1. «Tornare a casa»

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L'adrenalina e la felicità erano alle stelle, mischiate ad altre mille emozioni che non so descrivere. Dopo due anni chiusa in quattro mura, sono finalmente uscita dal carcere. L'odore della libertà mi era mancato così tanto che a stento non lo ricordavo più.

Stavo tornando a San Siro, casa mia. Seppur il quartiere milanese è molto conosciuto per la alta criminalità sono fortemente convinta dell'idea che se ti fai i cazzi tuoi, riesci a sopravvivere.

Guardai mia madre, la donna che amo più della mia vita. Mi concentrai sul suo volto, così cambiato dall'ultima volta che l'avevo vista: qualche ruga iniziava a comparire sul suo volto, così come qualche capello bianco. I suoi occhi marroni erano pieni di felicità, così diversi dall'ultima volta che li avevo visti.

«Oggi in quartiere c'è aria di festa», rise, risvegliandomi dai miei pensieri. «Sei mancata a tutti Marika, davvero»

«Non vedo l'ora di riabbracciare tutti».

Dopo poco arrivammo a destinazione. Le mani tremavano, così come le gambe; da lì a pochi minuti avrei rivisto tutti i miei amici, dopo due fottuti anni.

Mia madre fermò l'auto, facendomi un cenno col capo, che mi fece capire di correre dai miei amici. Le sorrisi e aprii la portiera, dirigendomi verso la solita piazza sotto casa dove ci radunavamo sempre, anche prima che io entrassi in carcere.
Appena varcai il grosso cancello di metallo arrugginito sentii in lontananza delle urla e imprecazioni, segno che mi fece capire che i bambini della zona stessero giocando a calcio, come il loro solito.

Il primo che vidi fu Anas, intento a passarsi la palla da calcio con Amine, ridendo. Sorrisi, avanzando verso di loro, che ancora non mi avevano vista.

«Dopo 2 anni non mi riconoscete?.» chiesi, una volta arrivata vicino a loro. Vidi Anas girasi e Amine sbiancare, come se avesse appena visto un fantasma.

«Credevamo che arrivassi questa sera, stronza!.» urlò Anas, correndo verso la mia direzione. Mi attirò a se in un abbraccio, sollevandomi da terra, posandomi innumerevoli baci sulla guancia.

«Si fra' ma lasciala anche un po' a me!.» esclamò Amine, tirando una pacca sulla spalla ad Anas, facendolo staccare da me. «Sei cambiata tantissimo, Aziz sverrà appena ti vedrà.»

Roteai gli occhi, vedendo i miei due amici ridere.
Aziz era una dei miei amici più cari, forse il più "caro" fra tutti, visto che c'è sempre stata una intesa molto forte tra noi due, che non avevo mai avuto con nessuno degli altri ragazzi.

«Gli altri? Strano che non siano appostati alle solite colonne.» chiesi, incredula.

«Oh petite, non hai idea di quante cose siano cambiate in questi 2 anni.» disse Anas, beccandosi un'occhiata da parte mia per il nomignolo che aveva usato.

«Non iniziate con i nomignoli e i vostri soliti film mentali, altrimenti me ne ritorno dentro!.» dissi, ridendo, contagiando anche i due. «Ma sul serio, dove sono gli altri?.»

«Te lo spieghiamo appena arrivano, saliamo da me adesso, dovrebbero arrivare tra pochi minuti.» disse Anas, posando un braccio sulle mie spalle, per poi dirigerci tutti e tre verso casa sua.

𝗖𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮𝘁𝗶 ; 𝗞𝗲𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora