"Papà lasciami ti prego" urla la bambina cercando di allontanarsi dalla stretta salda dell'uomo che la tiene in pugno;ma non ci riesce. Tenta di nuovo;ancora;ancora. E l'uomo la tiene stretta a sé, ubriaco e pazzoide, un drogato in cerca di droga. È trasandato:barba lunga, capelli lunghi,cattivo odore e birra ovunque. La bimba si dimena, più forte questa volta, e ci riesce: riesce a scappare dal mostro che chiama 'papà' .
"Dove stai andando puttanella?Sai che ti troverò " il mostro si alza,correndo, barcollando, con rabbia in corpo in cerca della bambina che lui chiama 'puttanella'.
Corro anche io,proteggendo la bimba ma lui passa attraverso me,quasi come se fossi un fantasma. Non mi può vedere ;non mi può sentire.
"Ecco. Ti ho trovato puttanella " prende la bimba e...
Battito a mille. Respiro irregolare. Fronte sudata. E mente in subbuglio. Sempre lo stesso sogno...
Mi alzo turbata pensando a quella bimba indifesa, così piccola e carina, così innocente e vulnerabile. Vado in cucina dove trovo un biglietto di papà "Torno sta sera tardi.Avvisami se esci". E per la prima volta ringrazio Dio per avermi dato un papà così,con tutti i suoi difetti ma diverso dal padre di quella bambina. Ringrazio Dio. Voi credete in Dio?
Io non saprei sinceramente. Alcune volte è così menefreghista,ci manda problemi su problemi e noi non siamo capaci di sopportarli, di sconfiggerli, anzi ci facciamo opprimere. Pensiamo che la vita sia una merda soltanto per dei problemi, che ci sembrano gravi quando invece non lo sono. Non avere i genitori,avere un tumore,essere stata stuprata: questi sono problemi.
Essere stati lasciati da qualcuno, amore non corrisposto, un litigio con un amica: questi non sono problemi. Questi sono scuse per essere esibizionisti. È vero,per questi motivi si soffre anche ma cerchiamo un aiuto, ed è questo il punto: nessuno è capace di aiutarci, non perché non ci danno aiuto ,no, perché lo rifiutiamo noi. Alziamo delle barriere intorno a noi e nessuno riuscirà ad abbatterle, ci proveranno, ma noi esseri mortali vogliamo fare le vittime facendoci del male da soli,masochisti.
Invece,le persone che non hanno genitori, che sono state stuprate ecc trovano sempre un modo per sorridere, non cercano aiuto perché si rialzano da sole e le ammiro. Dio aiuta tutti e solo alcune persone riescono ad accettare e a riconoscere il suo aiuto.
Un altra cosa che non capisco è il suicidio. Con il suicidio non si ottiene niente. Con il suicidio si uccide l'unica speranza che abbiamo. E anche il suicidio è un azione esibizionista.
Mi perdo nei pensieri e non mi accorgo che è pomeriggio inoltrato.
Il cellulare suona segnando l'arrivo di un messaggio. "Passo a prenderti tra 15 minuti" è Ryan.
Mi ero completamente scordata del nostro pomeriggio! Mi preparo velocemente, non troppo elegante e né troppo sportiva.
"Esco" invio a papà un messaggio non facendolo preoccupare. I 15 minuti passano in un batter d'occhio così scendo per andare da Ryan.
Entro in macchina mentre lui si tende per darmi un tenero bacio.
"Dove si và oggi?" Domando curiosa.
"Dove vuoi tu" risponde girandosi per guardarmi. Rifletto, pensando a un posto che gli potrebbe piacere,ma quante cose conosco di Ryan? In effetti sono pochissime e quale occasione meglio di questa per scavare nella sua vita?
"In realtà io oggi vorrei parlare" dico a d'un tratto imbarazzata.
"Lo stiamo già facendo!" Ride e la sua risata mi mette di buon umore, provocando le così dette 'farfalle nello stomaco'
"Intendo davvero. Insomma ci frequentiamo ma sappiamo poche cose l'uno dell'altro. Tu sai molte cose di me mentre io...non so nulla " commento seria mettendo nel tono della voce un po di rabbia per essere più convincente.
La macchina si ferma di colpo, di fronte a quello che mi sembra un piccolo garage.
"Va bene allora. Dai fammi qualche domanda" la sua espressione è rilassata e i suoi occhi chiari mi guardano come per dire 'sto aspettando' .
Approfitto del suo commento e inizio con una domanda banale ma importante: "Quando sei nato?"sorrido leggermente per romperle un po la tensione.
"Compio gli anni il 13 luglio" risponde sganciandosi la cintura per darmi completamente attenzione.
"Hm...passioni oltre la palestra?" La curiosità aumenta sempre di più. Sono domande semplici, banali ma ora mi sento più legata a lui, sono attimi di intimità.
"Mi piacciono le moto. È una passione che ho sin da piccolo" inizia a spiegarmi le sue moto preferite, come funzionano i motori e le frizioni ed io non mi annoio, anzi annuisco partecipe al discorso.
"Hai fratelli o sorelle?" Continuo facendomi più vicina a lui e le nostre mani si sfiorano.
"No,sono figlio unico " con una mano si tocca i capelli, ipnotizzandomi con quel gesto semplice e spontaneo.
"Parlami della tua famiglia" So che non è una domanda ;ci sono così domande da fare e con questa affermazione sintetizzo tutto.
L'espressione di Ryan cambia: si fa più tesa,noto delle piccole rughe intorno agli occhi, rughe di preoccupazioni.
"Non volevo dirtelo ma hai ragione...sono stato adottato " abbassa lo sguardo mentre realizzo la verità. Rimango in silenzio, non sapendo cosa dire dato che è una questione delicata. Ryan si accorge della tensione e per questo continua.
"Dei miei genitori naturali non so nulla. Fino all'età di 5 anni sono rimasto in una casa famiglia. Vedevo che alcuni miei amici se ne andavano, trovavano una famiglia con cui stare mentre io guardavo il tempo che passava fino a quando un giorno Giorgio e Laura, i miei genitori adottivi, sono venuti a prendermi e mi hanno accolto nella loro famiglia. Sai,io ho conosciuto Ian nella casa famiglia " e lo stupore cresce man mano che racconta la sua storia di cui diventa protagonista anche Ian.
"Io e Ian eravamo amici, quasi come fratelli, poi però sono venuti Giorgio e Laura e d'allora Ian non mi ha più parlato" eppure non sembra. Così diversi ma un tempo erano così amici.
"Ian sa che è stato adottato? " domando prendendo la mano di Ryan tra le mie, così morbida e accogliente.
"Non lo sa da quello che mi ha raccontato suo padre adottivo" mi stringe la mano delicatamente quasi come una carezza.
"Ryan grazie" Dico avvicinandomi annullando completamente lo spazio che c'è tra noi.
"E per cosa? " sorride mentre con una mano mi tocca i capelli, un tocco leggero, di quelli che ti fanno venire i brividi.
"Per avermi fatto entrare nella tua vita".Ehi! Scusate il ritardo ma non ho avuto tempo e sinceramente non avevo neanche voglia. Continuo a 5 like e 1 commento!
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Ti odio,ma per favore amami.
Teen FictionAbby:un nome qualunque ma non di una persona qualunque.Conoscerà Ian,un ragazzo strafottente e pieno di sé.Non hanno niente in comune eppure un enorme segreto li travolgera'.Abby ha perso la madre in giovane età e il brutto rapporto con il padre inf...