Mi sveglio di soprassalto da un brutto sogno.
Mi aspetto di sentire il calore del corpo di Adam accanto al mio, le sue braccia che mi stringono a sé, ma non provo nulla di tutto questo.
Mi volto dall'altra parte, e Adam non c'è. La sua parte di letto è vuota.
Confusa, mi alzo avvolgendomi in una vestaglia.
"Adam"-lo chiamo piano.
Esco dalla stanza.
Mi dirigo verso la cucina, i piedi scalzi che calpestano il pavimento freddo.
"Adam?"-lo chiamo di nuovo, stavolta il tono della mia voce è incerto.
Non ricevo risposta.
Accendo le luci del corridoio.
"Adam!"
Vado in salone.
Non c'è.
Improvvisamente, mi viene in mente di scendere per andare a controllare nel garage.
Ho il cuore in gola quando scopro che la sua macchina non è al suo posto.
Dove sei, Adam?
Il mio respiro accelera, la testa prende a pulsarmi.
Mi appoggio alla parete più vicina, un senso di nausea mi pervade all'improvviso.
Proprio in questo momento, la porta del garage si apre, e due fari ne illuminano l'interno, accompagnando l'elegante scivolamento dell'Audi nera.
"Lenah!"-grida Adam sbattendo la portiera della macchina e correndo verso di me.
Sento le sue braccia cingermi la vita, ma non riesco ad essere stabile sulle mie gambe.
"Adam..."-mormoro frastornata.
"Ti porto sopra."
Mi prende tre le braccia e mi conduce in camera, adagiandomi sul letto.
Dopodiché sparisce dalla mia visuale, ma io sono già scivolata nel sonno."Come stai?"
Adam è in cucina, intento a preparare qualcosa.
Mi rivolge un sorriso che gli fa spuntare la sua adorata fossetta al lato della bocca.
"Meglio, credo"-annuisco.
"Ti sto preparando qualcosa che sicuramente ti rimetterà in sesto."
Non riesco a ricambiare il sorriso.
"Tutto bene?"-domanda accigliato e smettendo di fare ciò che stava facendo.
Fa un passo verso di me.
"Dove sei stato ieri notte?"-gli chiedo senza giri di parole.
Notando la sua espressione, aggiungo:
"Non avevi detto che saresti stato sincero con me, d'ora in avanti?"
"E lo sarò"-conferma serio.
"Bene"-dico "allora non ti dispiacerà rispondere alla mia domanda."
Alzo un sopracciglio.
Lui sorride lievemente.
"Adoro quando lo fai"-accenna al mio movimento.
"Non hai ancora risposto"-insisto tentando di non arrossire.
"Sono stato in un locale dove era in corso un incontro clandestino di boxe."
"Perché, Adam? Perché?"
"So che non è il massimo della vita, che non sono posti proprio da consigliare, ma ho bisogno di soldi. Per ritrovarmi meglio con le spese."
Sospiro, mi avvicino a lui e gli passo una mano sulle spalle.
"Adam..."-dico piano "ci sono altri modi. Modi meno rischiosi."
"Hai paura?"-si volta a guardarmi negli occhi.
"Sì."
"Di cosa?"
"Ho paura che ti metta in pericolo, che ti ferisca, ti faccia male sul serio. Ho paura di perderti."
Lui mi rivolge un sorriso dolce.
"Non devi preoccuparti per me"-mi sfiora il naso con il suo "so cavarmela."
Increspa le labbra in un sorriso sghembo.
"Prometti che quando dovrai andare, me lo dirai. Stanotte mi sono spaventata a morte."
Mi avvolge in un abbraccio.
"D'accordo. Te lo prometto"-sospira "scusami per stanotte."
"Scuse accettate"-mi sollevo sulle punte per scoccargli un lieve bacio sulle labbra, ma lui mi attira a sé con veemenza, afferrandomi per i fianchi e approfondendo il bacio.
"Ho intenzione di portarti a cena fuori, stasera"-mormora sulle mie labbra "che ne pensi?"
Sorrido.
"E dove mi porteresti, sentiamo?"-lo stuzzico.
"In un ristorantino niente male, degno di te"-arriccia le labbra in un caldo sorriso.
"Devo vestirmi bene?"
Lui ride sommessamente.
"Non per forza. Sarai comunque bellissima."È arrivata l'ora di cena, ed io sono nel salone, in piedi al centro della stanza, mentre mi continuo a tormentare il labbro inferiore.
Adam arriva dal garage, mi scruta a lungo, il pomo d'Adamo che gli fa su e giù.
"Sei splendida."
Abbasso lo sguardo ed arrossisco, mentre per tenere ferme le mani, inizio a lasciarmi il vestito nero che indosso.
"Vuoi la mia giacca?"
Adam entra in macchina.
"No, grazie. Sto bene così."
Stringo le dita attorno alle maniche del leggero coprispalle nero, le tiro più giù in modo da essere sicura di aver coperto ogni singolo centimetro di pelle coperto di tagli.
Poco dopo, arriviamo in un parcheggio già gremito di macchine, ma riusciamo ugualmente a trovare un posto libero.
Il locale, molto grazioso, è pieno di coppie felici, ma non mancano di certo gruppi di amici e famiglie con bambini piccoli.
La cameriera ci conduce con un sorriso formale al nostro tavolo, in un angolo appartato.
"È molto bello, qui"-esordisco dopo un po', una volta essermi sistemata sulla sedia.
"Dicono che il cuoco sia molto bravo"-Adam mi strizza l'occhio.
Un mezzo sorriso mi solleva un angolo della bocca.
Improvvisamente, mi colpisce un giramento di testa.
"Ti senti bene?"-mi chiede subito Adam con aria preoccupata.
"Sì..."-mormoro "vado...vado un attimo al bagno."
Mi alzo dal tavolo per andare alla toilette.
"Lenah?"-una voce familiare mi chiama.
Alzo lo sguardo sullo specchio posto davanti a me e vedo il riflesso di Ashley.
"Ash!"-esclamo buttandole le braccia al collo.
"Sei qui con Brendan?"-le chiedo.
Lei sorride lievemente, adesso.
"Sì. Tu con Adam?"
Annuisco. "Va tutto bene con Brendan?"-mi acciglio.
"Sì!"-si affretta a dire "cioè, sì"-abbassa il tono della voce "ci sono state delle piccole liti in precedenza, ma ora è tutto chiarito."
"Beh, sono contenta"-le sorrido.
"Ora devo lasciarti, ci sentiamo"-mi schiocca un rapido bacio sulla guancia, poi se ne va.
Dopo essermi sciacquata il viso ripetutamente, decido di tornare al tavolo.
Adam ha gli occhi bassi sul suo menù, pare fremere di rabbia.
"Adam, tutto okay?"-gli poggio una mano sulla spalla.
"Lenah"-dice, come se lo avessi riscosso da un suo pensiero "tu, piuttosto, stai bene?"
Annuisco. "Sì. È stato solo un lieve mancamento."
"Qualcosa non va?"
Adam serra le labbra.
Guarda un punto fisso alle mie spalle.
Mi volto di scatto, trattengo il respiro.
Ad un tavolo non molto distante dal nostro, ci sono Andrew e Melody, il cui corpo snello è fasciato da un corto abito verde foglia alla perfezione.
Andrew ci sta guardando, lo sguardo duro ed indecifrabile.
"Vuoi andare via?"-sento il sussurro di Adam a malapena.
Scuoto piano la testa.
"No. Altrimenti dimostreremmo qualcosa che in realtà non è reale. Possiamo benissimo ignorare la loro presenza"-mi volto verso di lui, tentando di nascondere il fastidio di avere sia Melody che Andrew a pochi metri da noi.
"Addie."
Chiudo gli occhi per un momento, e quando li riapro, vedo Melody vicina al nostro tavolo.
Adam si è irrigidito completamente.
"Melody"-dice secco "non hai già un accompagnatore?"
Lei sbuffa.
"Sì, beh, ma lo sai che io non mi accontento mai."
Serro le labbra, profondamente irritata da questo comportamento.
"Melody"-sbuffa lui seccato "sai benissimo che io non ho niente a che spartire con te. E sai che amo la ragazza che adesso è seduta di fronte a me, perciò, te lo dico gentilmente: torna al tuo tavolo."
"Che succede qui?"-nel frattempo ci ha raggiunti anche Andrew.
Mi lancia una lunga, indecifrabile occhiata, ed io lo fulmino con lo sguardo.
Adam pare sul punto di perdere la pazienza.
"Stavo giusto dicendo alla tua...ragazza? Amica? Comunque sia, le stavo dicendo di tornarsene al vostro tavolo poiché non è la benvenuta qui. Non lo siete entrambi."
Andrew ha un fremito delle spalle, ma si ricompone subito.
"Bene. Melody, andiamo"-si rivolge a lei con fare autoritario, poi si volta verso di noi "è stato un piacere, come sempre."
Gira i tacchi ed esce dal locale a passo svelto, mentre le sue parole traboccanti di acidità mi rimbombano in testa.
Ma sopratutto, una domanda si insinua in me: perché Andrew era con Melody?
STAI LEGGENDO
Pain is human
RomanceLenah Ariston si sta riprendendo dalla sua esperienza in manicomio; sta cercando di rifarsi una vita, ha conosciuto nuove persone. Una di queste è un ragazzo, Andrew Sheen, conosciuto in manicomio e che poi la ospita in casa sua, una volta usciti e...