Arrivo accanto al suo posto, proprio di fianco a lui, visto che si trova nel banco esterno della fila e mi sale subito sia l'istinto di scappare a gambe levate e gridare aiuto, sia quello omicida. Ma devo resistere e comportarmi normalmente una volta tanto.
Penso che se cominciassi questa conversazione con un "Affogati stronzo", o con un "Ti faccio ingoiare i miei orecchini fino a soffocarti" non concluderei niente, quindi fingo che non ci sia lui di fronte a me. Molto complicato, peggio della tabellina del nove, ma devo farcela.
Congiungo mentalmente le mani in un segno di preghiera. Lui ovviamente non alza neanche lo sguardo. Forse non mi vede, forse ha problemi di vista oltre che a quelli mentali. Non saprei.
Ingoio il nomaccio che ho in serbo per lui e apro la mia adorabile bocca.
«Ciao, Mitch» azzardo a dire, il tono che spero non sia uscito stridulo come mi è sembrato.
Sono consapevole che soltanto la mia voce, anche se non ne conosco la ragione, gli farà già partire male la giornata e questo mi regala un po' di sollievo.
Per non parlare del fatto che ho appena dato un diminutivo al suo cognome. Certo, perché per il nome non potrei mai. Chiamare per nome una persona, per come la penso io, significherebbe non detestarla come la peste bubbonica nel passato.Sarei un pochino drastica se dicessi che avrei preferito beccarmi la peste, piuttosto che stare a contatto con lui? Mhm...Però in questo caso avrei potuto contagiarlo, ponendo fine alla sua vita con una morte lenta e dolorosa.
Ma tornando alla realtà: Mitchell sta muovendo la matita su e giù, stretta tra pollice ed indice, non dando alcun segno di avere notato la mia presenza. Come se non mi avesse sentita. Come se non esistessi e non lo avessi appena salutato in maniera educata.
Ma so per certo che non è così.
Come lo so?
Oh, lo noto non appena vedo le sue spalle incredibilmente ampie irrigidirsi sotto la maglietta. Tende la mascella e un muscolo guizza sulla sua guancia liscia in un chiaro segno di riconoscimento. Inoltre, i suoi occhi scuri e profondi come la più buia delle notti si fermano bruscamente, per un breve ma interminabile istante, prima di ricominciare a scorrere impassibili sul suo foglio.
Mi ha notata, eccome. Vuole solo farmi arrabbiare come al solito.
Ammetto che il mio desiderio istintivo è quello di strapparglielo di mano, trasformarlo in una pallina di carta che sicuramente sarebbe più grossa della sua coda di pesce rinsecchito, eppure mi trattengo.
Nonostante lo detesti, nonostante abbia ferito la mia migliore amica, nonostante continui a torturarmi da anni e nonostante gli occhi dei suoi compagni di classe continuino a pungolarmi la schiena non divento violenta.«Mitchell» mormoro, cominciando a seccarmi.
Non commettere un omicidio a sangue freddo, Ashley.
Me lo ripeto come un mantra. Devo pensare al mio obiettivo e resistere.
Ma avverto le mie guance surriscaldarsi contro il mio volere quando lui continua ad ignorarmi. Anzi, si mette persino a picchiettare le dita lunghe e affusolate sulla superficie verde del proprio banco con calma snervante, seguendo un tempo invisibile che soltanto lui può conoscere e quei tizi si mettono a ridacchiare alle mie spalle.
«Adesso la insulta» scommette una ragazza non proprio a bassa voce, portandomi ad innervosirmi.
Purtroppo ha ragione.
«Come cazzo si veste?» Sento sbottare da uno di loro, quindi dopo esserci rimasta male, averlo catalogato come uno dei soliti deficienti capaci soltanto di giudicare, inghiotto il groppo in gola e ringrazio il cielo per essermi truccata un po' questa mattina.
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Revenge love
RomanceLa vita di Ashley Cooper è sempre stata nella norma. Be' un po' sopra le righe come il suo stile, ma niente di speciale. Adora i cerchietti per capelli, le gonne vistose ma non ama le attenzioni. Si infila in situazioni dalle quali a volte fatica a...