14. «Mio fratello Anas.»

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La vita sembrava sorridermi, dopo tantissimi anni.
Finalmente avevo trovato la pace e la serenità che cercavo da tempo, che credevo di non trovare mai.
Ma si sa, il bene non dura per sempre, ci sarà sempre il male, dietro l'angolo, pronto a sovrastarlo.
Non sai quando, dove e sopratutto come, ma il male arriverà e distruggerà qualsiasi cosa a cui tu tieni.

Non volevo crederci, non potevo crederci. Speravo che la notizia che mi aveva appena dato Aziz era solamente un bruttissimo scherzo, ma vedendo la sua faccia, sconvolta e triste, capii che non lo era affatto.

«No, no, ti prego.» dissi, sentendo i miei occhi inumidirsi, alzandomi dal tavolo della cucina.

«Jolie, siediti e resta calma.» disse Aziz, alzandosi e venendomi incontro, posandomi le sue mani sulle mie spalle, cercando di farmi risedere.

«No! Devo andare da Anas, tu non capisci.» dissi, scostandomi dalle sue mani, cercando di andarmene.

«Lo hanno già portato via, più di 3 ore fa.» disse, mettendosi nuovamente dinnanzi a me, mentre io sgranai gli occhi.

«E quando cazzo avevi intenzione di dirmelo Aziz, magari quando usciva?!.» urlai contro il mio ragazzo, più incazzata che mai.

Avevano arrestato Anas, di nuovo. Il mio cuore si era spezzato nuovamente, mentre sentivo l'aria nei polmoni mancarmi.

«Ho pensato che la cosa migliore per te era saperlo dopo un po'.» disse, muovendo freneticamente le mani, ma tenendo comunque un tono di voce basso.

«La cosa migliore per me? Aziz dimmi che stai scherzando ti prego.» dissi, facendo una risata isterica, allontanandomi da lui.

«Che cosa avresti fatto, se lo fossi venuta a sapere subito, eh? Non sarebbe cambiato un cazzo Marika, nulla.» disse, seguendomi.

«Lo avrei salutato, ecco cosa sarebbe cambiato.» dissi, prendendo il mio giubbotto e la borsa, intenzionata ad andarmene.

«Non andartene.» disse, prendendomi la borsa dalle mani, posandola sul tavolo.

«Cosa dovrei fare? Non ho voglia di vederti e sentirti Aziz.» dissi, cercando di riprendermi la borsa, ma con scarsi risultati, visto che Aziz me la spostava.

«Fanculo.» sussurrai, per poi sbuffare e andare verso la porta, ma Aziz mi si parò nuovamente davanti. «Mi hai rotto il cazzo Aziz, fammi uscire.»

«No, devi calmarti.» disse, chiudendo la porta a chiave e infilandosi essa nelle tasche della tuta, per poi incrociare le braccia al petto e guardarmi.

«Cosa vuoi che facciamo adesso? Ci guardiamo in faccia?.» dissi, incrociando le braccia sotto al seno.

«No, adesso vorrei fare tutt'altro con te ma sei troppo incazzata.» disse, senza peli sulla lingua.

Sospirai, roteando gli occhi, per poi guardarlo nuovamente. Lo vidi ridere leggermente, per poi passarsi una mano sul volto.

«Non guardarmi così.» disse, iniziando a far tremare una gamba involontariamente.

«Perché?.» chiesi, inarcando un sopracciglio.

«Altrimenti ti prendo qui, va bene?.» disse, sorridendomi beffardo, mentre mi lasciai scappare una risata.

«Come sei diretto.» dissi, soffocando un'altra risata, per poi allontanarmi da lui, andando fuori al balcone.

Sospirai, osservando le strade vuote di San Siro.
In quartiere l'aria è tetra, mentre non c'è un'anima in piazza, cosa mai vista.

Sentii le mani di Aziz posarsi sui miei fianchi, mentre posò il suo mento sulla mia spalla.

«Ti giuro che usciremo da tutta questa merda insieme.» mi sussurrò, posandomi un bacio sul collo, per poi riposare la testa sulla mia spalla.

Sorrisi solamente, sentendo di nuovo i miei occhi inumidirsi, pensando a mio fratello Anas, chiuso dentro quattro mura.

𝗖𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮𝘁𝗶 ; 𝗞𝗲𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora