Numero 18.

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SASHA POV'S.

Torno a casa e mi chiudo la porta alle spalle rimanendoci seduta dietro, davanti ai miei occhi si ripete la scena più e più volte senza darmi tregua.
Ci prova gusto a vedermi stare male?
Chissà su quante altre cose mi ha mentito, chissà cosa è successo in quella villa prima che arrivassi io.
'Aveva i pantaloni aperti cosa vuoi che sia successo, cretina' urla la mia coscienza. In effetti, non ha tutti i torti.
Abbiamo sbagliato tutto, tutto quanto.  Sapevo che avesse l'ex che era ancora innamorata di lui, il rischio di farsi male c'era sin dal principio. Non avrebbe dovuto portarmi fuori ed io non avrei dovuto accettare.
La realtà dei fatti è questa, magari voleva dimenticarla oppure farle un dispetto visto che lei lo ha tradito con il suo migliore amico, e quale esca migliore di me?
Scuoto la testa e sorrido disperata.
"Stai cercando granelli di polvere per terra?" Domanda mio padre.
Lo guardo sorpresa e mi aiuta a rialzarmi, mi ha sempre aiutata a rialzarmi in tutti i sensi ed in qualsiasi situazione.
"Quando sei tornato?" Gli butto le braccia al collo, papà quando non è in casa la sua manzanza si sente e tanta.
È l'unica persona che ho al mondo oltre mio fratello.
"Mezz'ora fa, dovevo prendere dei documenti. Parto domani sera." Mi accarezza le braccia dispiaciuto.
"Beh, è dovere. No?" Faccio le spallucce tipico da bambina.
Anche nella nostra vecchia città era cosi, non era mai in casa. Il lavoro gli ha sempre rubato tempo, quando c'era mamma non era così, spesso portava il lavoro a casa pur di sedersi a tavola con lei e mangiare insieme.
Mamma e papà insieme mi mancano, nelle mie vene scorre il sangue di entrambi e quindi da qualche parte, dentro di me, loro sono ancora insieme.
"Sembri cupa." Mi fa segno di seguirlo sul divano, vuole ascoltarmi. Ma se ne parlo adesso posso soltanto scoppiare a piangere.
"È per un ragazzo?" Mi chiede ridendo.
"Papà." Lo rimprovero.
Ha proprio arte nell'immischiarsi nelle cose, e ci vede anche giusto.
"Sei mia figlia, io ti conosco più di quanto immagini." Stringe le labbra riflettendo.
"Passerà, sai come sono fatta." Rispondo tranquillamente.
"È qualcuno della tua scuola?" Continua ad impicciarsi.
"Papà, ti prego." Rido imbarazzata, mi imbarazza sempre parlare di questioni di cuore con mio padre.
All'età di otto hanni ha fatto scappare via il nostro vicino Nelson Better, all'epoca aveva la mia stessa età e mi corteggiava, ogni volta che glielo ricordo scoppia sempre a ridere.
"Dai, che razza di nome è Nelson Better, sembra il nome di una birra." Ride lui, papà è sempre stato divertente.
"Mi sono perso qualcosa?" Domanda mio fratello entrando in salotto.
"Nelson Better." Mormora mio padre cercando di non ridere.
"Ah, il birraiolo." Ride Denis.
Questi due mi fanno esasperare.

Mio fratello si allontana per rispondere al telefono, e da lontano punta gli occhi su di me dicendo qualcosa.
Torna poco dopo con il telefono tra le mani e me lo porge.
"È per te." Dice.
Leggo il suo nome sullo schermo, il mio l'ho praticamente spento per non essere più disturbata.
Allontano il telefono.
"Non è il momento." Mormoro.
Mio padre mi guarda cercando di capire il mio stato d'animo e afferra il telefono.
"Sono il signor Hembrous Yuk, dimmi pure." Risponde.
Metto entrambe le mani sulla faccia e Denis si siede sul bordo del divano con le braccia incrociate a guardare la scena divertito.
"A causa tua, la mia bellissima figlia è imbronciata e con il morale sotto zero." Insiste.
Non sembra nervoso, sta cercando soltando di capire.
"Papà." Lo rimprovero, mi sto vergognando in questo momento ma a lui non sembra che gli importi molto.
"Certo, magari domani a pranzo siccome domani sera sono in partenza." Sorride e si alza dal divano con un modo così galante che soltanto lui sa. "Va bene, all'una e trenta. A domani." Aggiunge e poi riattacca.
Denis lo guarda divertito e poi guarda me.
"Che intenzioni hai?" Chiedo preoccupata a mio padre.
Mi guarda negli occhi e scuote la testa.
"L'ascia è sempre nel garage?" Chiede a mio fratello.
"Papà."Urlo alzandomi dal divano, Denis a momenti soffoca per ridere.
"Stai tranquilla, voglio soltanto conoscerlo per evitare un altro Nelson Better." Ecco che tira di nuovo fuori quella storia.
"Avevo otto anni, papà." Insisto.
"A parte gli scherzi, dice che c'è stato un malinteso e domani verrà qui per parlarne." Dice tranquillamente.
Valentìn qui con mio padre, questo è il limite della sopportazione.
Cosa c'è da parlare, che sono arrivata a casa sua mentre la sua ex era inginocchiata davanti alle gambe di lui? Rabbrividisco al solo pensiero.

Torno in camera mia e mi ci chiudo dentro, non voglio vedere la faccia di Val nemmeno lontanamente.
Accendo il telefono mentre mi spoglio e la vibrazione continua del cellulare mi fa accorgere che ci sono tanti messaggi non letti e chiamate perse.
Faccio una doccia e lavo i miei capelli, ci metto più di un'ora per asciugarli. Li lascio così, tanto sono già lisci naturali. Infilo il pigiama e mi metto a letto sbirciando un po' sui social dove trovo i messaggi di Val di questa sera.

Da: Valentìn Taylor
So che ti sembra una storia assurda e non ci crederai nemmeno quando la ascolterai, ma giuro che non è come tu pensi.

Da: Valentìn Taylor
Stavo per venire da te, me la sono trovata fuori casa che piangeva. È venuta dentro e gli ho preso soltanto dell'acqua, mi ha detto che dopodomani parte. Poi ha cominciato a toccarmi, voleva togliermi la maglietta ed io l'ho spinta via. È tornata ad avvicinarsi, ero disperato non sapevo come mandarla via. L'ho afferrata per i capelli e lei mi ha sbottonato i jeans, le ho detto tante brutte parole e si è messa a piangere. Non mi sono lasciato toccare da lei, te lo posso giurare.

Scrive ancora.

Da: Valentìn Taylor
Pensi davvero che resterei qui a pregarti se io non ti volessi?
Sono tuo.

Prendo un respiro profondo e resto a riflettere per lunghi minuti, finché il sonno non arriva. Non so cosa sia esattamente successo, non ero presente e non lo so. Ma quello che so è che non mi lascio fregare da nessuno dei due.

 'Occhi pieni di oceano.'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora