Sabato 11 Giugno, ore 22:30
Questa sera faceva terribilmente caldo, seppur di solito la sera tirava un fresco vento, ma oggi no.
Mi trovavo con Anas, nel nostro solito palazzo, ad osservare la piazza, che questa sera era vuota.Il discorso di ieri pomeriggio con mia madre mi aveva lasciata scombussolata e con mille dubbi.
Però c'era una cosa che mi fece credere che le sue parole fossero vere, seppur banale: i suoi occhi non si erano mai spostati dai miei, se non per dare qualche occhiata ad Anas.Guardai Anas, il quale dalla stanchezza si era addormentato sulla sedia, ma decisi di lasciarlo riposare e non svegliarlo.
Io guardavo attentamente la piazza, la quale era incredibilmente vuota.
Buttai la sigaretta per terra, ormai consumata dal vento.Mi dispiaceva aver mentito ad Aziz e gli altri, ma non volevo assolutamente metterli in mezzo, visto che si sarebbero preoccupati per nulla.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu il rumore di una macchina, che entrava all'interno della piazza;
il suo colore era nero, così come i finestrini, che impedivano di poter vedere chi ci fosse dentro.
Si fermarono al centro, un uomo vestito di nero scese dalla volante e aprii la portiera posteriore, buttando il corpo di qualcuno per terra, risalendo in auto e sfrecciare via.Aggrottai le sopracciglia, uscendo dal palazzo, stando comunque attenta a qualsiasi cosa.
Era una donna, lo avevo capito dai capelli lunghi mori.
Ma, un dettaglio del suo corpo mi fece capire all'istante chi fosse quella donna: sul braccio destro aveva tatuata una farfalla, con una "M".Il mio cuore si fermò, pregando con tutta me stessa che non fosse la persona che credevo.
I suoi occhi erano bendati da una benda rossa, che tolsi subito.
Gli occhi marroni erano due pozze, così diversi da come li ricordavo; glieli chiusi con due dita, recitando una piccola preghiera.«Perdonami mamma, non avrei mai voluto tutto questo.» dissi, mentre una lacrima solcò il mio volto.
Poteva avermi voltato le spalle ed essere una tossica, ma era pur sempre mia madre, la donna che mi aveva cresciuta e dato un tetto e un piatto a tavola per ben 20 anni.
Vidi un piccolo bigliettino tra le sue mani, lo presi e lo lessi, anche se a fatica, visto che era scritto sbrigativamente.
"Occhio per occhio, dente per dente."
-RozzanoStrappai quel foglio, sentendo la rabbia ribollirmi nelle vene.
Stavo per perdere il controllo, me lo sentivo.
Sapevo bene che era ciò che volevano, ciò che desideravano, farmi perdere la testa.Strinsi le mie mani in due pugni, sentendo le unghie infilzarsi nella pelle, ma non provavo dolore, solo rabbia, estrema rabbia.
Iniziai a respirare faticosamente, mentre lacrime salate rigavano il mio volto.
Presi a pugni l'asfalto, vedendo il mio sangue rosso colare sul marciapiede nero come la pece, ma non mi importava.La gente mi poteva prendere per pazza, ma non mi importava, dovevo sfogare tutta la mia rabbia e il mio dolore evitando di sparare un colpo in testa a qualcuno. E questa era l'unico modo.
«Perdonami. Perdonami. Perdonami.» sussurrai, guardando il corpo di mia madre.
Speravo che mi perdonasse per averla trattata di merda, per tutto.
Ma il perdono è una cosa che ti è data solo da Dio, una qualità che non ho mai avuto.
Se Dio esiste, che mi spiegasse perché, perché tutto questo?.
Speravo che tutto ciò era solamente un brutto sogno, che adesso sarei andata a dormire e domani mi sarei risvegliata in una realtà diversa.
In una realtà dove mia madre non ha mai iniziato a drogarsi;
In una realtà dove mio padre è ancora qui con noi;
In una realtà dove lo spaccio e la criminalità non esistono;
In una realtà dove non esiste il male, ma solo il bene;*Ho messo la data a inizio capitolo per far capire anche in che tempo/mese dall'anno siamo, oltre per il capitolo in sé!.
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𝗖𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮𝘁𝗶 ; 𝗞𝗲𝘁𝗮
FanficMarika è una giovane ragazza di 20 anni, che dopo essere stata in carcere per due anni finalmente tornerà a San Siro, casa sua, dove è nata e cresciuta. Ma una volta tornata, si renderà conto che niente è più come prima: il quartiere, i suoi amici e...