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I due giorni passano subito tra ansia, attacchi di cuore e urlate. Chiunque persona si avvicinasse a me senza preavviso correva il rischio di essere bastonato e lasciato a marcire sotto il sole rovente. Tutto questo perché? Per quello stupido messaggio! Può essere un avvertimento,e spero che non lo sia,come può benissimo essere una stupidata fatta da un ragazzo che non ha vita sociale. Eppure la preoccupazione c'è insieme alla paura...ma a chi dovrei dirlo? A papà? Certo che no,ha già troppe fissazioni con l'evaso. A Ryan? Non credo proprio! Le cose tra noi stanno andando a meraviglia e non voglio che nessun problema si intrometta tra noi. Ma a qualcuno, per sicurezza,dovrei dirlo.
"Biscotti?" Ed ecco che l'hostess dai capelli ramati interrompe i miei pensieri.
"No grazie " dico fingendo un piccolo sorriso mentre guardo dalla parte del corridoio per vedere gli altri agonisti. Un ragazzo vomita in un sacchetto,un altro flirta con una ragazza bionda e dagli occhi verdi, mentre Ian guarda il culo alla hostess. Che schifo. Penso. Gli uomini. Vedono il corpo femminile come un oggetto per dare piacere,come un qualcosa usa e getta.
L'aereo ha una piccola turbolenza che sveglia papà vicino a me.
***
Non ho mai affrontato un viaggio più lungo in vita mia! Nell'atrio dell'hotel mi stiracchio un po mentre a vista guardo la mia valigia. Però, che imbarazzo...non conosco nessuno per poter spiaccicare una parola a parte Ian e papà. Tutti a fare comunella mentre io vicino a papà che aspetta le chiavi della stanza.
"Allora, queste sono le chiavi delle stanze. Mettete a posto i bagagli,la cena è pronta per le 20:30...Joshua e Andrew sarete nella stessa stanza. Frank e Carlos anche voi in coppia. Ian...dormirai da solo dato che la tua stanza è la più piccola" Papà consegna le chiavi ed è sottinteso che io dorma nella stanza con lui sta notte. Gli altri salgono e io chiudo la fila come ho sempre fatto.
"Abby, ti ho portato una cosa. Puoi entrare in stanza?" Chiede Ian ad alta voce in modo che senta papà per darmi il permesso. Ora tutti penserete 'oddio che mocciosa, deve sempre avere il consenso del padre. È una cagasotto' bene, non è così. Dovrei stare in una stanza d' hotel, con un ragazzo più grande di me, che dice di avermi fatto un 'regalo' ,e con un anonimo che mi manda messaggi minacciandomi. Penso sia normale chiedere il consenso in questo caso.
Lascio le valigie a papà mentre entro nella stanza di Ian: un comodino, un letto singolo, e un piccolissimo bagno ma il balcone e la vista sono fantastici, da mozzare il fiato. La Thailandia, le sue strade e i suoi negozi. Al centro della città ma allo stesso tempo rilassante con la piscina dell'albergo di un acqua cristallina.
"Niente male eh?" Ian ha la stessa mia espressione, gli occhi chiari sgranati mentre le sue forti mani stringono i ferri grigi del balcone.
"Ecco. Non mi sono dimenticato del regalo che ti avevo promesso" dice Ian mentre dallo zaino tira fuori una bustina rossa con un biglietto.
"Non mi avevi promesso niente" dico lusingata con un sorriso da ebete. Cosa sarà mai?
"Oh si invece. Quando sono venuto a casa tua avevo promesso che ti avrei regalato un libro. Tieni" Prendo la bustina in mano sfilo la piccola dedica e la leggo "Per la mia piccola stronza rompi palle" smetto di respirare per un secondo, non per il regalo,non per l'emozione del viaggio,e neanche per la vista del paesaggio, ma per quella minuscola parolina di tre consonanti che ha fatto esplodere tutto dentro me: mia. Ero sua? Per lui ero sua? Abby, stai pensando troppo, fa così con tutte le ragazze ;tu non appartieni a nessuno.
Tolgo il libro dalla busta. Cercando Alaska, la nuova edizione. È bellissimo. Talmente bello che mi copro il viso con le mani per non sorridere di nuovo come un ebete. La copertina nera lucida con dentro il Labirito di Bolivar, quel Labirinto che da sempre accompagna la mia vita. È incredibile come si sia ricordato del mio libro preferito.
"Ian è- è veramente...fantastico. Non dovevi, davvero." Ora sarà per quelle sue parole, sarà per il suo regalo che tengo in mano vicino al petto, sarà per quella sua barbetta,sarà per i suoi occhi chiari che mi fissano,sarà per il nostro passato o sarà per il sole dietro di lui che lo illumina ma...il cuore inizia a battere forte, velocemente, come se volesse uscire dal petto e incontrarsi con quello di Ian. Un'emozione nuova tanto bella quanto pericolosa. Abby non farlo!
"Sandra! Che fine ha fatto Sandra?" Cambio discorso fingendomi rilassata aggiungendo una risata acuta che fa cadere la mia copertura.
"Non lo so. Se ne è andata" Mi meraviglio di quella risposta,pensavo durassero un po di più sinceramente. La mandibola di Ian si contrae e mi rendo conto che forse lui sta soffrendo. Entra dentro casa, poi riesce sul balcone con in mano un pacco di sigarette e un accendino. Ne prende una e l'accende, io lo seguo facendo lo stesso. La mia prima sigaretta, presa dal suo pacco...Dio sembro una bambina idiota...
"Ehi! Ferma!" Ian mi caccia di mano la sigaretta mentre lui aspira dalla sua. Me la riprendo aspirando e affogandomi subito dopo. Il bruciore percorre l'esofago facendomi bruciare anche le narici. Tossisco più volte, piegandomi verso terra e la mano di Ian arriva per consolarmi. La poggia sulla mia schiena per aiutarmi a tossire, il contatto mi crea brividi e mi alzo solo per non cadere nella tentazione di averla di nuovo sul mio corpo. Mi poggio sul ferro del balcone non rinunciando alla sigaretta per orgoglio, facendo tiri più corti.
Guardo Ian,con la sigaretta in mezzo alle sue labbra,l'espressione dura ma con un mezzo sorriso che lo addolcisce.
"L'amavi?" Chiudo gli occhi temendo la sua risposta, stringendo la sigaretta e indurendo le labbra.
"Non ho mai amato nessuno,perché ti interessa?" Sorride facendomi arrossire.
Abby, inventa una scusa, inventa una scusa!
"Oh...perché quando hai detto che se ne è andata hai fatto una faccia alquanto triste" la mia voce nasconde imbarazzo ma Ian sembra non farci caso. Butto la sigaretta e lui fa lo stesso.
Entro dentro con lui che mi segue. Apro la porta per andare da papà "Aspetta" grida Ian.
Si avvicina a me aprendo il profumo maschile che ha nelle mani,lo spruzza intorno, prendendomi il braccio delicatamente lo mette sui polsi, si avvicina al collo togliendomi i capelli e mettendolo anche su quest'ultimi. Tutto in passaggi brevi ma perfetti come questo momento. Il suo respiro mi sfiora il collo allontanandosi quando Ian posa il profumo. "Così tuo padre non sentirà la puzza del fumo "Prendo il regalo e la dedica "G-grazie"
Eccomi! Mi sono emozionata un sacco scrivendo questo capitolo e per il prossimo ho un sacco di idee.

Ti odio,ma per favore amami.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora