«Stai scherzando?!» esplode Amanda cercando di mantenere il mio passo svelto. «E perché non ce ne hai parlato prima?» È a corto di fiato per lo shock che le ha procurato la mia confessione, gli occhi sgranati come se avesse visto un Peter Pan cresciuto sbucare fuori dal bagno dei ragazzi.
Magari.
A disagio, continuo a camminare spedita, diretta al mio armadietto in cui lascerò le mie schede e i miei quaderni per alleggerirmi la schiena.
Non ho trovato il coraggio di dire loro quello che è successo il venerdì fino al suono dell'ultima campanella, la stessa che segnala il termine della lezione. Non sapevo proprio come le mie dolci amiche che continuano a volere mettere a rischio la mia povera vita avrebbero potuto reagire. So bene quanto tengano a questa stupida vendetta, soprattutto Lucinda e anche se nel weekend ci siamo sentite, non mi andava proprio di perdere sonno a causa delle loro assurde richieste o di distrarmi durante una delle lezioni di matematica. D'accordo, matematica non c'entrava proprio niente. Semplicemente avevo bisogno di raccogliere abbastanza coraggio per aprire bocca. E finalmente l'ho trovato. A proposito di matematica, gli esercizi fatti da Mitchell si sono rivelati perfetti. Il professore mi ha chiamata per correggerli e, visto che ci consente di tenere il quaderno sotto, si è congratulato con me per il passaggio che ho fatto. Mi ha persino messo un più sul registro. A quanto pare Mitchell ha scelto quello più breve e complesso. E sì, ne sono stata entusiasta. Ma quando mi sono ritrovata a sorridere ho simulato una smorfia e mi sono rimproverata, ricordandomi chi è stato a risolvermi quegli stupidi esercizi. E poi, quella testa di rapa avrebbe dovuto spiegarmi il procedimento. Grazie a Dio non mi è stata chiesta la spiegazione, altrimenti mi sarei potuta portare le mie pistole giocattolo a scuola e trasformarlo nel mio bersaglio preferito.
Lucinda e Amanda mi hanno rivolto occhiate sbigottite, domandandomi come avessi fatto e la più brava della classe mi ha chiesto di passarle il foglio per dare un'occhiata. Ovviamente tutti gli esercizi di Mitchell, poi li avevo riscritti con la mia calligrafia. Proprio per evitare domande scomode. Anche perché mi sono bastate quelle di mia madre. Quando è tornata a casa dal lavoro mi sembrava un'adolescente ubriaca. Parlava a raffica, con gli occhi luccicanti mentre sono certa che nella sua mente bacata pensava ad una specie di matrimonio tra me e baby Lucifero. Piuttosto gli avrei fatto ingoiare il bouquet. Oppure lui mi avrebbe fatto lo sgambetto mentre lo raggiungevo all'altare. Ecco, questo è l'unico matrimonio che immaginerei per noi due. No, anzi non immagino proprio un bel niente. Preferisco rimanere adolescente per sempre o trasformarmi in una succhiasangue piuttosto.In ogni caso, non me la sono sentita di dire a Lucy e Amy, anche se sono le mie migliori amiche, che Mitchell mi ha aiutata. Non voglio che si facciano illusioni inutili o idee strane. Anche perché lo ha fatto soltanto per ottenere quello che voleva. Mi sono inventata di avere telefonato a mio padre, causa estrema disperazione, e che è stato lui a suggerirmi tutti i passaggi. Ma la verità è che papà non si ricorda un fico secco di questa roba.
In accordo con questo, poco fa ho confessato soltanto che Mitchell si è presentato a casa mia e abbiamo finito con il discutere, evitando di approfondire riguardo al mio momento di pazzia o accennare al suo essersi trattenuto più del dovuto. E per loro non è stato difficile credermi, visto il nostro pessimo rapporto. Più pessimo di quello tra Cenerentola e la sua matrigna.
Ricaccio indietro il senso di colpa che mi attanaglia per il mio sporco segreto e mi decido a risponderle. «Perché cerco di eliminare ogni ricordo traumatico per sopravvivere.» Parlo con sarcasmo, guardandomi intorno guardinga, timorosa che Mitchell sbuchi da un momento all'altro come un fungo di Super Mario per farmi un simpatico sgambetto, o chissà, di peggio. Dopo che il venerdì si è comportato in maniera quasi decente nei miei confronti, ho paura che possa dare il peggio di sé per compensare. «Mitchell mi fa lo stesso effetto del Jumanji.»
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Revenge love
RomanceLa vita di Ashley Cooper è sempre stata nella norma. Be' un po' sopra le righe come il suo stile, ma niente di speciale. Adora i cerchietti per capelli, le gonne vistose ma non ama le attenzioni. Si infila in situazioni dalle quali a volte fatica a...