ringraziato il cielo per l'assenza di mia madre e sono corsa in cucina a prendere del ghiaccio da mettermi sulla testa. Sono certa che se non l'avessi tenuto per due ore abbondanti mi sarei già ritrovata con un bernoccolo gigantesco. La mamma lavora in un negozio di antiquariato che io adoro e capita spesso che io vada a trovarla. E quando succede trascorro ore intere in quel negozio, affascinata dal passato che ogni oggetto potrebbe nascondere. A volte come passatempo mi diverto ad inventare storie su quelli che potrebbero essere i loro proprietari e le trascrivo in un piccolo quaderno che grazie al cielo quel giorno non ho portato con me.
Me lo ha relegato mia madre e forse, se esiste una cosa che io ami più di quegli orecchini, è proprio questo. Qualcosa che quello stronzo non è ancora riuscito a portarmi via.
Mi sono cambiata, ho fatto una bella doccia e alla fine l'autocommiserazione ha lasciato il posto soltanto alla tristezza e alla rabbia. Ho lasciato un messaggio sul gruppo Whatsapp di me, Amanda e Lucinda dove, tagliando corto, ho detto loro che il piano è ufficialmente annullato. E adesso mi trovo sulla sedia girevole, di fronte alla mia scrivania, ad accarezzare Chico che mi sta appollaiato sulle gambe.
Il mio cellulare continua a squillare e io a non rispondere. Sono loro e so già che vogliono parlare di quello che è successo e probabilmente compatirmi o convincermi a cambiare idea un'altra volta. Ma io non ci penso proprio. Neanche sotto tortura. In questo momento, in tutta onestà, non riuscirei neanche ad insultarlo per quanto è forte l'avversione che io provo nei suoi confronti. Ha esagerato. Non avrebbe dovuto distruggermi tutti i libri o fare quello che ha fatto ai miei orecchini. Non riesco neanche a ripetere la parola che comincia con "G" e termina con "O", perché al solo pensiero mi viene un gran groppo in gola e la voglia di fargliela pagare cara non fa che ingigantirsi. Non so nemmeno cosa mi fermi dal pianificare qualcosa di diabolico, degno di un'unione tra i più cattivi dei cattivi. Sono solo abbattuta e arrabbiata. Ho un vuoto dentro che mi impedisce persino di attingere al mio potere della crudeltà.
In quel maledetto spogliatoio, nonostante gli abbia dato una ginocchiata nei suoi gingilli, so che l'ha avuta vinta lui. Lui ha ferito me. Io gliel'ho fatta pagare, ma su una cosa quelle due pazze delle mie migliori amiche hanno ragione. Il dolore interiore non sarà mai paragonabile a quello fisico. Ed è qui che sta la differenza tra noi due. Lui mi colpisce nel profondo, adocchia i miei punti deboli e li ritorce contro di me. Io reagisco alle sue provocazioni, ne traggo rabbia per poi trasformarla in battute sarcastiche, gesti che so lo infastidiranno. Ma se dovessi pensare ad una volta nella quale io lo abbia mai ferito non la troverei. Perché non c'è. A differenza sua, che mi ferisce continuamente.
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Revenge love
RomanceLa vita di Ashley Cooper è sempre stata nella norma. Be' un po' sopra le righe come il suo stile, ma niente di speciale. Adora i cerchietti per capelli, le gonne vistose ma non ama le attenzioni. Si infila in situazioni dalle quali a volte fatica a...