Revenge love

•Amiche pazze e dove trovarle•

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—AMICHE PAZZE E DOVE TROVARLE—

Sono certa che a chiunque piaccia il sabato. Tutti aspettano il weekend per svagarsi, per allontanare i pensieri spiacevoli o impegnativi della settimana, per staccare la spina dalla scuola o dal lavoro. E ovviamente per potere dormire fino a mezzogiorno inoltrato la domenica mattina e fare tardi il sabato notte. C'è chi va in discoteca, vede gente, si diverte e beve alcol...E poi, ci sono io, una povera anima che di solito fa tardi guardando film o serie tv su Netflix, inghiottendo gelato e pop corn fino a morire, da sola o con la magnifica compagnia delle proprie migliori amiche.

È proprio durante questi momenti di profonda riflessione che penso a quanto la mia vita sia deprimente e monotona.

A volte, invece, lo trascorro affondando la testa tra le pagine di un romanzo rosa o giallo, trasformandomi in un'asociale, ma questi sono solo piccoli dettagli. Come lo è il fatto che, invece di leggere, dovrei darmi da fare con i compiti per lunedì. Ma ovviamente non lo faccio mai.

Insomma, io adoro letteralmente questo giorno. Anche se a modo mio. È sacro come la Bibbia, o come la mamma. Nonostante ciò, però, avrei voluto che questo sabato non arrivasse mai.

Non mi reputo quel genere di persona che rinfaccia le cose, o che sottolinea gli sbagli altrui con dei sonori: "Te l'avevo detto", ma in queste circostanze non sono proprio riuscita a trattenermi. Ma, prima di cominciare con lo spiegare di quali circostanze io stia parlando, vorrei sottolineare anche che sono una che ha la mentalità molto aperta. Il fatto che io parli con il mio gatto, convinta al cento percento che riesca a capirmi meglio di qualsiasi altro essere umano o che sia fermamente convinta che la mia anima gemella si nasconda su un altro pianeta che non è la terra, dovrebbe renderlo abbastanza evidente.

Dunque, è proprio mentre me ne sto distesa sul letto di camera mia con il computer aperto sulle gambe, indecisa su quale film cominciare, la mia mano pallida ad accarezzare il dorso peloso di Chico, il mio gatto persiano a pois bianchi e neri - l'unico che riesce realmente a sopportarmi oltre alle mie due migliori amiche- e del mio pigiama, definito "da nonna" da quella ficcanaso di mia madre, che il mio cellulare emette un trillo.

Chi può essere?

Mi acciglio, portandomi indietro la montatura dorata dei miei occhiali rotondi. Già, tra tutte le mie non gioie c'è anche il fatto di essere miope e quindi, senza i suddetti arnesi, cieca come una talpa. Lo schermo del mio telefono si è illuminato, ma questo mi sembra molto strano visto che stasera le mie amiche avevano detto di essere super impegnate. E quando mi dicono di essere super impegnate, significa che mi scriveranno il giorno dopo. È una legge non scritta, l'ovvietà delle ovvietà. Un po' come quando io gli scrivo che vado a farmi la doccia o a leggere. È sottinteso che debbano ritenermi scomparsa per ore e ore.

Allora... Potrebbe essere mio padre, ma non ci conterei troppo. L'ho sentito questa mattina, quindi dubito che se non fosse in fin di vita mi cercherebbe una seconda volta in una giornata.

Eh già, sono circondata da persone molto impegnate.

Afferro il cellulare, all'improvviso consapevole di chi in realtà potrebbe trattarsi. Un terribile presentimento mi fa accapponare la pelle. Mollo momentaneamente il congegno.
Lo seguo con lo sguardo rimbalzare sul mio letto, per poi cade a terra. Ma non ci faccio neanche troppo caso. Mi cade praticamente ogni giorno.