18. «Dio ha ascoltato le nostre preghiere.»

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*Capitolo scritto dal punto di vista di Aziz
Spensi l'ennesima sigaretta, appoggiandomi con la schiena al muro, mentre gli altri parlavano animatamente fra di loro. Questa sera non riuscivo a seguire per più di 2 minuti un loro discorso, avevo la testa completamente da un'altra parte.

Il discorso con Marika, fatto questo pomeriggio, continuava a stare fisso nella mia mente, non lasciandomi pace.

Non volevo crederci, non potevo crederci.
Vorrei poter assorbire il dolore che ha provato quella notte e prendermelo io, solamente per farla stare bene, perché è tutto ciò che conta per me.
Il desiderio di veder morto quella guardia si era impossessato di me, ma sapevo bene che non sarei mai riuscito a risalire alla sua identità.
E poi, sinceramente, penso che è molto meglio sapere che vivrà con l'orribile peccato di aver abusato di una ragazza, Dio provvederà.

«Fra' , sei assente stasera.» disse Amine, posandomi una pacca sulla spalla, risvegliandomi dai miei pensieri. «Che succede?.»

«Stanchezza, nulla di che.» mentii, sorridendogli.

Non volevo assolutamente dire agli altri ciò che mi aveva rivelato la mia donna, visto che sapevo che ero l'unico a saperlo. Quando vorrà, ma soprattutto, se vorrà dirlo agli altri le starò accanto, come sempre.

«Mh, hai ascoltato quello che ti ho detto?.» chiese, mentre io scossi la testa, in segno di negazione.
«Io e Vale facciamo uscire una collaborazione, per Anas, vogliamo far sapere a tutti che lui è in carcere ingiustamente.»

«Anas sarà fiero di voi.» dissi, pensando al mio amico in carcere, provando un senso di rabbia e amarezza.

«Domani registriamo il video, sei dei nostri?.» disse, puntandomi il dito contro, ridendo leggermente.

«Come sempre, frère.» dissi, dandogli una pacca sulla spalla, per poi ridere insieme a lui.

«Come sta Marika? La vedo un po' giù ultimamente.» chiese, mettendosi al mio fianco.

«Tutto apposto.» dissi, prendendo una sigaretta dal mio pacchetto, vedendo con la coda dell'occhio il mio amico fare una faccia schifata.

«Figlio del peccato.» disse, facendo scoppiare entrambi in una risata. «Già sei un nano, te l'hanno mai detto che il fumo blocca la crescita?.»

«A te l'hanno mai detto che chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni?.» dissi, vedendolo roteare gli occhi, per poi accendermi la sigaretta.

Sbuffai fuori il fumo dalla bocca, per poi vedere delle luci blu e rosse entrare nella piazza.
Tutti quanti ci scambiammo un rapido sguardo, ma a giudicare dagli sguardi dei miei amici nessuno aveva roba con sé, quindi potevamo stare tranquilli.

La volante della polizia si fermò davanti a noi, da dove scesero due poliziotti.

«Ragazzi, faccia al muro.» disse uno.

Ci perquisì uno ad uno, ma per sua sfortuna non trovarono nulla, quindi se ne andarono via, non portando nessuno via, fortunatamente.

«Io salgo, sono le 21.» dissi a tutti, salutandoli uno ad uno, per poi dirigermi verso il mio palazzo.

Salutai alcuni ragazzi che si trovavano sul pianerottolo, per poi salire la rampa di scale, arrivando al terzo piano, per poi suonare al campanello.
Dopo qualche minuto vidi Marika aprirmi, che appena mi vide sul suo volto comparse un sorriso.

«Amore, non credevo arrivassi così presto.» disse, chiudendo la porta, una volta che entrai.

Le posai un bacio a stampo, posando il mio giubbotto verde sull'attaccapanni.

«La polizia ha fatto l'ennesimo blitz, non mi andava più di restare in piazza.» dissi, avvicinandomi a lei, togliendogli qualche ciocca di capelli che le era finita sul volto.

«Devo dirti una cosa.» disse, sorridendomi a trentadue denti, mentre io annuii.

«Non tenermi sulle spine però.» dissi, ridendo.

«Settimana prossima rilasciano Anas, non possono più tenerlo dentro se non hanno prove.» disse, mentre io sgranai gli occhi.

La attirai a me in un abbraccio, sollevandola da terra, facendoci fare un giro su noi stessi, ridendo insieme.

Dio ha ascoltato le nostre preghiere, finalmente.

𝗖𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮𝘁𝗶 ; 𝗞𝗲𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora