•Considera entrambi in vacanza•

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Sono trascorsi due giorni, uno dei quali sono stata in classe insieme a quelli del giornalino studentesco dopo la pausa pranzo. Vince mi ha chiesto un'altra volta di uscire con lui e io gli ho risposto con un no come sempre, mentre Jenara non ha aperto bocca ed è rimasta per tutto il tempo con la testa bassa sul suo computer a digitare chissà cosa.

D'accordo, ammetto di avere dato una sbirciatina e di esserci passata davanti più di una volta, ma dubito che possa combinare qualcosa durante i nostri incontri. È molto più probabile che architetti tutto a casa propria, in segretezza, proprio come una spia che si rispetti.

Durante questi ultimi giorni non ci sono state grandi notizie, a parte le solite su me e Mitchell. E anche questa settimana dovrò sopportare di vedere le nostre facce in copertina. Che novità.
Ho smesso di oppormi da un bel pezzo, soprattutto perché le mie proteste in passato si sono rivelate più inutili dell'esistenza di Re Stronzo. E da giornalista da strapazzo quale sono non posso non riconoscere che effettivamente molto spesso quello che accade tra di noi è molto più interessante di qualsiasi altra cosa possa succedere all'interno della nostra scuola. Certo, perché non accade mai niente di interessante. A parte quando io non ci sono. In questo caso gli scoop esplodono come gomme da masticare.
Mitchell fa a botte, lui e Wanda si lasciano o rimettono per l'ennesima volta, il mondo smette di girare e arriva un ragazzo nuovo fighissimo.

E a proposito di colui che non vorrei nominare, lo stronzo non sta facendo altro che fissarmi da almeno un quarto d'ora, da quando il coach Barton mi ha ordinato di correre senza fermarmi.
Inutile dire che sia prima che dopo le parole "senza fermarmi" ha fischiato, mettendo in grave pericolo le mie capacità uditive. E io mi sono dovuta mordere la lingua per impedire all'insulto che avevo in serbo per lui di schizzarmi fuori di bocca. E sì, me lo ha gridato perché l'ho chiamato "patata" davanti a tutti, ma giuro che non l'ho fatto di proposito! Lo stavo nominando con Georgia e mi sono lasciata sfuggire: «Patata, posso restare in panchina a fare stretching?»

Ho visto il suo viso rabbuiarsi fino ad assumere le sembianze di Shrek incazzato e lì ammetto di essermi presa un vero e proprio infarto secco. Almeno ho capito che non ha proprio il senso dell'umorismo sviluppato il caro professore.
Mi sono irrigidita fino al midollo, sgranando gli occhi come una Cenerentola che realizza di avere passato la mezzanotte. Soprattutto quando si è avvicinato pericolosamente a me sotto le risate di tutti. Ma non ridevano di lui, ridevano di me. Perché io, stupida Ashley, non riesco mai a stare zitta. E mentre agli altri, Georgia compresa, è stato detto di seguirlo verso il campo di atletica, io devo correre e poi fare venti flessioni. Ma dico io, mi ha scambiato per la versione rossa dell'incredibile Hulk?! Per non parlare del fatto che intende valutare tutto quanto. La mia amica prima di andarsene mi ha rivolto un'occhiata compassionevole, che io ho ricambiato con una sofferente.
E questa tortura non bastava, oh no. Perché indovinate un po' a chi ha ordinato di tenermi d'occhio e comunicargli qualsiasi mio movimento?

Esatto, a lui, al figlio illegittimo del diavolo.

E così sono finita a correre intorno al tanto odiato campo da basket come una trottola, i polmoni ridotti a brandelli. Non dubito che Mitchell farà di tutto per farmi mettere una F sul registro, o che stia godendo nel vedermi sgobbare come una schiava.

Ce la sto davvero mettendo tutta per ignorarlo il più possibile, gli occhi fissi di fronte a me e i miei muscoli inutilizzati che sono già sul punto di mettersi a piangere, mentre a pugni serrati faccio muovere le mie braccia su e giù. Ma tutto questo è molto difficile, soprattutto visto che lui non fa altro che fissarmi dal centro campo con le braccia muscolose conserte e l'aria impassibile. E voi non potete neanche immaginare quanta voglia io abbia di correre a prendere la palla e tirargliela addosso con tutta la forza di cui sono capace e rovinargli la faccia dopo quello che mi ha detto a mensa.

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