•La sindrome di Cicciobello bua•

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Una piccola parte di me, la più masochista e sadica, sta godendo per avere fatto centro su Testa Pelata, ma un'altra, quella più saggia e coscienziosa che non ascolto quasi mai, se la sta facendo sotto come un poppante con il pannolino. Non mi sorprenderei se nell'abbassare lo sguardo mi accorgessi di avere lasciato qualche escremento.

«Mi dispiace!» La mia voce è strozzata, come se alla fine Mitchell avesse davvero preso in considerazione di utilizzare quelle corde per strangolarmi e si fosse interrotto appena prima di avere ultimato il lavoro. «Io non volevo, giuro! Cioè volevo, ma non sul serio!»

Intanto, Mitchell si è appoggiato con le mani sul bordo della cesta come se stesse cercando di reggersi in piedi, le spalle tremanti. Ha la testa bassa, voltata da una parte come se volesse nascondere la sua espressione e i capelli castani gli ricadono davanti, nascondendolo in parte.
Ha le nocche delle mani sbiancate tanta è la forza con cui sta stringendo la superficie in metallo. Anche se non vuole darlo a vedere, forse per me o per Barton, purtroppo lo conosco abbastanza bene da sapere che si sta sforzando per non esibirsi in una risata sonora e malvagia. Ma al momento non è lui il problema. Il fottuto problema è che io, Ashley Cooper, ho appena colpito il temibile coach Barton sulla sua testa lucida quanto una palla da bowling. E non ci sono dubbi che me la farà pagare cara.

Si piega per raccogliere il block notes continuando a guardarmi in cagnesco e noto che non riesce a farlo del tutto a causa della pancia da birra che si ritrova. Mi sarebbe sfuggito un sorriso se solo non avessi lo stomaco rivoltato per l'ansia e la punizione che so mi aspetterà. Lo riprende sotto il mio sguardo spaventato e quando si rimette in piedi afferra il suo fischietto e ci soffia dentro con tutto il fiato che ha in gola.

Faccio un salto per lo spavento e con me anche Georgia, la quale ha già smesso di ridere da un po', al contrario di Mitchell. Il bastardo sembra non riuscire più a resistere e approfitta del suono potente di quel maledetto fischietto per accovacciarsi, appoggiare le braccia sul bordo della cesta e ridere a crepapelle.

Gli rivolgo un'occhiata truce, augurandogli di affogare come un pesce fuor d'acqua nelle sue stesse risate da abominevole uomo delle nevi. Ma lui non mi vede.

«VOGLIO CHE FAI IMMEDIATAMENTE DELLE FLESSIONI, FINCHÉ I MUSCOLI DEL TUO CORPO NON REGGERANNO PIÙ!», mi ordina il coach, lasciandomi sconvolta. «Così, magari, la smetterai di comportarti come una bambina dell'asilo!»

Gli occhi spalancati, faccio per obiettare: «Ma Mitchell-»

«DARSI UNA FOTTUTA MOSSA!» Il suo tono minaccioso mi porta a fare una smorfia. «La ginnastica è anche disciplina, Cooper! MUOVERSI!»

«Ma se farò le flessioni, non avrò la forza per...» provo a dire, ma inutilmente. Barton mi interrompe fischiando ancora, fortissimo e mi ritrovo a tapparmi le orecchie, il naso arricciato.

Si avvicina a me, continuando a fischiare come un pazzo maniaco e così mi costringo a stare zitta e non insultarlo. Invece, con un profondo sospiro mi piego sulle ginocchia e appoggio le mani sul cemento con il cuore che mi riecheggia nelle orecchie. Insieme al fischio che, dopo un'interruzione, ricomincia a farsi sentire. Sempre più vicino, come se si stesse avvicinando.

Non oso immaginare l'espressione di Mitchell. Starà godendo come una foca in calore.

Spalanco gli occhi quando scorgo con la coda dell'occhio Barton vicinissimo a me, in ginocchio. Mi affretto a sollevarmi con enorme fatica, facendo leva sulle braccia. Continua a fischiarmi contro per un sacco di tempo, tra le pause per riprendere fiato. Sono davvero sul punto di esplodere e insultarlo come si deve, ma so che non posso farlo. Non se non voglio finire in presidenza, essere sospesa e scordarmi di andare al college. Devo stare zitta e sopportare in silenzio. Devo resistere. E lo faccio, anche quando dalle voci che mi ronzano intorno e dai diversi piedi che scorgo, comprendo che sono arrivati gli altri.

Revenge loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora