Dopo aver preso l'ennesimo respiro profondo, alzo il braccio destro e busso alla porta di casa Sheen.
Andrew mi stava aspettando, ecco perché la porta si apre entro pochi minuti.
"Ciao"-mi saluta, chinandosi verso di me per sfiorarmi entrambe le guance con le sue, in un saluto amichevole.
Si ritira immediatamente, passandosi una mano dietro la nuca, lo sguardo basso ed un lieve rossore sulle gote.
Distolgo subito la mia attenzione su di lui, per poi portarla su Adam, che si trova alle mie spalle, e che ha appena emesso un lieve sbuffo, giusto per ricordare ad Andrew la sua presenza.
Quest'ultimo lo guarda infastidito, poi scrolla le spalle e si rivolge a me: "Sicura che sia una buona idea? Insomma, con tutto il rispetto...non credo serva a qualcosa."
Annuisco. "Sicura"-dico risoluta "voglio provare."
"Va bene"-fa un cenno del capo "tuo padre è in palestra, con il mio."
Deglutisce, ed allo stesso tempo ho un brivido.
"D'accordo. Vado."
Adam mi ferma per un braccio, facendomi voltare verso di lui.
"Vuoi che venga anche io?"
"Potrei accompagnarla benissimo io, non credi?"-si intromette Andrew.
"No, tranquilli. Vado da sola. Adam, puoi aspettare in macchina"-dico, allargando le mani per separare i due ragazzi, che si sono avvicinati pericolosamente, guardandosi in cagnesco.
Detto questo, mi incammino verso la palestra, nel corridoio alla mia sinistra, mentre il mio cuore aumenta e perde battiti allo stesso tempo.
Apro la porta senza bussare, attirando una gelida occhiata da parte di Damien.
"Lenah, tuo padre non ti ha insegnato a bussare di fronte una porta chiusa?"-sbuffa irritato.
Tom sorride ridacchiando, poi scende dal tapis roulant.
"Che stai facendo?"-sibilo.
Alza un sopracciglio, il destro, lo stesso che alzo anch'io, dato che ormai è diventata un'abitudine.
Sono infastidita per questo, ma cerco di non pensare a tutte le cose che abbiamo in comune, che possano legarci, in qualche modo.
"Mi sto solo sgranchendo le gambe. Ogni tanto fa bene un po' di movimento."
"Tu, invece? Sei venuta a trovare il tuo adorato papà?"-allarga le braccia, aprendosi in un gran sorriso.
"Smettila di fare sempre il cretino"-mi esce di getto.
"Non mancarmi di rispetto"-dice, facendosi serio.
"Sono venuta per dirti che so tutto. So che sei fuggito dalla prigione, e non puoi continuare a nasconderti, sotto la protezione di Damien"-sputo, indicando il padre di Andrew.
Tom rimane in silenzio, si preme il pugno chiuso sulla bocca.
"Chi ti ha detto questo?"-chiede infine.
"Non sono tenuta a dirtelo. Sono qui solo per farti sapere che non la passerai liscia. Ti farò sbattere in galera personalmente, se necessario, perché voglio che tu finisca di scontare la tua pena per aver ucciso mia madre e per aver tentato di uccidere anche me."
Damien scoppia a ridere, seguito dal ridacchiare di Tom.
"Sono contenta che questo per te sia esilarante. Meglio così, no?"-lo fulmino con un'occhiata.
"No, no...nulla di esilarante,"-interviene Damien "ma, senza offesa, non vedo come tu possa fare una cosa del genere. Hai soli sedici anni, sei minorenne. Sarà la tua parola contro la mia, un uomo adulto, uno Sheen, d'altronde."
Serro le labbra, detestandolo dal profondo del cuore. Anche se non voglio e non riesco ad ammetterlo, purtroppo ha ragione.
"Voi due siete così...così..."-inizio, non sapendo cosa dire.
"Sì, cara?"-mormora Damien.
"Così stronzi!"-urlo, spuntando il primo insulto che mi è passato per la testa.
Tom scuote la testa divertito, mentre torna ad allenarsi.
Sbuffo irritata, voltando loro le spalle ed uscendo a grandi passi dalla palestra, per poi sbattere la porta.
Adam ed Andrew sono fermi all'entrata, uno da un lato della porta ed uno dall'altro, ed entrambi hanno le braccia incrociate sul petto.
Di tanto in tanto, si lanciano occhiate piene di odio reciproco.
Non so se riuscirò mai a fare qualcosa per farli andare d'accordo.
Credo di no, a giudicare dall'espressione di Adam in questo momento.
"Che è successo?"-domanda Andrew raggiungendomi, non appena mi vede arrivare.
Scuoto la testa.
"Non si preoccupano di niente. Non gliene frega nulla se andiamo o meno dalla polizia. Mi stanno sottovalutando, credono che sia solo una stupida ragazzina di sedici anni"-dico.
"Voglio proprio vedere quando saranno entrambi dietro le sbarre"-commenta Adam.
"Entrambi?"-chiede Andrew.
"Non mi pare che tuo padre sia un santo"-ribatte Adam guardandolo solo per un istante, per poi scrollare le spalle.
"Ha ragione, Andrew. Tuo padre ha fatto delle cose per cui merita di andare in galera"-dico, osservandolo.
Penso alla scritta fatta di cicatrici sulla sua schiena e rabbrividisco d'istinto; provo solo un grande ribrezzo misto ad odio verso Damien, che si è divertito a picchiare e sfregiare il proprio figlio, senza provare alcun rimorso. È così dannatamente freddo e distaccato in ogni situazione, non osa mai scomporsi.
"Ti ha fatto del male, senza alcun motivo. È un sadico e..."
"Lenah"-il suo tono improvvisamente duro mi fa bloccare.
Sobbalzo, guardandolo sorpresa.
"Non preoccuparti per me. Sto bene."
"Ma, Andrew..."
"Lascia perdere"-ordina secco, terminando la conversazione ed allontanandosi verso le scale.
"Sheen!"-urla Adam.
Andrew si volta, lo fissa con un sopracciglio alzato.
"Non trattarla così. Sta cercando di aiutarti, mi pare"-Adam è serio.
Andrew solleva un angolo della bocca.
"Tu di certo non sei la persona adatta a dirmi come trattare una donna, non credi?"
Si volta e sale le scale, senza aggiungere più una sola parola.
Guardo la sua schiena, confusa dal suo atteggiamento così scontroso.
Guardo Adam, che ha le braccia tese lungo i fianchi ed i pugni serrati.
Le labbra sono ridotte ad una linea sottile, lo sguardo infuocato è fisso sulle scale.
"Adam"-gli poso una mano sulla spalla, ma non si volta.
"Adam?"-provo di nuovo, e stavolta ottengo la sua attenzione. "Andiamo in macchina."
Annuisce dopo un po', poi entrambi usciamo dalla porta, e ci allontaniamo da casa Sheen."Che ti prende?"-chiedo, una volta a casa. Adam è stato in silenzio tutto il tempo trascorso in macchina, ha tenuto le mani strette intorno al volante fino a sbiancarsi le nocche.
Mi osserva per un momento, poi abbassa lo sguardo.
"Sei strano."
"Sono incazzato"-la sua voce è rauca, quasi graffiante.
"È per quello che ha detto Andrew?"
"Sheen non deve permettersi di dire una cosa simile. Non si deve permettere di fare ancora insinuazioni di questo tipo, o gli spacco la testa."
Rimango in silenzio. L'ha presa male, è scuro in volto e ha la mascella serrata.
Chissà cosa starà pensando, adesso.
"Adam"-dico piano, guardandolo.
"Non sto dando peso a ciò che ha detto Andrew, ma se la tua reazione è questa, devo pensare che ha una certa importanza."
Scuote la testa. "No, nessuna importanza. Nessuna..."-mormora.
Si infila la giacca che ha posato sul divano entrando in casa.
"Dove vai?"-gli chiedo, vedendolo avviarsi verso la porta e posare una mano sulla maniglia.
"Al cimitero. Vado a trovare mio padre."
"Vengo anch'io"-mi offro, ma lui alza una mano.
"No. Perdonami, ma ho bisogno di stare un po' da solo."
Detto questo, esce fuori, chiudendosi la porta alle spalle, che ora fisso allibita e piuttosto stordita.
Sono ancor più confusa di prima.
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Pain is human
RomanceLenah Ariston si sta riprendendo dalla sua esperienza in manicomio; sta cercando di rifarsi una vita, ha conosciuto nuove persone. Una di queste è un ragazzo, Andrew Sheen, conosciuto in manicomio e che poi la ospita in casa sua, una volta usciti e...