Sono in cucina quando sento il rombo di una macchina in strada. Adam aveva il turno di mattina oggi, perciò dovrebbe essere lui, dato che è l'ora di pranzo.
Vado verso la porta, sentendo la chiave girare nella serratura.
"Lenah"-Adam mi sorride, entrando.
Lo guardo di sottecchi, non capisco il suo imbarazzo. Poi, guardando oltre le sue spalle, scopro che c'è una ragazza con lui.
"Adam?"-faccio, come ad aspettarmi una spiegazione, mentre la osservo. Il suo viso sottile è valorizzato dal taglio corto dei capelli neri.
Lei accenna un sorriso.
"Lenah, lei è Megan"-dice Adam.
"Megan, Lenah, la mia ragazza."
Il suo sorriso si allarga impercettibilmente, mentre mi tende la mano. "Piacere di conoscerti, Lenah. Sono una collega di Adam, lavoro anch'io come cameriera. Adam mi ha invitata a pranzo qui, se non c'è nessun problema, ovviamente."
Alzo un sopracciglio, indirizzando il mio sguardo verso Adam.
"Ma no, nessun problema"-ribatto, non staccandogli gli occhi di dosso.
"Vado ad apparecchiare per tre, allora"-dico con un sorriso non proprio genuino "Megan, se vuoi puoi sederti in salone."
Megan fa come dice e si avvia verso la stanza indicata, poi, proprio nel momento in cui Adam fa per seguirla, lo blocco.
"Ah, Adam?"-mi affaccio dalla cucina "Adam, amore, puoi aiutarmi per favore?"
Il mio sorriso è talmente falso che temo mi si possa staccare come una maschera.
Adam si ferma, capisce subito che ho qualcosa che non va. Viene senza dire nulla.
Rimango in silenzio, aspettando che lui dica qualcosa. Non voglio farmi prendere dalle gelosie e passare per la ragazza possessiva, ma c'è qualcosa che non mi convince in Megan. È una bella ragazza e questo non si può negare, inoltre, ho provato una sorta di antipatia non appena l'ho vista.
"La prossima volta invita altre tue colleghe, Adam, questo ristorante è sempre aperto"-dico, risultando acida.
Prendo un piatto dalla credenza e lo poso sul tavolo con un po' troppa foga.
"Se continui così finirai per rompere tutto il servizio"-dice tranquillamente, prendendo anche lui un piatto e portandolo al tavolo.
"Bisognerebbe andare a farle compagnia, sai, per educazione"-Adam si avvicina alla porta della cucina.
"Bene"-replico "allora vado io a 'farle compagnia', tu preoccupati del servizio e del pranzo."
Raggiungo Megan in salone, che nel frattempo si è seduta sul divano e sta sfogliando alcune riviste.
Ma certo. Fa come se fossi a casa tua.
Sorrido, avvicinandomi.
"Il pranzo sarà pronto a momenti."
"Lo sta cucinando Adam?"-sorride.
"Sì"-dico, mantenendo un sorriso di facciata. "Allora sarà squisito. È davvero bravo, in cucina."
"Ah, davvero? Beh, sì, se la cava"-ribatto. "Dire che se la cava è un eufemismo, Lenah..."-lascia cadere la frase e mi sembra che ci sia dell'altro sotto, ma non voglio essere troppo paranoica.
"Se volete accomodarvi, signore, il pranzo è in tavola"-annuncia Adam in modo plateale, comparendo sulla soglia della porta del salotto.
Questo suo atteggiamento permette a Megan di lasciarsi andare in una risatina e non fa altro che alimentare in me il nervosismo.
Megan è semplice, bella e naturale, non ha nulla a che vedere con Melody, ma nonostante questo, il ricordo di lei mi tormenta, e la paura mi stringe le viscere nella sua morsa.
Mi siedo a capotavola, così da poter controllare sia Adam che Megan, seduti uno di fronte l'altra.
Decido di approfittare della situazione per porre delle domande a Megan, sperando che mi possa dare qualche informazione sul lavoro di Adam, dato che da lui non riesco a sapere nulla.
"Allora, Megan..."-inizio, rimanendo sul vago "Adam ha accennato una sola volta ai suoi colleghi, ma non me ne ha mai parlato approfonditamente, nemmeno del lavoro in generale..."-la invito silenziosamente a continuare, lasciando cadere la frase.
"Siamo ragazzi e ragazze, abbiamo vari turni, e ci dividiamo fra la cucina e la sala. Lavoriamo in un pub, nel centro città, il 'Black and red ', ma Adam, non le hai mai detto nulla?"
Adam arriccia le labbra, si porta il tovagliolo alla bocca.
"Non ne abbiamo mai avuto il tempo."
Megan alza un sopracciglio nero, sottile e ben curato.
"Sì, beh, con tutti i turni improbabili che ha..."-dico.
"Lenah..."-Adam mi lancia un'occhiata di ammonimento. "Ne abbiamo già parlato."
Alzo le spalle, mi infilo in bocca un pezzo di pane.
"Tu lavori, Lenah?"-chiede Megan, pare sinceramente interessata.
Scuoto la testa. "Non ancora. Non ho trovato un..."
"Ha sedici anni"-dice Adam "è ancora una bambina."
Alzo un sopracciglio, puntando il mio sguardo infuocato nel suo.
"Cosa?"-scatto, e la temperatura della stanza sembra essere diminuita notevolmente.
"In senso buono"-mormora lui, guardandomi negli occhi.
Serro le labbra. "Ho finito"-dico, poi mi alzo e porto il mio piatto nel lavabo."Si può sapere che diavolo ti è preso?"-Adam mi raggiunge davanti al bagno, nel piccolo disimpegno.
Megan è andata via da dieci minuti, hanno riso e scherzato a lungo, da quando è finito il pranzo. Fortunatamente aveva il turno fra un'ora e mezza, e aveva bisogno di una doccia, altrimenti credo che non se ne sarebbe più andata.
"Nulla"-alzo le spalle, poi faccio una pausa. "È questo quello che credi realmente di me? Che sono ancora una ragazzina?"
"Di certo sei più giovane di me. E poi, non era di certo per offenderti."
"No, ma è sembrato che tu volessi farmi sentire in imbarazzo, e ci sei riuscito alla grande."
"Ti ho imbarazzata di fronte a Megan?"
"Sì!"-esclamo "chissà cosa avrà pensato!"
"Che lavoro per mantenerci, dato che tu ancora sei giovane."
"Ma ti senti quando parli, Adam? Sentiamo, quanti anni avrebbe lei, invece?"
Sospira. "Venti."
"Oh, allora è una donna vissuta!"
Adam si passa una mano sul viso.
"Credi che ti abbia messo in competizione con lei? Credi che ti abbia messo in una sorta di confronto in base all'età?"-sbuffa sonoramente "lo vedi? Sei una bambina."
"Stai dicendo che non sono abbastanza matura per te?"-sbotto.
"Ti comporti da immatura."
"Anche tu non sei da meno! Tu ricordo che sei tornato a casa di notte e ubriaco fino al midollo!"
"Sì, e ti ho già chiesto scusa. Comunque, qui sono io quello che lavora per portare a casa i soldi"-dice con calma.
"Se credi che non sia abbastanza matura per te, allora vai da Megan!"-esplodo, odiandomi immediatamente.
Non avevo intenzione di farlo. Non volevo farmi passare per la fidanzata gelosa, ma mi è sfuggito. È stato più forte di me.
"Ma che stai dicendo?"-socchiude gli occhi "Megan è solo una collega. Allora, secondo i tuoi ragionamenti, non dovrei lavorare con nessuna ragazza? Non dovrei avere a che fare con nessun altro individuo dell'altro sesso?"
Scuoto la testa. "No! Certo che no..."
Sospira pesantemente. "Lenah"-dice, più gentilmente "io ti amo. Se non ti amassi, non farei tutto quello che sto facendo per noi. Il lavoro, i sacrifici, tutto."
Abbasso lo sguardo. Ha ragione, ed io mi sento un'idiota in questo momento.
"Sai una cosa?"-fa lui, inducendomi ad alzare gli occhi sul suo viso.
"Mi prendo una pausa. Non vado a lavorare, così la giornata di domani sarà a nostra completa disposizione. Potremo fare tutto quello che vuoi. Passeremo una giornata insieme. Noi due, da soli."
Un timido sorriso mi affiora sulle labbra. Mi sembra la più bella delle idee.
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Pain is human
RomanceLenah Ariston si sta riprendendo dalla sua esperienza in manicomio; sta cercando di rifarsi una vita, ha conosciuto nuove persone. Una di queste è un ragazzo, Andrew Sheen, conosciuto in manicomio e che poi la ospita in casa sua, una volta usciti e...