22. «Incinta.»

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Guardai la lapide dinnanzi a me, sentendo una lacrima solitaria solcarmi il volto.
Più che altro, stavo osservando la foto di mia madre, messa sulla lapide: i capelli lunghi e mori le incorniciavano il volto, privo di trucco e gli occhi color marrone erano splendenti.

«Scusa, scusa per averti portato giù nel baratro con me, facendoti affogare nella mia merda, non mi perdonerò mai la tua morte mamma.» dissi, posando una rosa rossa accanto alla lastra di pietra, visto che era il suo fiore preferito.

Diedi un ultimo sguardo e andai via, uscendo dal cimitero, sentendo l'aria iniziare a mancarmi.

«Stai bene?.» mi chiese Aziz, correndomi incontro, non appena si accorse che stavo uscendo.

«Va tutto bene.» dissi soltanto, non guardandolo, dirigendomi verso la macchina.

«Oh, guardami in faccia.» disse, prendendomi per il polso, costringendomi a guardarlo. «Stai bene?.»

«Dei bastardi hanno ucciso mia madre, come cazzo dovrei stare Aziz?.» dissi, leggermente infastidita dal suo comportamento, alzando di poco la voce.

«Non devi fingere con me, lo sai.» disse, mollando il mio polso, posando le mani nelle tasche della tuta.
«Che ne dici se per una settimana c'è ne andiamo solo noi due da qualche parte? Così per staccare la spina da tutto.»

«Dove vorresti andare?.» chiesi, incrociando le braccia sotto al seno.

«Non lo so, basta che sono lontano, insieme alla mia donna.» disse, prendendo la mia mano e baciarne il dorso, facendomi scoppiare in una leggera risata.

«Si potrebbe fare.» dissi, per poi fargli cenno di salire in macchina.

«Promettimi che non farai nulla, non sporcarti le mani di sangue inutilmente.» disse, mettendo in moto l'auto, posando una mano sulla mia gamba.

«No, non farò nulla.» dissi soltanto, sentendo all'improvviso una strana sensazione di nausea, mai avuta prima.
Mi portai una mano alla bocca, sentendo l'esigenza di vomitare. «Aziz, accosta.»

Il mio ragazzo fermò l'auto immediatamente, un po' confuso, mentre io scesi di corsa dall'auto, vomitando anche probabilmente l'anima.
Portai le mani sulle ginocchia, cercando di regolarizzare il mio respiro, per poi sputare per terra, cercando di levarmi quell'orrendo sapore di vomito dal palato.

«Oh, ma vie, che è successo?.» disse Aziz, correndomi incontro, posandomi una mano sulla schiena.

«Non preoccuparti, sarà lo stress di questi giorni.» dissi soltanto, sforzando un sorriso.

«Sei sicura?.» mi chiese, guardandomi attentamente.

Annuì solamente, per poi dirigermi in macchina insieme a lui, dove calò un silenzio assordante.

In realtà non ero sicura, per nulla. Il mio ciclo stava tardando di 2 settimane, cosa che mai mi era accaduta prima, ma avevo deciso di non darci troppo peso.
E se fossi incinta?.

• • •

«Finalmente Anas, pensavo ti fossi perso.» dissi, vedendo il mio migliore amico sul ciglio della porta, sfilandosi da sotto il giubbotto un test di gravidanza.

«Mi devi un favore, è stato imbarazzante.» disse, porgendomi il test, entrando in casa. «Vai a fare questo cazzo di test, sono curioso.»

Lo guardai male, per poi chiudermi in bagno.
Presi un grosso sospiro, per poi leggere le istruzioni e farlo, cercando di non sbagliare nulla.
Dovevo aspettare 5 minuti, prima che il test desse la sua risposta.

Mi sedetti sul gabinetto, portandomi le mani fra i capelli, pensando a cosa fosse successo se fossi realmente incinta.
Ma più che altro, come la prenderà Aziz?.
Abbiamo entrambi a malapena 20 anni, magari non vorrà questa grossa responsabilità sulle spalle?.
Ma soprattutto, io sarò in grado di essere una buona madre?.

Mi risvegliai dai miei pensieri, prendendo un altro grosso respiro, per poi prendere il test fra le mie mani e guardarlo.

Incinta, 2 settimane.

𝗖𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮𝘁𝗶 ; 𝗞𝗲𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora